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Cagliari: a Genova uno schiaffo che può insegnare, ma attenzione a fare calcoli

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E adesso come ci si rialza da questo schiaffo inaspettato? Il dubbio sulla reale forza del Cagliari di Claudio Ranieri nel saper reagire alla cinquina a mano piena rimediata a Marassi dal Genoa di Alberto Gilardino si è instillato nella testa di diversi tifosi rossoblù. E non potrebbe essere altrimenti perché il 3-0, netto e senza contraddittorio, subito in Liguria è di quelli che fanno male al morale. Una vera e propria lezione di calcio impartita da Retegui e compagnia a un gruppo isolano parso improvvisamente privo di mordente e spirito e in piena controtendenza con il buono mostrato nelle ultime uscite, specie contro le big Atalanta, Inter e Juventus.

Reazioni
Va detto che la bravura della squadra di Ranieri dovrà essere quella di dimenticare il più in fretta possibile la triste serata del Ferraris. Anche perché all’orizzonte c’è già la gara contro il Lecce alla Unipol Domus. Con il dubbio che il Cagliari, forse soddisfatto dei risultati recenti contro le prime della classe, sia andato a Genova pensando più alla gara interna contro i salentini che resta. Non esattamente un pensiero edificante, ma uno dei pochi possibili motivi per spiegarsi una prestazione che altrimenti, al di là delle tante assenze, non è giustificabile almeno nello spirito mostrato in campo. Non è un caso che il primo a voler voltare pagina immediatamente, nella notte di Marassi, sia stato lo stesso Ranieri, con il tecnico romano che dopo alcune letture più che magistrali nelle gare più recenti questa volta è rimasto imbrigliato dai suoi stessi esperimenti e dalla foga della rosa del collega Gilardino. “Dobbiamo subito mettere nel dimenticatoio questa partita, – ha detto Ranieri – non eravamo fenomeni prima e non siamo scarsi ora. Sulle scelte? Ho provato a mettere una formazione che fosse in linea con il gioco recente ma forse avrei dovuto scegliere un undici più attendista e accorto. Ora pensiamo solo al Lecce con la nostra gente che ci spingerà alla vittoria”.

Destino
L’impressione è che Genova per il Cagliari sia l’ennesimo insegnamento di una stagione che sa tanto di ciclo scolastico per i rossoblù di Ranieri. Può sembrare esagerato, ma forse per esperienza, tasso tecnico e carattere il club rossoblù non era ancora pronto per la Serie A. L’impresa firmata da Ranieri nei playoff ha regalato un immediato ritorno in massima serie a uno spogliatoio che ha dovuto, giornata dopo giornata, imparare a stare al livello più alto del calcio italiano. Non è solo una questione di capacità e di gioco ma anche di mentalità. C’è stato l’inizio da incubo contro le grandi, quando i sardi sembravano ancora un gruppo di una categoria inferiore rispetto ad alcune società. Poi sono arrivati i primi punti prima del nuovo calo culminato con il ritorno alla Domus contro la Lazio, con annesse dimissioni date e revocate da Ranieri. Da lì la feroce reazione con una volata che ora permette di avere ancora il destino nelle proprie mani. Mentre a Marassi è arrivato lo schiaffo alla squadra forse troppo convinta di aver già fatto il suo con ancora la classifica per spaventa. Il calcio è così, ogni gara resetta giudizi e traguardi e il tempo di cullarsi sugli allori non lo ha nessuno. Non basta fare tre ottime prestazioni per poi andare con il pilota automatico in campo e a Marassi un Cagliari ancora lontano dall’essere una squadra matura lo ha imparato sulla propria pelle. Fa parte del percorso di crescita di questa squadra, un percorso che è possibile solo con Ranieri in panchina, al di là delle critiche (anche giuste a volte) sulle scelte. Qualsiasi altro tecnico avrebbe interrotto molto prima l’anno scolastico rossoblù. Ed è così dunque che bisogna inquadrare il 3-0 del Ferraris, un esame non passato che deve insegnare un altro metodo di studio.

Nessun calcolo
La speranza è che sia questo lo spirito anche dalle parti di Asseminello. Non solo nella testa di Ranieri, ma anche nei corridoi e nelle stanze meno esposte del club rossoblù. L’importante è che nessuno stia facendo calcoli o voli pindarici su una salvezza che non può essere minimamente data per scontata solo per aver preso degli applausi a San Siro o dai dirigenti di Atalanta e Juventus. Sarebbe un delitto, specie per una società che giocando con il pallottoliere e guardando più in casa di altri che in casa propria è retrocessa solo due anni fa al Penzo di Venezia per non essere riuscita a fare uno straccio di gol a una squadra già in B. Ecco perché rimandare tutto alla sfida con il Lecce non sembra la mentalità giusta per un Cagliari che non sembra ancora completamente maturo per puntare tutto su soli 90’. Guardare al percorso e coglierne i suoi insegnamenti senza pensare che basti battere il Lecce per chiudere ogni discorso per la permanenza in Serie A. Questo deve essere lo spirito nella testa di Nandez e compagni nella settimana che porterà allo scontro diretto con i pugliesi. Con la speranza che l’infermeria sia clemente e oltre a Luvumbo, di rientro dalla squalifica, recuperi anche qualcuno dei titolari ora ai box.

Roberto Pinna

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