Acqua sulle fiamme dell’inferno che si era avvicinato pericolosamente. Sale sulle ferite della propria città che passa dalla speranza all’incubo. Come Mina canta per poi sparire fino alla prossima hit, così Alberto Cerri segna per poi non mettere più il suo nome a tabellino.
One shot
Non sono né semplici e né soprattutto banali le reti del centravanti di riserva con la maglia numero 27 del Cagliari. L’ultimo in Serie A era stato al minuto 97 della partita contro la Sampdoria di dicembre 2019. Quattro a tre, colpo di testa, vittoria che sembrava poter lanciare la squadra verso sogni europei. In mezzo due gol in Coppa Italia distribuiti su due diverse stagioni, ma soprattutto l’oblio di un campo visto con il contagocce. Fino al penultimo giro di lancette di sabato 17 aprile 2020, quando sul cross di Gastón Pereiro la testa di Alberto Cerri è tornata a svettare e a piazzare la rete che ha ridato speranza al Cagliari. Quattro a tre, di nuovo, ma al posto dei sogni europei una rincorsa salvezza che resta viva grazie ai tre punti conquistati all’ultimo respiro.
Parole, parole, parole
Alberto Cerri nella sua esperienza con la maglia rossoblù ha prima fatto male, poi godere. Il gol contro i blucerchiati arrivato dopo tante, troppe partite senza lasciare il segno. Poi il vuoto, una strana cessione verso Ferrara con Paloschi a fare il percorso inverso, il ritorno. Pochi minuti, le reti che mancano, e di nuovo il godimento improvviso in una sera della Sardegna Arena quando tutto sembrava ormai perduto. La corsa verso la telecamera, la risposta alle polemiche e agli insulti, la fuga verso gli spogliatoi respingendo abbracci ed esultanza. Certo, le critiche spesso eccessive hanno fatto male al gigante parmense, ma è forse in quella reazione che si spiegano le difficoltà di Cerri in maglia rossoblù. Quelle di un professionista che soffre le stilettate della piazza, ma che più che reagire con le parole, umanamente comprensibili, ha un’arma con cui rispondere. I gol. Quelli che sono mancati. Pur se è vero che le occasioni non sono state tante, Cerri quando chiamato in causa dall’inizio non ha mai risposto presente. Al contrario quando inserito in corsa ha dato una mano, anche se i gol sono stati assenti.
I numeri non mentono
Per vincere la sua battaglia contro le critiche Cerri può solo rispondere sul campo. I gesti polemici lasciano il tempo che trovano, il pubblico allo stadio non c’è e senza di esso nemmeno i fischi. I social? Dare peso a chi insulta dalle piattaforme virtuali serve a poco, la differenza tra un campione e un giocatore normale è tutta nel carattere che porta a superare certe dinamiche. Se diversi allenatori non hanno puntato su di lui non può essere colpa delle critiche. Il campo, giudice insindacabile, emette le sentenze. Per cambiarle l’unica via è attraverso i gol e le prestazioni. Attraverso gli allenamenti per convincere l’allenatore di turno. Il gol contro il Parma potrebbe entrare nella storia solo se il Cagliari dovesse salvarsi e con il gol anche chi lo ha realizzato. Da solo, però, non basta a urlare la propria rivincita. Serve costanza, servono la testa bassa e il lavoro. Servono i gol, e non ogni anno e mezzo. Perché per quanto non semplici e non banali, per quanto imprevedibili e mai uguali, restano pochi e troppo lontani tra loro. E un centravanti, volente o nolente, si giudica dai numeri.
Matteo Zizola