Le dichiarazioni del patron rossoblù durante la conferenza di presentazione di Zenga hanno segnato l’ultimo capitolo del rapporto con l’ex tecnico, giubilato senza troppi complimenti.
C’eravamo tanto amati. Le parole usate nella conferenza stampa di presentazione di Walter Zenga da parte del presidente Tommaso Giulini nei confronti di Rolando Maran hanno sorpreso. Non tanto per la scelta di tornare sulla crisi nera, sulla necessità del cambio in panchina, e sulla voglia di dimenticare il recente passato, ma quanto per i toni utilizzati dal numero uno dei rossoblù. Lo stesso Giulini che fino a pochi giorni dalla sfida contro la Roma, che è costata la panchina al tecnico trentino, sulle pagine de La Nuova Sardegna aveva rassicurato sulla fiducia e il legame che ci fosse tra lui, Maran e il direttore sportivo Marcello Carli.
FIDUCIA, ERA TUTTO UN BLUFF?
Il destino di Maran, come si è appreso dalla conferenza di mercoledì, era già stato deciso. “Abbiamo dato al tecnico un’ultima possibilità contro la Roma – ha detto Giulini – ma già dopo le sconfitte contro Genoa e Napoli insieme a Carli avevamo deciso che fosse necessario intervenire. E l’unico nome sulla nostra lista era Zenga”. E dire che prima della sfida alla Roma lo stesso Maran aveva ringraziato il presidente per le parole spese: “Non sono parole scontate, mi riempiono di orgoglio e voglio spezzare l’andamento negativo per dare una soddisfazione alla città e a lui”. Pare evidente a questo punto almeno uno dei due, o entrambi, bluffassero. Quello che è sicuro è che a fine partita solo uno è rimasto con il piatto vuoto.
UN LEGAME FORTE ROTTO IN POCHI GIORNI
Il gruppo è sempre unito? “Certo. Così come uniti siamo io, Carli e Maran”. Il tecnico è a rischio? “Ho avuto la fortuna di conoscere un uomo vero, che porta con sé una grande cultura del lavoro. Prima di prenderlo avevo un parere molto positivo su di lui ma vedendolo lavorare da vicino la mia stima è cresciuta a dismisura. Il calcio è una realtà particolare, non sempre i risultati sono una conseguenza. Ci sono tanti fattori che influiscono e tutti, a partire da me, siamo sempre sotto pressione”. Queste le parole di Giulini su Maran alla Nuova Sardegna, prima del fatale 3-4 subito dalla Roma. Il legame raccontato a pochi giorni da quella sconfitta in qualche modo deve essersi rotto. Perché di solito nel momento di un cambio tecnico si usano frasi di circostanza e di facciata mentre Giulini con Zenga di fianco è stato diretto: “Abbiamo fatto ridere. Ho visto un allenatore vuoto. Abbiamo giocato in maniera insipida e questo vuol dire che anche gli allenamenti lo sono stati. Mi sono rotto di continuare a vedere lo spettacolo degli ultimi tre mesi”.
QUEI SOGNI INFRANTI
Considerazioni precise nei confronti dell’ormai ex allenatore forse date anche dalla voglia di dare una scossa importante al gruppo, più volte citato e più volte punzecchiato da un Giulini che sembra avere ancora legate al dito le circostanze e le voci attorno al secondo infortunio di Pavoletti. Considerazioni che comunque non faranno piacere a Rolando Maran. Forse Giulini ha calcato un po’ la mano – specie quando ha candidamente detto di essersi “rotto i cog…ni di questo periodo” – ma, dal suo punto di vista, legittimamente dopo gli investimenti estivi e le normali ambizioni che il presidente di una squadra di Serie A deve essere il primo ad avere, condizionato anche dal fatto che nella sua avventura sulla poltrona rossoblù fin qui non è stato molto fortunato. I suoi tre progetti a lungo termine, Zeman, Rastelli e Maran, infatti, sono diventati dei sogni infranti.
Roberto Pinna