Ai microfoni di Buongiorno 131 è intervenuto coach Antonello Restivo, ex allenatore per cinque stagioni della Dinamo Women e con un passato in varie piazze sarde. Di seguito le sue dichiarazioni.
Possibilità all’estero
“Noi allenatori abbiamo spesso anni in cui siamo fermi e non troviamo la società giusta, oppure il mercato è fermo. Nel basket femminile ancora lottiamo per cercare di far valere i minimi salariali e per noi allenatori è importante. Ho avuto delle possibilità in Spagna che non si sono concretizzate. C’è una mia voglia di andare fuori dall’Italia perché il basket femminile è diverso, dunque vorrei fare un’esperienza dove il basket femminile ha più seguito”.
Rapporto con la Dinamo
“Con la Dinamo non ci sono stati problemi. Dopo cinque anni, se non ci sono le stesse ambizioni è giusto prendere altre strade. Io non sono uno che fa guerre per queste cose, fanno parte del nostro lavoro. Abbiamo creato un settore che non esisteva, ci sono state cose bellissime e cose meno belle, ma l’ultimo è stato un anno molto difficile a livello psicologico per determinate cose e dunque tutto questo mi ha fatto vivere l’anno in maniera particolare. Se uno non vuole percorrere la stessa strada, è giusto esporre il problema. Con la Dinamo però mi sono lasciato bene, loro rimarranno una parte importantissima della mia carriera”.
Il momento del basket in Italia
“Purtroppo bisogna lavorare meglio. All’estero lavorano bene da anni, nei settori giovanili, nelle Nazionali e a livello mediatico. Noi siamo ancorati alla vittoria, e questo nel basket femminile e maschile ti toglie qualche appassionato. Quando sei un secondo sport rispetto al calcio, per tanti motivi, devi andare a enfatizzare tante altre cose. Se enfatizzi vittorie e sconfitte, come succede a Cagliari o Sassari, i palazzetti ogni tanto saranno pieni e altre volte vuoti. È una questione profonda, difficile da colmare perché ha a che fare anche con la cultura. In Italia il basket femminile funziona solo in certe piazze con presidenti che spendono tanto e hanno la passione per poter spendere, sapendo che è una situazione a perdere. Nelle altre piazze non c’è pubblico, cerchi di fare, cambiare la squadra ma non riesci mai a dare tranquillità. In Italia si ha bisogno necessariamente di vincere, da altre parti no perché c’è una cultura diversa che qui non c’è: qua c’è un nemico che è la squadra avversaria e che io devo abbattere. È una cosa senza senso e questo tipo di cultura in uno sport che ha meno fondi è ancora più marcata. Anche altrove gli allenatori vengono esonerati se perdono, ma succede se vi sono anche altri problemi. Alla Dinamo mi è capitato anche di perdere tante partite di fila, ma questo non è mai capitato perché stavamo facendo un percorso. Ma il tifoso vuole le rivoluzioni e in uno sport minore crea tanto disagio”.
Cambiare la cultura
“È molto difficile. Io ho le mie idee e secondo me ciò arriva da culture e situazioni personali. Lo sport è sempre stato utilizzato per tenere tranquilla la folla, ma essa vuole vittoria e sconfitta. Noi abbiamo questa cultura innata. È una cosa molto complessa, perché tante volte ci buttiamo nella domenica calcistica per stare bene per un’altra settimana. Cagliari e Sassari? C’è una differenza nella pallacanestro. Sassari è ormai da quindici anni in A1, con scudetti e trofei vinti. Spero che a Sassari non si siano spenti gli entusiasmi visti gli ultimi risultati, ma ho paura che la mentalità sia quella. A me piacerebbe vedere a Cagliari una squadra in A1. Con una A1 stabile c’è molta più passione, con allenatori che si possono aggiornare e Sassari è stata brava a portare avanti questo. È come nel calcio: la Serie C è diversa dalla Serie A. Nel calcio, a Cagliari andiamo a vedere la Serie A: se nel basket ci fosse una A1 costante, andremmo a vedere anche il basket. Pozzecco? Molti non vedevano l’ora che perdesse per criticarlo. Al palazzetto spesso andiamo per scaricarci, invece dobbiamo andare per lo spettacolo”.
Su Citrini e la Dinamo Women
“A Paolo Citrini ho fatto un ‘in bocca al lupo’, gli ho detto due cose importanti ma lui è bravo e preparato. Quello femminile italiano è un campionato in cui vi è un distacco da Schio e Venezia rispetto alle altre, poiché solo quelle due squadre hanno preso giocatrici dalla WNBA. La Dinamo Women è una squadra solida, costruita bene. Hanno tanto, con le straniere che hanno ottime caratteristiche. Sono partite molto bene con la qualificazione in EuroCup e la vittoria contro San Martino, poi bisognerà vedere il prosieguo del campionato. Dando uno sguardo anche agli altri roster, probabilmente la Dinamo riuscirà a fare un buonissimo campionato ed EuroCup”.
La riapertura del Palazzetto a Cagliari
“È una notizia positiva, hanno fatto la scelta giusta. Tifavo per la riapertura del Palazzetto, lì ho vissuto tante lotte e battaglie, era bello giocarci e allenarci. Potrebbe essere positivo per Cagliari, l’Esperia ha fatto, non solo a livello cestistico, un grandissimo lavoro, anche nella ricostruzione della società. Ha avuto momenti bui per tanti motivi, ma hanno fatto un grande lavoro e ora sono la prima squadra di Cagliari. La riapertura del Palazzetto è un passaggio obbligatorio. Speriamo che arrivino vittorie, così ci sarà sempre più gente che potrà ammirare il lavoro fatto dall’Esperia. Anche i giocatori giocano meglio in un Palazzetto simile, sarà una cosa molto vantaggiosa”.
Sulla stagione del Cagliari
“Non ero pro-Pisacane, mi piaceva Nicola. Non ero spaventato dalla prima esperienza di Pisacane, da allenatore ero contento. Nel mio essere critico però devo essere sincero e dire che sta facendo un grande lavoro. Rispetto ad altri anni, in cui poteva essere un caso, quest’anno non lo è: il Cagliari è una squadra solida che ha fatto partite solide. C’è poi il punto interrogativo degli infortuni, come quello di Mina che è importante”.
La Redazione














