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Cagliari, un logo che rompe con la tradizione

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I colori sociali e lo stemma della società sono il cuore pulsante di una compagine calcistica, i simboli d’appartenenza per ogni tifoso, qualcosa alla quale si ritorna, come in una eterna ricerca del lido sicuro.

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Negli ultimi venticinque anni, con l’approssimarsi dei vari centenari, tutte decane tra le società italiane, hanno intrapreso varie iniziative volte a commemorare gesta lunghe un secolo. Ecco che in quel momento venivano prodotte divise speciali, rimodellati gli stemmi, fino ad accostarli, alcune volte, persino al modello originale. Molte di queste iniziative sono anche volte a solleticare il tifoso collezionista, affinché non si lasci sfuggire una divisa importante, magari a tiratura limitata. Ad onor del vero, una prima rivoluzione si era già avuta durante gli anni ’80 – con lo svilupparsi di un seppur timido merchandising – quando, tutte le compagini, con poche eccezioni (il Cagliari tra queste), nell’inserire gli stemmi sulle maglie, li avevano adeguati allo stile dei tempi. Sulle casacche erano fioriti: biscioni, zebre, tori, diavoli forcuti, lupi, aquile e tutto il bestiario dell’araldica calcistica italiana.

Il Cagliari, dicevamo, ne rimase fuori. Il classico scudo con i 4 mori seguitò a campeggiare sul petto dei rossoblù. Per questo il Cagliari può essere, a ragione, definito, tra i club più conservatori del calcio italiano. Ora, l’iniziativa societaria di far disegnare lo stemma al noto stilista Antonio Marras, non ha incontrato le simpatie dei tifosi. Anzi, tra i sostenitori rossoblù, anche in virtù, di un forte attaccamento e di una visione identitaria, questa iniziativa ha sollevato un’ondata di ilarità quando non di ostilità aperta. Forse una campagna di questo genere sarebbe stata accolta diversamente in una comune annata, ma questo è l’anno del centenario, c’era da aspettarsi un ritorno alle origini, magari la riscoperta del logo che campeggiava sulle casacche rosse del 1921, e invece è giunto uno stemma che spiazza proprio tutti. Il logo dal 1928 ha subito mutamenti, ma nella sostanza è rimasto sempre l’essenziale ed un facile riscontro, una sicura familiarità. Se la società cercava un effetto sorpresa diremmo che ha centrato in pieno il proprio obbiettivo.

Mario Fadda 

 
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