Rovesciando il senso della famosa canzone di De Gregori: è dai piccoli particolari che si giudica un giocatore. Minimi dettagli che creano l’esperienza, la caratura e il valore di un calciatore. Come sempre però bisogna lasciare tempo al tempo senza farsi prendere dalla fretta del giudizio e aspettare il naturale percorso di crescita che è diverso da atleta ad atleta.
Una premessa necessaria perché contro il Sassuolo per la prima volta in stagione il Cagliari ha proposto una coppia di giocatori nati dopo gli anni 2000 cresciuti in casa. Il solito Andrea Carboni (classe 2001) in difesa e la novità in cabina di regia che porta a Riccardo Ladinetti (2000), capitano della Primavera dei miracoli di Max Canzi. Due gare agli antipodi per i due ragazzi rossoblù, bene all’inizio e complicata dall’inesperienza per il difensore e malino da subentrato ma in crescendo per il centrocampista. I giudizi per entrambi non si sono fatti attendere ma mai come in questo caso la fretta potrebbe essere cattiva consigliera.
Andrea Carboni è uno dei sei giocatori di movimento di questa Serie A ad essere stato espulso due volte nel campionato in corso. Record non invidiabile considerando che il centrale di Tonara ha giocato appena sei partite. Contro l’Atalanta un’espulsione con pochi rimpianti: ha perso l’uomo e lo ha steso in area nel disperato tentativo di evitare l’uno contro uno con il portiere. Con il Sassuolo tante colpe. Il primo giallo evitabile nel primo tempo e poi la frittata della ripresa con una palla persa in ripartenza e un calcione sulla fascia preso dalla frenesia di rimediare al proprio errore. Espulsione che dimostra tutti i 19 anni del ragazzo. Carboni in queste sei presenze è sembrato però un ottimo difensore in fase di chiusura, con un grosso problema: la gestione dei falli. Chi segue il campionato Primavera conosce la differenza di metro arbitrale e la distanza con il giudizio su falli e cartellini rispetto alla Serie A. In Primavera si lascia correre molto di più. E Carboni sta pagando un’innata irruenza di intervento che in Primavera riusciva mascherare meglio. Forse Zenga avrebbe potuto preservarlo con una sostituzione nell’intervallo. E forse contro il Sassuolo con il rientro di tutti i “vecchi” Carboni poteva anche restare a guardare. Vecchi detti del calcio dicono che un giovane dopo un errore va gestito con qualche panchina ma Zenga stravede per “Carboncino” e non ha guardato ai modi di dire e pensare. E la stessa spensieratezza dell’Uomo Ragno bisogna averla nei confronti di Carboni. Niente etichette e niente giudizi affrettati che rischiano di bruciare un ragazzo che soprattutto contro Torino e Bologna ha dimostrato un potenziale molto interessante.
Tempo al tempo anche con Ladinetti. Con lui il Cagliari ritrova un regista dopo la rottura tra Cigarini e Zenga. Con il Sassuolo il ragazzo di Sanluri, che ha scelto l maglia 35 in onore della 5 del suo idolo Daniele Conti, ha iniziato frenato dalla paura di sbagliare. E infatti i primi due palloni li ha sbagliati. Poi una buona chiusura difensiva, la fiducia che cresce e la paura che lascia spazio alla voglia di mettersi in mostra. E così cono nati una serie di buoni passaggi filtranti per Simeone e una buona densità con il Sassuolo che provava a riprendersi dal colpo gobbo del pareggio in inferiorità numerica. Dopo i primi due errori già qualche mugugno allo stadio e alla fine della gara ecco i primi commenti sull’importanza di avere un regista puro. Considerazioni frettolose. Con la Lazio per esempio per Ladinetti sarebbe dura e un Cagliari che ritrova Ionita potrebbe ripensare a un 3-4-1-2 per andare a pressare alto la costruzione biancoceleste. Non sarebbe una bocciatura ma un avere pazienza. Il coraggio potrebbe essere invece quello di buttare nella mischia uno degli altri giovani della Primavera. Gagliano, bomber dei giovani rossoblù ancora aspetta una chance che, forse, vista la mancanza di punte di riserva meriterebbe. O Marigosu, definito “Gianfranco” da Zenga, che risulta il giocatore del Primavera 1 con più assist in stagione.
Roberto Pinna