agenzia-garau-centotrentuno

#1 | Un ring chiamato Sardegna

Scopri il nostro canale su Telegramle-notizie-di-centotrentuno-su-telegram

La storia della boxe in Sardegna raccontata da Carmelo Alfonso per Centotrentuno.com! 

C’era una volta il pugilato in Sardegna. Già, la boxe. C’erano tante palestre ben frequentate da giovani desiderosi di confrontarsi nel mondo dei pugni; tanti maestri bravi ed entusiasti di insegnare la nobile arte agli aspiranti campioni; autentici fuoriclasse del ring capaci di conquistare titoli italiani, europei e mondiali; organizzatori abili e sempre pronti a soddisfare sia le esigenze del vastissimo pubblico altamente competente che le richieste dei manager e dei pugili; procuratori esperti, profondi conoscitori del loro mondo e di grande prestigio internazionale quali Branchini, Boschi, Raffa, Bonetti, Ardito, Bonistalli, Viligiardi, Libertini, Ballarati.

E poi la folla, inimmaginabile per coloro che non hanno vissuto quegli anni indimenticabili. Molti, ed è straordinario,   continuano a ricordare quel grande passato, accostandolo ai nomi di quanti hanno contribuito a renderlo memorabile: Gianni Zuddas, Piero Rollo, Tore Burruni, Fortunato Manca, Paolo Melis, Salvatore Boi e tanti, tanti altri ancora. E nessuno, dei meno giovani, ha mai dimenticato dove si svolgevano le riunioni di pugilato: a Cagliari, in via Regina Magherita, dove ora si trova la sede dell’Inps; nell’ex teatro Cinegiardino e nel cineteatro Massimo del Corso Vittorio Emanuele; nella passeggiata coperta del Bastione S. Remy; nello stadio Amsicora; nello stadio S. Elia; nella palestra Coni di Monte Mixi; nelle piazze di Is Mirrionis, e poi ad Alghero, Sassari, Portotorres, Uta, Maracalagonis, Porto Rotondo, Villasimius, Quartu, Olbia e tante altre località ancora, tutte prontissime ad ospitare le manifestazioni di pugilato che organizzavano Antonino Picciau, Rino Tommasi, Fulvio Ortu.

E non mancavano le “battute” attribuite a pugili burloni o a spettatori mattacchioni che  facevano ridere e divertire: “O mi dorme lui, o lo dormo io”, pensando al possibile K.O. ; “bociddu” , massacralo di colpi;  “tzacaddi sa ghitarra”, picchialo ai fianchi ; “pistaddu”, pestalo; “mussiaddu”, morsicalo.

Fortunato Manca fu il solo, almeno dalle nostre parti (ma situazioni simili si verificarono in altre parti del mondo), a non farsi  sfuggire l’incitamento e addentò il suo avversario che, per annullare la forza demolitrice del monserratino, ricorreva spesso a plateali abbracci. Ecco: c’era una volta il pugilato nella nostra bella terra. Ora la Sardegna fa fatica a proporre buone riunioni: pochissimi pugili, assenza di organizzatori e contributi pressoché inesistenti impediscono il rilancio di una specialità sportiva che da parte di tutti avrebbe meritato maggiori attenzioni. Forse scarseggiano anche gli appassionati, e purtroppo, senza i tifosi-sostenitori, niente sarà più possibile. Accontentiamoci, allora, magari in attesa che qualcosa accada, di raccontare un po’ di quella storia che, per chi l’ha vissuta, è stata anche un grande insegnamento.

Carmelo Alfonso

TAG:  Mussiaddu