La nostra intervista a Ivan Zazzaroni, direttore del Corriere dello Sport, con cui abbiamo chiacchierato della complicata stagione vissuta dal Cagliari, con un occhio alla sfida di domenica contro il Napoli.
Un campionato disastrato che si sta riprendendo soltanto nella coda: questo il 2020-21 in casa Cagliari, nonostante – come ben noto – una rosa composta da nazionali e calciatori di grande esperienza. In vista del match di domenica contro il Napoli, ennesimo step nella dura corsa salvezza intrapresa dai ragazzi di Semplici, abbiamo deciso di affrontare l’argomento con Ivan Zazzaroni, direttore del quotidiano Corriere dello Sport.
Domenica il Cagliari scenderà in campo allo stadio Maradona per un match tutt’altro che semplice contro il Napoli. Che partita si aspetta? Pensa che i rossoblù possano strappare qualche punto in casa degli uomini di Gattuso?
“Non sarà semplice, perché il Napoli punta alla zona Champions. Devo dire che i partenopei saranno una sorta di giustiziere della zona salvezza, perché poi affronteranno una serie di squadre che in questo momento sono nella condizione per certi versi simile a quella del Cagliari. E poi perché in questo momento il Napoli ha ritrovato la vena dei tempi migliori e i giocatori importanti, quindi sarà sicuramente un ostacolo tosto. Forse, ora come ora, è la squadra più in forma del campionato assieme all’Atalanta”.
Il Cagliari di questa stagione ha in rosa nomi altisonanti, con i quali si pensava di fare un campionato almeno da prime dieci posizioni. Cosa crede non abbia funzionato a dovere nella squadra rossoblù?
“È una delle grandi domande della stagione, perché il Cagliari ha una qualità individuale effettivamente da primi dieci posti, esattamente come le ha la Fiorentina: sono loro le due sorprese negative di questa stagione. Il Torino in questo momento lo metto in secondo piano, perché a parer mio ha qualcosa in meno rispetto a loro due. Senza contare che il 2020 era l’anno del Centenario per il Cagliari: sembra quasi paradossale e grottesco il fatto che debba soffrire così tanto in un anno così importante per il club e i tifosi. Cosa non è andato? Vorrei saperlo anche io per poterlo dire a Giulini (ride, ndr), perché ciò che è accaduto è davvero impressionante. A livello di prestazioni ho visto delle ottime partite, che però non hanno prodotto risultato, con alcune sconfitte per 1-0 nel finale. È una squadra che sicuramente ha perso pian piano le certezze in ciò che faceva: si sa, quando una squadra che ha qualità perde le certezze e non vede riconoscersi dal campo i risultati che avrebbe meritato, diventa insicura. Quando una squadra diventa insicura è anche affannosa e confusa e alla fine non si ritrova nemmeno più con l’allenatore.
Di Francesco è saltato, è arrivato Semplici che ha avuto un impatto discreto e se penso, per esempio, al gol finale contro la Sampdoria, nelle ultime partite ha certamente recuperato posizioni. Adesso il Cagliari può giocarsela, ora diventa padrone del suo destino. Francamente non credo ci sia solo un motivo per questo anno un po’ così, ce n’è sicuramente più di uno. È una squadra che si è tenuta su a lungo grazie a Joao Pedro, poi però la difesa ha avuto i suoi problemi e a gennaio Giulini ha fatto arrivare Rugani per dare un po’ di esperienza e qualità. Insomma, è stato fatto tutto quello che si poteva fare per cercare di mettere il Cagliari al sicuro. Non ci si è ancora riusciti, ma il vero problema del Cagliari è che non può nemmeno dire, sulla base degli errori commessi, che il prossimo anno avrà un’esperienza importante che gli permetterà di ottimizzare e sviluppare contenuti diversi. Non si è capito cosa è accaduto, ma se si va a guardare Firenze, è la stessa cosa”.
Con l’arrivo di Semplici il Cagliari sta risalendo la china e, specie nelle ultime tre gare, ha mostrato la grinta che serve per conquistare la salvezza. Crede sia ancora possibile mantenere la Serie A?
“Il Cagliari deve per forza mantenere la Serie A, non posso nemmeno pensare al Cagliari in B. Se si pensa ai giocatori che ha, da Godin a Cragno, passando per i vari Nainggolan, Joao Pedro, Marin, Nandez, Pavoletti e Simeone una retrocessione sarebbe assurda. Obiettivamente è una squadra che ha dei contenuti altissimi e che ha risorse ovunque, eppure si ritrova in queste condizioni. Il Cagliari deve assolutamente salvarsi: dovrà compiere uno sforzo triplo ma deve uscire da questa buca nella quale si è infilato e non si capisce come ci sia finito”.
Di Francesco era l’allenatore giusto per il Cagliari? Quali errori nella gestione della rosa ha commesso il tecnico pescarese? Il suo esonero è arrivato troppo tardi?
“Sull’esonero non si può dire tanto, nel senso che il Cagliari è partito con Di Francesco pensando di fare un programma di un certo tipo, a lunga scadenza. Poi le cose sono precipitate, con Giulini e Passetti che si sono posti il problema anche prima dell’esonero ma hanno voluto, giustamente, dargli ancora fiducia. Purtroppo la squadra non rispondeva e, magari, sarà andato in confusione lo stesso Di Francesco, questo non lo so dire: non ho vissuto da dentro le cose del Cagliari, per cui non so se sia stato sbagliato aspettare così tanto. Si faranno i conti alla fine ed è chiaro che oggi, se si da uno sguardo ai risultati, si può dire che il cambio si poteva fare prima, ma bisognava anche dare fiducia ad un allenatore importante come Di Francesco. È una storia nata male, ma che spero finisca bene. Non so se dire se fosse l’allenatore giusto, bisogna rispettare ciò che dice il campo: l’allenatore giusto è quello che fa risultato, va avanti e trova le sintonie giuste. Forse lui non è stato il mister giusto per il Cagliari, o il Cagliari non è stata la squadra giusta per lui. La sua è stata una scelta che si è dimostrata sbagliata con i fatti, non con le parole. Il valore dell’allenatore e della squadra non cambia, ma questo matrimonio è andato semplicemente male. Il calcio è molto più semplice di quello che noi lo facciamo diventare. Dove ha sbagliato DiFra è sicuramente nei risultati, ma va detto che ha avuto anche tanta sfortuna e forse alcune scelte non sono state vincenti”.
Chiusura su Giulini: lei che ha conosciuto bene il club ai tempi di Cellino, come pensa sia cambiato il Cagliari? Come giudica l’operato del presidente, specie negli ultimi anni?
“C’è molto entusiasmo e competenza da parte di Giulini. Mi rendo conto che i risultati condizionino moltissimo le scelte di tutti i presidenti, perché il calcio è una bestia feroce: sei un fenomeno quando le cose vanno bene, ma diventi un disgraziato e incompetente quando vanno male. In realtà non è così e ci vorrebbe un punto di equilibrio. Io ho seguito con molta vicinanza e attenzione il Cagliari di Cellino perché sono un suo amico, pur riconoscendo tutti i pregi e difetti. Giulini credo sia un presidente giusto per far bene al Cagliari, ha bisogno di un filo di fortuna in più. Non posso dire che abbia bisogno di equilibrio perché nel calcio l’equilibrio non è previsto, non è contemplato, ma gli auguro di riuscire a fare una sintesi delle cose che sono andate bene o male negli anni della sua gestione. Il calcio italiano in generale ha grossi problemi e in questo momento mi auguro che lui faccia delle scelte giuste, anche in funzione del sistema”.
Elena Accardi