La Dinamo Sassari è pronta a giocare in quel di Smirne contro il Pinar Karsiyaka per l’andata dei quarti di Fiba Europe Cup.
In campionato è arrivata la vittoria di Pistoria, a rilanciare le quotazioni playoff di una squadra altalenante e fragile. “In Serie A c’è un forte sbilanciamento tra le organizzazioni dei club – dice Gianmarco Pozzecco a La Gazzetta dello Sport – Fortunatamente sul campo c’è più equilibrio, la Dinamo Sassari è una società strutturata benissimo grazie all’intelligenza e l’arguzia del presidente Sardara”. Pozzecco definisce la Dinamo “una famiglia dove rinnovo le mie migliori esperienze con Toto Bulgheroni e Enzo Sindoni, a Varese e Capo d’Orlando. La Dinamo deve adeguarsi alle regole sui 6 stranieri, ho una visione coordinata con quella del club, da noi gli italiani contano, i playoff sono distanti ma ci credo”.
Pozzecco punta il dito con i troppi cambiamenti negli organici e il format dei 6 stranieri che “induce a profonde rivoluzioni che spesso non funzionano oppure funzionano per poco tempo”. Così ancora il coach: “Il talento non esiste, i migliori vanno in Eurolega o in NBA, in Italia arrivano perlopiù mezzi giocatori e mediocri che hanno fallito da altre parti”.
La soluzione? “Spalmare il budget, anche piccolo, su 2-3 stranieri buoni e funzionali anziché su 5-6 senza passato né futuro. Io sono cresciuto assieme a Sugar Richardson e Andrea Meneghin, sfidando Danilovic, Bodiroga, Djordjevic, imparando tanto. Komazec a Varese tirava 70% da 2 e 50% da 3, ditemi se oggi in Italia c’è qualche straniero che fa quei numeri. Non voglio fare il nostalgico, ma se in alcuni siti specializzati classificano la Serie A al 7°-8° posto nel mondo un motivo ci sarà. Curiamo solo il nostro orticello”.
Chiusura sulla vita sarda. “Sardara mi ha detto subito: basta scenate! E io mi adeguo. Stefano è il mio mental-coach”. E la Nazionale? “Sacchetti è il ct ideale, l’Italia è in buone mani, il problema con i big non dipende da lui, saprà gestire bene la cosa. Il sorteggio è irrilevante, conta anche la fortuna nei momenti decisivi, e Meo è ben dotato, come dimostra il fisico e l’ultima partita contro di me”, chiosa il Poz col sorriso.