Lunga intervista concessa da Gigi Riva alla Gazzetta dello Sport. Tema la nazionale italiana, impegnata nel mini-ritiro in Sardegna in occasione dell’amichevole contro San Marino in programma alla Sardegna Arena il prossimo venerdì 28 maggio. Tanti i temi all’interno della chiacchierata, soprattutto sui Campionati Europei che proprio l’Italia inaugurerà contro la Turchia venerdì 11 giugno, e dei quali vi proponiamo un estratto.
“Le mie condizioni fisiche mi sconsigliano di uscire, però non mi perderò una partita. Ne ho saltate pochissime della Nazionale in questi anni, figuriamoci quelle di un Europeo”, esordisce Gigi Riva, ancora in testa alla classifica marcatori di tutti i tempi in maglia azzurra con 35 reti.” Il presidente Gravina ha avuto un bellissimo pensiero: un invito nel preritiro della Nazionale o allo stadio, ma il regalo me lo aveva già fatto riportando l’Italia a giocare qui. Voleva premiare la Sardegna, e Cagliari e il Cagliari lo meritavano. Ora speriamo che portino fortuna all’Italia”.
Sull’Europeo del 1968
“La festa in campo e la mia festa personale, più tardi: in giro per Roma tutta la notte e poi, era già l’alba, andai direttamente in aeroporto per ripartire. Un bel pezzo della notte la feci per conto mio. Era la mia prima grande vittoria, fra l’altro internazionale, e sentivo quasi il bisogno di stare da solo. Me la godevo di più”.
Il gol contro la Jugoslavia
“Una palla calciata da Domenghini, un rimpallo, il pensiero di essere in fuorigioco, l’attenzione a a evitarlo. E poi ho tirato pensando solo a come angolare: mi è venuta una buona angolazione”.
La Nazionale di oggi
“Mancini ha dato alla squadra un gioco giovane, moderno, un’impronta riconoscibile. È la sua Nazionale. Si va in campo per vincere, con un gioco che determina il risultato, non lo subisce”.
Riva nella nazionale di oggi
“Mi sarei divertito, perché è una squadra che attacca, che gioca in avanti. Noi eravamo più copertura e ripartenza. Ma attenzione, questa non è un’Italia sbilanciata. Ha anche una buona difesa e un gioco che sa calcolare. Attaccare, ma senza scoprirsi troppo. E infatti prende pochissimi gol, no?”.
Sul suo erede di oggi
“Non mi piacciono i paragoni, ma mi piacciono gli attaccanti della Nazionale”.
L’uomo chiave della Nazionale
“Ho un debole per Barella, e si sa. Jorginho e Verratti la fanno “girare”. Ma questa squadra è un buon insieme, non c’è un giocatore che decide le partite da solo”.
Sulle possibilità dell’Italia
“Mica giochiamo per pareggiare…bisogna provarci, e se lo dice Mancini gli credo e bisogna credergli. Nessuno può dire cose più esatte di lui su questa squadra”.
La Redazione