Mussiaddu è la rubrica a cura di Carmelo Alfonso sulla storia della boxe in Sardegna.
Pugile di grande talento; punto di forza della nazionale azzurra; idolo dei cagliaritani; medaglia d’argento alle Olimpiadi di Londra del 1948 e due volte campione italiano dilettanti nel 1948 e 1949. Nello stesso ’49 vince a Chicago il Guanto d’oro, il più alto riconoscimento mondiale assegnato a un dilettante; sempre nel’49, ad Oslo, conquista il titolo europeo dei pesi gallo. Un nome indimenticabile: Gianni Zuddas. Inobliabile per le sue imprese sportive, per la riservatezza, per le sue doti morali. Una volta, uno dei suoi sei figli, Angelo, studente all’Istituto tecnico “Scano” di Cagliari (locali di via San Lucifero) e poi laureatosi in chimica industriale (tutti i figli di Gianni hanno concluso gli studi con almeno un diploma), mi disse con evidente emozione: “Mio padre è stato un grande uomo. Era amato da mia madre che lo conobbe quando aveva appena dodici anni e lo sposò tre anni dopo; era amato da tutti noi figli perché è stato un grande padre. Forse sarà una frase banale, ma vorrei aggiungere: campioni nello sport si può diventare, ma non sempre si è campioni nella vita”.
Già. Zuddas è stato un campione e un grande uomo. Anche la moglie, Annamaria, una volta mi confidò: “Frequentavo la scuola privata del Sacro Cuore, in via Macomer, e spesso mi imbattevo con Gianni che abitava nella vicina via Bacaredda. Ci siamo conosciuti e talvolta lo accompagnavo nella palestra dove si allenava, in via Dante. Nel ’51 ci siamo sposati”. Ed ebbero sei figli: Angelo, Elisabetta, Enzo, Rossana, Renato e Francesca. “Ho sempre condiviso le sue scelte, però la boxe mi faceva soffrire ” mi disse ancora la moglie di Gianni. Poche volte l’ho visto combattere, al teatro Massimo o al Cinegiardino. Già il termine “combattere” mi dava fastidio; i pugni dati o presi dal mio Gianni mi creavano panico e mi facevano piangere.”
Ancora molto giovane, Gianni Zuddas manifestò la passione per la boxe; frequentò la palestra Sardegna e ben presto dimostrò di essere in possesso di grandi qualità tecniche ed agonistiche. Silenzioso e riservato, Gianni ascoltava il suo maestro, Lello Scano, ed eseguiva con grande precisione le indicazioni di quello che è stato l’insegnante di quasi tutti i pugili cagliaritani. Conclusa la sua brillante carriera da dilettante, Zuddas sostenne il suo primo confronto a torso nudo nel novembre del ’49: esordio e vittoria prima del limite su Alfredo Severi.
Fu l’inizio di una lunga serie di successi (sconfitti, tra gli altri, Giuseppe Madeddu e, due volte, Mario Solinas) interrotta nel settembre del’51 quando, a Cagliari, incontrò Alvaro Nuvoloni per il titolo italiano. Fu un pareggio. Esattamente un anno dopo, per il titolo nazionale il cagliaritano affrontò Amleto Falcinelli (campione in carica) al teatro Giardino. Nei giorni precedenti l’evento, Cagliari fu tappezzata da manifesti che annunciavano il grande avvenimento. Il 6 settembre del 1952, fin dalle primissime ore del pomeriggio, il locale del Corso Vittorio Emanuele fu preso d’assalto dai sostenitori di Zuddas.
Traffico interrotto, tram bloccati, canti e musica. Il titolo restò a Cagliari e fu praticamente l’inizio di una grande, lunga stagione di successi per Gianni e la boxe sarda. Il cagliaritano, al quale non fu mai concessa una opportunità europea, cedette il titolo a Mario D’Agata due anni dopo. Lasciò la boxe a trentadue anni dopo un duro confronto sostenuto contro il grande Eder Jofre a San Paolo del Brasile (perduto ai punti) e l’ultimissimo, a Portotorres, sicuramente meno impegnativo, contro il giovane Giuseppe Poddighe, per un totale di 77 combattimenti sostenuti dei quali 57 vinti.
Carmelo Alfonso