Il numero due rossoblù Guglielmo Vicario, degno sostituto di Cragno nelle ultime settimane con il toscano fermo per la positività al coronavirus, è intervenuto in diretta ai microfoni di Radiolina per parlare del suo presente e del suo futuro in Sardegna con il Cagliari.
Esordio
Impatto da protagonista da titolare, che emozioni hai provato? “Per me è stata una grandissima sensazione ma anche un grande onore poter esordire con questa maglia in A. Emozioni forti, specie perché arrivate a San Siro contro l’Inter capolista. Per me questa squadra rappresenta tanto”. Nove punti in tre partite, un grande esordio… “Sicuramente è stato gratificante, fare nove punti ci ha dato grande consapevolezza e ancora più convinzione nel lavoro. Adesso arriverà il difficile e sta a noi continuare a spingere”. Che effetto hanno fatto i complimenti di Conte? “Mi ha fatto piacere ma in quella gara qualcosa è scattato in noi perché abbiamo fatto una prova di grande sostanza. Da lì ci siamo guardati negli occhi per raggiungere qualcosa di importante”.
Sfide
Prima dell’esordio di San Siro chi ti ha parlato? “Il nostro gruppo portieri è molto affiatato. Io, Aresti e Cragno, con Orlandoni, parliamo spesso. Mi hanno coccolato tutta la settimana e mi hanno sostenuto. Sono fiero del nostro rapporto, li ringrazio per quanto fatto quest’anno”. Quella parata su Eriksen, quanto ti ha aiutato? “Psicologicamente mi ha dato una grossa mano, l’impatto mentale per un portiere è tutto, è stata una situazione importante ed è innegabile. Siamo un gruppo che vuole scrivere pagine importanti”. Vincere a Udine per te friulano cosa vuol dire? “Contava solo il Cagliari, vincere nella mia terra vale doppio e poi quella gara ci ha dato lo slancio per la Roma. Sono stato un anno in Primavera all’Udinese con Scuffet e Meret ma è stato un anno molto formativo per me. Ci sentiamo ancora oggi, siamo molto legati. Con Meret in vista della sfida di domenica ci siamo sentiti, ma ci siamo scambiati opinioni e informazioni. Abbiamo un bel rapporto e ci siamo trovati già l’anno scorso in Coppa Italia tra Napoli e Perugia”.
Ambientamento
Rapporto con Cragno? “C’è grande stima tra noi, ci trasmettiamo buone vibrazioni da tutto l’anno, c’è affetto e partecipazione. Mi sta aiutando a crescere tanto. Cosa ruberei da Alessio? Lui ha tanto talento innato, grande esplosività e grande senso della posizione. Queste due cose gliele ruberei volentieri e sto provando a farle anche mie. Potermi confrontare con il terzo portiere della Nazionale è una fortuna grande. Extra campo non pensavo fosse così simpatico, specie in post allenamento. Sia lui che Simone mi hanno accolto alla grande. Aresti è quasi un fratello maggiore per me”. Cosa è cambiato dall’Udinese in poi? “Il clima è cambiato perché i risultati condizionano la testa e l’umore ma sono vittorie che ci siamo meritati e dobbiamo continuare così”. Come ti stai trovando a Cagliari? “Ultimamente si può uscire poco, io sono un ragazzo molto dedito al lavoro perché mi dà soddisfazione vivere il campo. Voglio ancora esplorare la Sardegna che è una terra splendida. Vorrei tornare nel Golfo di Orosei perché ci sono andato in vacanza con i miei genitori da piccolino. Rapporto con il mare? Lo preferisco alla montagna, mi piace per rilassarmi. Anche se i tuffi in mare non sono il mio forse (ride ndr)”. Come è nata la passione per il ruolo? “Ho iniziato a sei anni e quasi da subito volevo fare il portiere, all’inizio mi alternavo ma preferivo stare tra i pali. Mi piacevano le responsabilità di essere l’ultimo baluardo della squadra, e dire che mio padre non mi voleva far giocare in porta. Lo ringrazio perché mi ha sempre supportato e alla fine sono contento di aver vinto la sfida con lui. Mio padre è un medico e lui avrebbe preferito facessi altro dal calciatore, da ragazzino mi piaceva la medicina. Mia cugina fa la farmacista, mio zio medico, quindi fa parte della sfera famigliare. Ma non era la mia strada. In questo momento difficile avere mio padre come medico è importante perché ha cercato sempre di rassicurarmi, nonostante anche lui abbia avuto il virus”.
Fuori dal campo
Idolo nello sport? “Sono cresciuto con il mito di Handanovic, che guardavo da piccolo allo stadio quando ero abbonato all’Udinese. Lo adoravo, per me è uno dei migliori interpreti del ruolo. Mi ispiro a lui. Maglia? Già scambiata all’andata, la maglia più importante che custodisco”. Che persona sei? “In campo cerco di farmi sentire, di dare fiducia. L’importante è trasmettere sensazioni positive. Fuori dal campo sono uno tranquillo, nei momenti liberi mi piace leggere e ultimamente la cucina, che ho riscoperto ultimamente per fare di necessità virtù. Cosa cucino? Soprattutto il pesce al forno e le verdure in tegame. Cerco di mangiare molto sano. Della cucina sarda mi piacciono i culurgiones, il maialetto e le seadas. Da friulano promuovo anche il vino sardo, è giusto entrare nella cultura di questa terra. Sulle letture leggo le biografie di atleti e di crescita personale. L’ultimo libro è la biografia di Agassi, Open”. Zenga ti ha dato consigli? “L’ho avuto a Venezia il mister ed è una figura importante. Mi ha subito lanciato titolare nei pro, poi mi ha dato tanti consigli. Sono stato fortunato a trovarlo”. Quanto conterà Napoli? “Ormai sono tutte importanti, non pensiamo già al Benevento. Pensiamo gara per gara. Hanno tutte la stessa importanza. Dobbiamo fare punti”. Chi ti preoccupa di più? “Sono tutti grandi campioni al Napoli, sappiamo la loro forza. Non ci nascondiamo, ma noi siamo consci di essere un gruppo unito che può portare via punti”. La più bella parata? “La partita più bella è stata quella con il Parma, per le emozioni provate. La parata la prima su Eriksen”. Quanto è difficile fare il dodicesimo? “molto, devi sempre essere pronto e ho sempre cercato di esserlo da quando sono arrivato e poi le occasioni sono arrivate. Forse potevo fare qualcosa in più ma come approccio sono contento”. Hai avuto la tentazione di andare via, con la chiamata del Pordenone in estate, e cosa vedi nel tuo futuro? “Ho bilanciato tutto ma la mia priorità è sempre stata il Cagliari, specie per fare un anno in A con un gruppo portieri di questa qualità. Sicuramente è una scelta che rifarei. Per il futuro mi auguro di restare qui a lungo”. Cosa ti aspetti da questo finale di stagione? “Pensiamo solo gara per gara, ora l’obiettivo è il Napoli e basta”. Un messaggio per i tifosi? “Non vediamo l’ora di poterli vedere allo stadio, ci avrebbero dato una grossa spinta. Io non vedo l’ora di vedere la Sardegna Arena piena”.
La Redazione