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Logan e Robinson, talenti senza tempo per una Dinamo Sassari da playoff

David Logan al tiro contro Milano | Foto L.Canu / Ciamillo-Castoria
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Passano gli anni e gli alunni, cambiano i contesti e mutano i metodi. Nella vita di un professore però l’unico fuoco che non si può spegnere si chiama passione. Senza si rischia di non lasciare un segno tangibile nella vita di chi ascolta per apprendere. E la passione è la stessa fiamma che anima un altro Professore, quel David Logan che domenica 3 aprile ha nuovamente lasciato il segno nella partita contro l’Olimpia Milano, per l’ennesima volta in carriera. Affiancato per l’occasione da un collega chiamato Gerald Robinson, che ha fatto nuovamente capire di voler essere protagonista nel finale di stagione sassarese.

Decisivo

“Gioco solo alla mia maniera. Poi c’è la passione per questo gioco. E quando c’è la passione l’età non conta” ha detto il nativo di Chicago in un’intervista rilasciata al Corriere dello Sport. La chiave sta lì, oltre che nella fame di vittorie che non sembra essere sopita dall’età che avanza. Logan lo aveva già fatto capire negli anni a Treviso, quando era sceso addirittura in A2 a dimostrare di saperla ancora spiegare, prima di un nuovo anno in A1 da attore principale. Poi il ritorno alla Dinamo, la casa in cui nel Bel Paese ha avuto le più grandi soddisfazioni a livello di trofei. Tanti gli sforzi richiesti a inizio stagione, probabilmente troppi, quando il Banco era in difficoltà e senza un vero playmaker a cui affidare il timone della squadra. Poi l’arrivo di coach Bucchi e un ritorno al ruolo di sesto uomo per cui era sbarcato nuovamente in Sardegna, dando sempre la sensazione di poter essere incisivo anche faticando in alcune occasioni al tiro. Tuttavia, contro Milano tutto ha preso una piega diversa, complice l’avversario ma anche l’assenza di un Kruslin fondamentale fino ad ora nelle rotazioni. Una mancanza che però la prova della squadra e soprattutto del Professore non hanno fatto sentire. Trentacinque minuti sul parquet, 25 punti (massimo in stagione), 8/15 da tre punti (record stagionale) e 18 di valutazione. Clinic su come sfruttare i blocchi e dimostrazione di cosa significhi essere caldi. Una squadra presa per mano nei primi due quarti e tenuta a galla nel quarto periodo, quando Milano poteva scappare, con una tripla che ha fatto esaltare il PalaSerradimigni: rimbalzo lungo, pallone tra le mani sulla linea dei tre, finta, Shields che salta a vuoto, palleggio, piedi a posto, solo retina. Piccoli tasselli che costruiscono un’azione capace di racchiudere il talento del Professore, qualcosa che il tempo ha dimostrato di non poter scalfire.

Lucidità

“Ho pensato fosse giusto che Logan stesse in quintetto, quarant’anni e non sentirli. Partita straordinaria, molto incisivo, ho pensato fosse l’uomo giusto da mettere accanto a Robinson contro una difesa solida e severa come quella di Milano”. Incisivo e d’aiuto. Piero Bucchi nella conferenza stampa post partita ha descritto con questi termini la prova di Logan, schierato al fianco di Gerald Robinson nel quintetto base. Due giocatori esperti ma diversi: leader silenzioso il primo, carismatico ed estroverso il secondo. Due interpreti funzionali agli obiettivi della Dinamo Sassari, capaci di innescare gli altri e di mettersi in proprio, di essere parti di un sistema squadra. Dopo alcune partite con qualche difficoltà, soprattutto nelle fasi finali delle gare, anche Robinson ha fatto con Milano quel passo in avanti necessario per raggiungere l’impresa. E la chiara testimonianza è stata la lucidità di fare la scelta giusta nell’ultimo possesso. Era chiaro che le cifre dopo un inizio stellare si sarebbero abbassate, il contributo decisivo però resta – chiedere a Bendzius e Diop – così come le potenzialità per alzare il proprio livello durante i playoff, momento in cui il clima si farà ancora più caldo.

Passano gli anni e le persone, cambiano i contesti e mutano i metodi. La passione però rimane ed è il motore di tutti. Anche di un pubblico tornato a essere protagonista e a cui il Professore e il nativo di Nashville hanno fatto capire che la carta d’identità non conta. E soprattutto che la Dinamo può dire la sua in questo campionato.

Matteo Cardia

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