Come da copione il Cagliari abbandona la Coppa Italia dopo la sconfitta per 1-0 a Bologna. Una competizione che non lascia spazio ai sogni, per struttura e per una semplice questione di priorità, ma che comunque lascia sì spazio a indicazioni per Fabio Liverani in vista della sfida di Ascoli in Serie B e del futuro in campionato.
Compattezza e poco altro
Perdere contro una squadra di categoria superiore rientra nell’ordine delle cose. Così l’autogol di Obert, decisivo per le sorti dell’incontro, è solo un dettaglio in mezzo a tanti responsi avuti dalla gara del Dall’Ara. Positivi e non, partendo dall’atteggiamento messo in campo dal Cagliari. Liverani ha scelto di dare spazio a diversi elementi finora meno utilizzati, ottenendo risposte contrastanti. Ma, soprattutto, ha impostato la gara badando più al sodo che ad altro. Tradotto, un 4-3-3 che, di fatto, è stato quasi sempre un 4-5-1, sacrificando gli esterni offensivi in un lavoro di copertura che ne ha limitato le caratteristiche d’attacco. Perdere in Coppa Italia contro un’avversaria di Serie A fa parte del gioco, scegliere tra provarci o aspettare – magari con un delitto perfetto nella parte finale dell’incontro – rientra invece nel campo delle diverse possibilità. Liverani ha optato per la soluzione conservativa, alla fine il risultato è stato comunque una sconfitta per il classico episodio che, però, arriva soltanto se si prova a portarlo dalla propria parte.
Sacrificio e fallimento
Eppure nella serata di Bologna non tutto il male viene per nuocere. Certo, ci sono le occasioni fallite da parte di Millico e Pereiro, intese non come conclusioni facili davanti al portiere felsineo, ma piuttosto come chance di cambiare le gerarchie in vista del campionato. I due esterni d’attacco hanno perso la loro sfida nella sfida, con il Tonga che si è spento piano piano con il passare dei minuti, mentre l’ex Cosenza e Torino ha messo in mostra più confusione – tattica e di scelte – che altro. Ma, d’altro canto, buttare la croce soltanto sugli interpreti sarebbe probabilmente sbagliato, perché quando sei chiamato a inseguire gli avversari più che farti inseguire diventa complicato incidere in territorio nemico. Pereiro che marca Lykogiannis piuttosto che il contrario non può portare a un Tonga che mette la sua firma a 70 metri dalla porta di Bardi, così come Millico dalla parte opposta. Questione di scelte, appunto, tra un 4-3-3 che possa far male e un 4-5-1 che bada a non farsi male. E Liverani ha scelto la seconda strada, limitando le caratteristiche di chi avrebbe preferito giocarsi le proprie carte con un atteggiamento differente. E che dire di Lapadula prima e Pavoletti poi, cavalieri solitari in mezzo ai difensori del Bologna, corse a vuoto e poco supporto di una squadra impegnata più a contenere che a offendere. L’italo-peruviano non ha di certo brillato, anzi, così come il livornese entrato al suo posto. Ma diventa complicato farsi notare se gli unici palloni che arrivano sono sporchi, brutti e cattivi. Ovvero, lanci lunghi o verticalizzazioni da addomesticare senza che nessuno si proponga per lo scarico.
Risposte e domande
Con una filosofia di questo tipo, l’aspetto positivo è che difesa e centrocampo hanno retto la pressione del Bologna. Non che gli uomini di Thiago Motta siano apparsi in grande spolvero, ma sia contro le seconde linee sia quando il tecnico ex Spezia ha buttato dentro i pezzi da novanta, la fase difensiva del Cagliari ha retto senza nemmeno troppe difficoltà. Merito di una compattezza ritrovata, ma anche di singoli che non hanno mancato l’appuntamento. Ed è qui che passa la differenza tra cogliere al volo l’occasione di mettersi in mostra o, al contrario, buttarla al vento. Gli esempi principe rispondono ai nomi di Capradossi e Kourfalidis, protagonisti di prestazioni di buon livello e che danno garanzie per il futuro. Soprattutto il difensore ha risposto presente proprio ora che ci sarà bisogno di lui anche in campionato. L’infortunio di Goldaniga regalerà spazio all’ex Spal e Spezia, ma Capradossi nella serata di Bologna ha dimostrato che quello spazio lo merita a prescindere dalle disgrazie altrui. Preciso, puntuale, attento, quello che serve a una retroguardia a volte fin troppo distratta. Come il centrale scuola Roma così Kourfalidis esce rinfrancato dalla sfida di Coppa Italia. Lasciando aperte domande sul recente passato che lo vede come unico del gruppo ancora a secco di minuti in campionato. Davvero questo Cagliari può fare a meno della freschezza e dell’intensità del giovane greco anche solo come alternativa ai titolari? Davvero il Nicolas Viola visto ieri a Bologna – fisicamente indietro, ritmi bassi e corsa limitata – può essere più utile da interno di Kourfalidis? Essere riuscito a mettere sul piatto queste domande, che già erano nell’aria, è un successo per il classe 2002 di Salonicco.
“Dobbiamo dare continuità, dobbiamo crescere come squadra e come collettivo“, queste le parole di un pur soddisfatto Liverani nel post sconfitta di Bologna. A partire da Ascoli, lunedì 24 ottobre nel Monday Night della Serie B. Tenendo ben presenti le indicazioni, positive e negative, arrivate dalla serata del Dall’Ara. Allungare la coperta l’obiettivo, perché il Cagliari ancora una volta ha rinunciato ad attaccare per non perdere compattezza dietro. Se si vuole vincere, però, bisogna rendersi pericolosi e tirare nella porta avversaria. Attraverso costruzione e supporto alla fase offensiva di tutti i reparti. Quello che è mancato a Bologna, e non solo.
Matteo Zizola