Quante cose succedono in pochi istanti di un soleggiato pomeriggio di domenica. Il vento fuma la sigaretta di un vecchio pensieroso al Bastione. Un gruppo di bimbi rom fa il bagno alla spiaggetta di Su Siccu mentre le madri raccolgono telline con vecchie padelle in ottone. Un bambino gioca a pallone con il muro davanti alle scalette di Sant’Anna. Pavoletti ferma il tempo, stacca tra due difensori e… swish. Rumore della rete gonfiata da un pallone. Una boccata d’ossigeno a pieni polmoni. Aria fredda, buona, che fa tutto il giro del corpo, dalla punta dei capelli alle dita dei piedi, prima di uscire. Come a dire: “Sì, sei ancora vivo”.
Rifiatare – Il 2-0 a Crotone è stato questo per il Cagliari: riemergere dall’acqua un istante prima che finisca il fiato. Gioco stupido che facevamo da bambini al mare, ma che comunque è un esercizio niente male per capire l’importanza dei limiti nella vita. La squadra di Semplici convive con limiti e paure ormai da mesi, forse ancora prima che dall’arrivo di Di Francesco. Serviva una svolta, una strattonata, uno schiaffo di un amico per riprendere coscienza che la via intrapresa era quella sbagliata. Non un bel Cagliari quello di Crotone: partito con un approccio debole, sofferente sulle sfuriate di Ounas e Messias e poco lucido in ripartenza. Però un Cagliari cinico, come mai da settimane e settimane a questa parte. E poi una prestazione in crescendo a dimostrare che qualcosa anche nel buio recente di risultati può cambiare.
Svolta fortunata – Inutile fare troppi giri di parole: quella dei rossoblù in Calabria è stata una vittoria anche fortunata. Di Carmine sempre in ritardo di centimetri, Ounas bello ma solo leggermente frizzante, il palo dello stesso algerino su un tiro che avrebbe potuto cambiare l’inerzia della gara, un centrocampo avversario andato in riserva per due infortuni in meno di 40 minuti e anche la gestione alternativa da parte di Stroppa di Simy e Messias. Episodi. Fanno parte del mondo del calcio e della nostra vita da sempre, e possono cambiarne totalmente i profili. Per una volta però il Cagliari è stato bravo a reggere l’urto. La pressione avversaria che non ti porta a mollare per forza la presa e alla fine invece che cedere al nemico di turno e agli episodi nella ripresa, come successo con Sassuolo, Lazio, Atalanta e Torino negli ultimi tempi, è stata la squadra di Semplici a mettere la propria firma sull’incontro. Dettagli, diranno gli amanti del bel gioco. Dettagli di una partita che, esclusa qualche fiammata, è stato tutto tranne che spettacolare. Però i dettagli cambiano la percezione del mondo. E un Cagliari, compatto e fortunato, dal sapore vintage del suo duo offensivo Joao Pedro-Pavoletti, deve ripartire dai dettagli di Crotone. Mancano 14 finali, “non è stato ancora fatto nulla” – come detto a fine gara da Semplici – però almeno la speranza di poter fare l’impresa è tornata. E sembrava davvero un ritorno impossibile dopo il venerdì nero di una settimana fa contro il Torino. Ma, come detto, ne succedono di cose in un pomeriggio soleggiato di domenica…
Roberto Pinna