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Cagliari e Pereiro: storia di una nuova variante di (S)fortuna

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Un nome che per gli amanti di Topolino della Disney è sinonimo di fortuna. Un destino che in Sardegna non è stato affatto ricco di quadrifogli e terni al lotto. Gastón Pereiro è suo malgrado simbolo di un Cagliari che di certo appare in credito con la Dea Bendata.

(Dis)illusione
La Roma alle porte, i dolci ricordi del primo gol italiano. Quando el Tonga mise in rete il pallone, dopo un’azione solitaria in quel primo marzo alla Sardegna Arena, non poteva immaginare ciò che stava per accadere. Una seconda occasione per stupire non sarebbe arrivata a breve, anzi. L’arrivo della pandemia stava per scuotere il mondo intero e con esso il calcio, Serie A inclusa ovviamente. Lo stop, la ripresa con un nuovo allenatore, un infortunio muscolare e il lutto della scomparsa prematura del padre a cui era particolarmente legato.

Non gira
Nuova stagione e nuovo allenatore. Di Francesco e il 4-3-3 sembrano l’ideale per Pereiro. Una rinascita pronosticata da tanti, un destino da ribaltare per intraprendere la strada giusta. Quattro anni di contratto, un ingaggio importante, qualità indiscutibili per chi dal Nacional al PSV passando per la maglia della Celeste ha le stigmate del campione, un valore aggiunto per il Cagliari. E poi in Sardegna Uruguay è sinonimo di successo, nell’isola in pochi hanno fallito tra i suoi connazionali. Pereiro però non può immaginare che la sfortuna è ancora dietro l’angolo, beffarda. Infortunio al piede, tempi lunghi, il campo ancora lontano e nessuna possibilità di dimostrare il proprio valore.

E luce fu
Quando finalmente la luce sembra apparire in fondo al tunnel, e la panchina diventa l’anticamera dell’esordio stagionale, ecco la nuova tegola. Il focolaio in casa Cagliari non lo risparmia, positività a fine novembre e altro stop. Di Francesco lo attende, qualche minuto sparso qua e là fino all’occasione dal primo minuto contro il Napoli. Pereiro prova ad accendere la luce, ma la squadra non gira e sembra essere entrata in un vortice senza fine. Di nuovo titolare contro il Milan, ma non cambia il risultato. Via Di Francesco e dentro Semplici, il Tonga raccoglie qualche spezzone troppo breve per invertire la rotta anche se contro lo Spezia arriva il secondo gol italiano, anche questo inutile per il risultato finale.

La rinascita
La mezz’ora contro l’Hellas e il minuto a San Siro non possono essere abbastanza per regalare punti al Cagliari, poi finalmente Pereiro prende di petto il destino avverso e decide di cambiare la stagione del Cagliari. Con la squadra appesa sul ciglio del baratro il numero 20 uruguaiano la prende per mano e la conduce alla vittoria più pazza del suo campionato. Prima un sinistro a giro dal limite dell’area che si insacca sul palo più lontano, poi l’assist di destro per la testa di Cerri a regalare i tre punti. L’inizio della seconda vita di Pereiro in Sardegna, finalmente Gastone, quadrifoglio in mano e la lotteria della salvezza che ha nel Tonga il biglietto vincente. A Udine riposa, pronto a dare una mano contro quella Roma del suo primo gol italiano di quasi 15 mesi prima.

Niente Roma
Pereiro sì, Pereiro no era la domanda della vigilia per Leonardo Semplici. La risposta è arrivata nel tardo pomeriggio, un tampone positivo cinque mesi dopo la prima volta. Ancora la sfortuna a sbarrargli la strada proprio quando sembrava messa alle spalle, trafitta come Sepe da un tiro a giro di sinistro sul sette. Il Tonga dovrà superare anche questo ostacolo, sperando di poter dare il suo contributo nelle ultime partite della lotta salvezza. Il Cagliari ha bisogno del suo estro ciondolante, un’arma preziosa che può spaccare le partite ma che ora dovrà stare, ancora una volta, dentro la fondina.

Matteo Zizola

 
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