Nel mondo del teatro si definisce tormentone la “ripetizione ossessiva di una battuta o di un gesto”, se volessimo estendere il concetto al mondo del calcio potremmo fare l’esempio dell’Olbia e dire: “squadra che gioca bene, produce occasioni ma non concretizza e finisce per esser beffata”. Per ulteriori chiarimenti chiedere dalle parti di Pesaro, dove i padroni di casa sono stati letteralmente graziati dai bianchi di Max Canzi che hanno finito col perdere scivolando di nuovo nel limbo tra play-off e play-out.
Attacco spuntato
A vedere le statistiche non si direbbe, visto che l’attacco olbiese con 24 centri è il migliore del lato destro della classifica (insieme a quello dell’Imolese) ed è migliore di quello di diverse squadre in zona play-off (vedi Siena, Gubbio, Lucchese e la stessa Vis Pesaro), eppure in rapporto a quanto produce la squadra è impossibile non aver rimpianti pensando a come potrebbe essere la classifica con un centravanti in grado di sfruttare le occasioni.
A parziale consolazione c’è la migliore stabilità difensiva che la squadra sembra aver trovato col cambio modulo, un 3-4-1-2 con Boccia centrale tra Emerson e Brignani, che sembra offrire più copertura, anche se sarà necessario attendere qualche sfida più probante vista la pochezza evidenziata da Pontedera e Vis Pesaro.
Ragatzu-dipendenza?
Difficile non pensare all’assenza di Daniele Ragatzu, per quanto mister Canzi abbia chiamato tutta la squadra alle proprie responsabilità. Torna alla mente la vittoria col Pontedera arrivata al 90’ con una giocata proprio di Ragatzu a sbloccare una partita svoltasi sulla stessa linea guida di questa pesarese, e soprattutto tornano alla mente le osservazioni fatte sulle scarse opzioni offerte dalla rosa a disposizione del mister, visto che al momento di sostituire Mancini, un centravanti, la panchina ha proposto Occhioni, un centrocampista offensivo, lasciando al solo Udoh il compito di riempir l’area di rigore. Si aggiunga a questa esiguità che ancora in questa stagione non si è visto il Roberto Biancu ammirato l’anno scorso e il dado è veramente tratto. Volendo riassumere in due parole quanto accaduto, a Pesaro e non solo, potremmo prendere in prestito quelle di Luca La Rosa nel post-partita: “Abbiamo fatto un’ottima partita, creato tante occasioni ma se non si fa gol, rimane sempre il rischio di prenderlo. E di perdere anche una partita in controllo”. Mai sintesi fu più azzeccata, Farroni – il portiere marchigiano – ha compiuto due interventi importanti su Travaglini e Biancu nel primo tempo e Udoh nel secondo, ma di base è rimasta la sensazione che l’Olbia si arenasse negli ultimi 25 metri, dove mancassero le idee su come trovare la via della rete e solo un’intuizione personale potesse sbloccare la situazione.
Tutti sotto esame
A due partite dalla fine del girone d’andata l’Olbia è esattamente a metà del guado, con 2 punti di distanza dalla zona play-off e 1 di vantaggio da quella play-out. Un purgatorio, che può condurre con la stessa facilità in paradiso o all’inferno, in cui la società presumibilmente contava di non trovarsi, se è vero che da via Ungheria trapela un po’ d’insoddisfazione riguardo il rendimento di diversi giocatori da cui – evidentemente – ci si aspettava di più. Le ultime due del girone d’andata saranno in casa contro la Fermana (domenica alle 14.30 al Nespoli) e poi a Grosseto, rispettivamente quartultima e penultima, seguite dall’’infrasettimanale contro la Pistoiese terzultima del 22 dicembre. Tre squadre indietro in classifica, tre esami da cui probabilmente dipenderà il futuro in maglia di alcuni dei ragazzi che abbiamo visto in autunno, ma soprattutto tre momenti chiave della stagione. I punti persi iniziano ad essere pesanti e il tempo per i passi falsi è già agli sgoccioli.
Claudio Inconis