Un fantasma che aleggia sui cieli di Cagliari, a volte lo si può scorgere tra le nuvole sopra l’Unipol Domus, altre tra quelle che passano rapide dalle parti di Assemini. Il suo nome torna a sentirsi tra le voci dei tifosi, la classica speranza che è l’ultima a morire e soprattutto il rimpianto di ciò che era atteso e alla fine ha preso le sembianze del classico Godot.
Valori e mentalità
Una squadra che vale più di quanto dica la classifica. I valori sulla carta sono migliori dei punti raccolti. Lo dicono in tanti, non solo tra chi vive giornalmente i colori rossoblù. Anche gli avversari, nelle conferenze stampa di ogni vigilia, non perdono occasione per rimarcare la forza del Cagliari che non corrisponde ai risultati sul campo. E allora cosa manca agli uomini di Mazzarri per tramutare in fatti le parole dette davanti ai microfoni? Tante analisi sono state fatte in questi mesi, fin dalla passata stagione prima dell’incredibile rimonta salvezza. Tecniche, tattiche, mentali. Un gruppo che porta con sé un mistero quasi inestricabile, anche se tra il periodo d’oro con Maran in panchina e le successive delusioni esiste un filo rosso. La presenza e l’assenza di leader carismatici, quelli che nei momenti di magra tengono la barra dritta, non lasciano che la negatività travolga i compagni, fanno da filtro con l’ambiente, indicano la via. Nella costruzione della rosa del Cagliari si è provato a unire esperienza e gioventù, ma sembra mancare un vero leader. Godín esautorato prima che la stagione prendesse inizio, Strootman con una carriera che parla da sola, ma senza quell’aura da trascinatore, Keita i cui valori non si discutono, ma che non sembra avere le stimmate del capopopolo. Joao Pedro in testa, sempre più maturo, Ceppitelli a seguire, per certi versi Pavoletti, tutte figure importanti dalla parti di Assemini, ma senza quell’ascendente – tranne il brasiliano – che può tirare fuori dalle secche la nave in difficoltà.
Il fantasma del Ninja
E si arriva così al peccato originale della stagione del Cagliari, quello che di nome fa Radja e di cognome Nainggolan. Inutile tornare sulle dichiarazioni contrapposte, sulla definizione di priorità, su un mercato per la seconda estate consecutiva che vedeva nel Ninja l’oggetto del desiderio principale poi non arrivato. Il 3-4-2-1 citato da Mazzarri – e pensato anche per Semplici – sarebbe stato l’abito perfetto da cucire addosso al centrocampista belga. Non più incursore come all’apice della propria carriera, ma slegato da compiti di filtro e copertura e utilizzato come raccordo tra mediana e attacco. Sfruttando anche quel tiro da fuori che al Cagliari di oggi fa completamente difetto. Ecco che così, a distanza di pochi mesi, il saluto in direzione Anversa dell’uomo spogliatoio per eccellenza ha il sapore dell’errore da matita rossa. La storia racconta di una differenza di poche centinaia di migliaia di euro tra domanda e offerta, con invece una sostanziale differenza nella durata contrattuale e soprattutto un voltafaccia che non è piaciuto al giocatore. Ora che Godín sembra sempre più vicino all’addio, quel muro metaforico dell’ingaggio del Faraone potrebbe presto sparire e far tornare il rimorso per quanto non investito in estate per il Ninja. Forse troppo tardi, perché Nainggolan gioca e trascina un Royal Antwerpen che mai come quest’anno sente il profumo della vetta, distante solo 4 punti dalla capolista Union SG. E i belgi si tengono stretto il figliol prodigo della città fiamminga, nonostante alcuni problemi extra campo abbiano dato più di un grattacapo.
Utopia
Le parole al vetriolo di Nainggolan e le risposte senza mezzi termini di Capozucca e Giulini non lasciano spazio a un ritorno che avrebbe del clamoroso. Le voci in città, il belga nuovamente pronto a commentare ogni post social degli ex compagni rossoblù, le questioni extra-campo che ad Anversa pesano diversamente che a Cagliari, il bisogno di una guida in campo per Mazzarri e per lo spogliatoio. Tutti elementi che inducono in tentazione, ma non si può non considerare il recente passato e soprattutto un Royal Antwerpen che difficilmente rinuncerà all’acquisto di grido dello scorso mercato. Mai dire mai, soprattutto quando entrano in gioco cuore e trattative, ma oltre le voci e le suggestioni non sembrerebbe esserci spazio per lavare il peccato originale della stagione del Cagliari. Anche se, andando a riguardare le cifre che hanno portato il Ninja in Belgio, resta una piccola fessura aperta in una porta altrimenti serrata a doppia mandata. Perché Nainggolan si è sì garantito due milioni a stagione per due anni con il club fiammingo, bonus al di fuori dello stipendio altrimenti definito modesto dai media belgi, ma il 50% è ancora versato dall’Inter come parte dell’accordo nel momento della risoluzione contrattuale con i nerazzurri. Aspetto che aggiunge sale sulla ferita di un mancato ritorno sperato e previsto, forse più da Nainggolan che dalla società rossoblù.
Perché no?
Il Ninja non è sicuramente il giocatore di un tempo, ma non è un caso che il miglior Cagliari si sia visto nelle ultime stagioni con il numero 4 a pieno regime. Dopo l’exploit maraniano con Nainggolan a comandare, tra Covid e il problema al polpaccio la seconda parte di stagione non vide il belga protagonista. Anzi, la sua assenza dopo la vittoria contro il Torino con Zenga in panchina portò a una mini crisi risolta poi nel finale. E con l’arrivo di Di Francesco al timone l’assenza del Ninja nella casella acquisti fu uno degli elementi della discordia. Poi il ritorno a gennaio, il tempo per rimettersi in forma e la dimostrazione ancora una volta della propria importanza nel il miracolo salvezza. Che il Cagliari stia pensando a un passo indietro per provare a convincere Nainggolan al ritorno in Sardegna non è affatto lontano dalla realtà, che il tutto possa portare a qualcosa di concreto resta comunque difficile. Anche se la nostalgia di Cagliari e del Cagliari, chissà, potrebbe appianare le divergenze, cancellare il recente passato e ricomporre i cocci di un rapporto rotto ma ancora riparabile. D’altronde le promesse non sono mancate, come quando il Ninja passò alla Roma nel lontano 2015 e Giulini dichiarò al Corriere dello Sport: “Nainggolan chiuderà la carriera a Cagliari, è l’accordo verbale che abbiamo raggiunto“. Il tempo di mantenere le parole date non è ancora scaduto.
Matteo Zizola