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L’ANALISI | Udinese-Cagliari, dal fuoco di paglia iniziale ai soliti problemi

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Una debacle senza attenuanti. Il Cagliari annichilito dall’Udinese ha perso il confronto sotto tutti gli aspetti. Fisico, mentale, tattico e tecnico. Più che una seduta davanti alla lavagna, con gli schemi da vedere e rivedere per capire gli errori, i rossoblù avrebbero bisogno di sedersi sulla poltrona dello psicologo per capire quali siano le cause e quali le conseguenze.

Fuoco di paglia

Eppure la prima mezz’ora della sfida della Dacia Arena aveva dato l’impressione di un Cagliari ritrovato. Dalla prima occasione con protagonisti Joao Pedro e Dalbert al gol con i brasiliani ancora sugli scudi, i rossoblù sono passati in vantaggio e apparivano in controllo della partita.

L’azione che porta alla conclusione di Dalbert messa in angolo da Silvestri evidenzia una gestione delle ripartenze vicina alla perfezione. Il rilancio lungo dalla difesa trova in Joao Pedro il pivot ideale, controllo e palla in verticale per il connazionale che è bravo ad attaccare lo spazio in verticale.

Il gol del capitano rossoblù nasce invece da un recupero palla nella metà campo dell’Udinese. Sono tre i giocatori del Cagliari ad andare in pressione sugli avversari, Dalbert riesce a conquistare la sfera, Deiola approfitta della palla vagante per attaccare l’area friulana, Pereiro è pronto a sostegno così come Grassi e Bellanova sono attivi e pronti a correre in avanti.

Il sostegno del centrocampo alla manovra offensiva diventa chiaro quando Joao Pedro conclude l’azione con un tiro chirurgico che termina alle spalle di Silvestri. Sono infatti ben sei i rossoblù nella zona d’attacco, l’unico dalla mediana in su a non arrivare nell’area friulana è Zappa.

Crollo totale

Il vantaggio dovrebbe favorire il Cagliari, portare la squadra a serrare le fila per poi ripartire alle spalle dell’Udinese come avvenuto nelle due occasioni citate. Invece, nonostante il controllo della fase difensiva sia pressoché totale, il crollo del centrocampo e le solite disattenzioni hanno capovolto l’inerzia della partita.

Il gol del pareggio firmato da Becao è il primo campanello d’allarme. Quando l’Udinese imposta l’azione d’attacco, la difesa rossoblù è schierata. Unico giocatore libero sul lato sinistro del campo è Pereyra, la squadra è comunque compatta e ogni avversario è seguito da un difendente del Cagliari.

Sulla verticalizzazione di Molina per Beto arriva il primo errore. Altare prova l’anticipo sul portoghese, ma manca il completamente il tempo dell’intervento favorendo il lavoro di fisico del centravanti bianconero.

Una volta che la conclusione di Beto termina sul lato opposto, ecco che Pereyra si trasforma da elemento estraneo all’azione a deus ex machina del gol. La complicità di Zappa è evidente, l’esterno rossoblù è lento nell’accorciare, lascia al Tucu tutto il tempo di preparare il cross senza mai provare a contrastarne la giocata.

Nonostante ciò ci sarebbe ancora l’opportunità di evitare la rete di Becao, ma tutti i difensori del Cagliari guardano il pallone spiovere verso Beto senza mai attaccarlo e senza dare fastidio all’attaccante portoghese. Cragno compie due miracoli, ma nonostante ciò né AltareBellanova e neppure Lovato sono reattivi sulla doppia respinta, limitandosi a guardare Becao infilare la porta con un destro potente da pochi passi.

Il raddoppio messo a segno da Beto vede nuovamente la difesa rossoblù perfettamente schierata ma statica. Basta il movimento in verticale di Pereyra a tagliare fuori sia Goldaniga che Lovato. Sette giocatori del Cagliari contro cinque dell’Udinese non bastano per evitare la rete del vantaggio friulano.

La giornata no di Altare è esemplificata dal modo in cui il difensore ex Olbia lascia che Beto possa colpire indisturbato da pochi passi. Il rossoblù non sente l’avversario, resta a debita distanza e si concentra sul pallone senza mai pensare all’uomo di riferimento. Come lui tutti i compagni guardano la sfera e nessuno si preoccupa di andare a disturbare Beto, su tutti un Goldaniga completamente assente in ogni passaggio della giocata.

Perseveranza

“Essere positivi va bene, ma bisogna avere degli equilibri”, queste le parole di Mazzarri dopo la sconfitta interna contro la Lazio. Un Cagliari che per recuperare aveva prestato il fianco alle ripartenze biancocelesti, esattamente quanto successo anche a Udine. Sbagliando, in sostanza, non si è imparato.

Il gol che indirizza definitivamente la partita arriva da un’azione d’attacco dei rossoblù. Altare cross dalla trequarti di sinistra, Nuytinck rinvia senza fronzoli e trova Success e Beto in un due contro due a 60 metri dalla porta contro Deiola e Lovato. Il dettaglio da notare è la contemporanea presenza in proiezione offensiva dei braccetti difensivi, da una parte Altare e dall’altra Goldaniga, senza che la loro assenza nella linea difensiva venga compensata dal doppio mediano bloccato. Il solo Deiola può poco – e così Lovato – e il tentativo del sangavinese di bloccare l’azione diventa un assist per l’attaccante portoghese.

Al contrario dopo il passaggio al 4-2-3-1 il Cagliari riesce a restare con più uomini contro la ripartenza che porta al quarto gol friulano. Eppure non mancano due errori che portano Molina a essere completamente solo in direzione di Cragno, con il portiere che viene battuto da un pallonetto perfetto. Zappa non taglia la corsa dell’avversario argentino, Lovato resta fermo invece di arretrare verso la propria area come da manuale in caso di palla scoperta. Ancora una volta la superiorità numerica in difesa non basta, quando mancano attenzione e salute fisica e mentale per gli avversari diventa troppo facile colpire.

Con la gara ormai chiusa anche il quinto gol conferma la tendenza della difesa rossoblù a concentrarsi solo sul pallone e mai sull’uomo di riferimento. In questo caso è Dalbert il colpevole. Il brasiliano guarda il taglio di Pussetto piuttosto che provare a contrastare Beto al suo fianco. Sul proseguimento dell’azione il pallone messo in mezzo dall’attaccante friulano trova nel centravanti la facile deviazione in porta.

Una sconfitta pesante, meritata e che apre tante domande sulla gestione tattica da parte di Walter Mazzarri. Non solo nelle scelte iniziali, con giocatori fuori ruolo e al di sotto dei valori necessari per contrastare l’Udinese, ma anche nei famosi uno contro uno a tutto campo. Le marcature gasperiniane perdono di efficacia quando ogni duello viene perso soprattutto fisicamente, quando si arriva sempre secondi sulla sfera, quando i reparti si allungano e si aprono praterie per avversari che in campo aperto vanno a nozze. Contro la Juventus, ma anche nelle altre sei gare restanti, servirà un altro Cagliari, magari meno aggressivo ma che faccia della compattezza la propria forza. Al contrario la salvezza sarà un miraggio.

Matteo Zizola

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