“Non sono un integralista, sono pronto a modificare le mie idee di gioco in base alla squadra”. Testo e musica di Eusebio Di Francesco, a teatro Doglio nel giorno della sua presentazione come nuovo allenatore dei rossoblù.
Dubbi – Ad essere sinceri quella frase, detta lì in mezzo a tante altre nelle prime ore da mister del Cagliari, passò un po’ sotto traccia. Tutti infatti rimasero incuriositi da altri temi: il 4-3-3, la nuova vita di Joao Pedro da esterno a sinistra, il mercato che sarebbe stato incentrato principalmente sui giovani e la voglia di far nuovamente divertire i tifosi rossoblù. Eppure Di Francesco aveva detto già tutto dal primo giorno. Certo, noi avevamo faticato a capirlo.
Il percorso – Ad Aritzo, la prima occasione utile per vedere dal vivo la squadra, i primi giudizi su una rosa non adatta al 4-3-3 arrivarono. Ma era presto, il mercato era ancora aperto e la speranza era tanta. Poi ci fu l’incoraggiante amichevole con la Roma. Un buon pareggio che fece subito capire alcune lacune che la squadra del Di Fra ancora oggi sta provando a migliorare: i troppi gol subiti, le difficoltà nei momenti di gestione della gara e il peso dell’assenza di vere alternative in ogni ruolo, nonostante una rosa molto ampia. L’inizio della Serie A con Sassuolo e Lazio, due prove toste, mise poi in luce tutti i problemi. E paradossalmente l’alibi di aver incontrato squadre che già si conoscevano rispetto a un Cagliari in costruzione, usato più volte dagli addetti ai lavori e dai tifosi in quei giorni, si è dimostrato avere poco senso. Per i sardi è stata una fortuna prendere subito qualche porta in faccia. Un inizio soft nel calendario magari avrebbe nascosto le lacune che invece ora vediamo come così evidenti e che il tecnico ex Sampdoria è stato fin qui così bravo a cercare di rimediare domenica dopo domenica.
Maturazione – L’inizio in salita su alcuni aspetti del piano del gioco ci ha fatto conoscere un Di Francesco che a Sassuolo e Roma conoscevano bene ma che qui in Sardegna ancora faticavamo a immaginare. Un allenatore con una sua idea ben chiara di fare calcio ma bravo anche ad adattarsi alle difficoltà e ai momenti della stagione. Ecco allora il primo passaggio con lo spostamento di Joao Pedro più vicino alla porta con il nuovo 4-2-3-1. E poi, nell’ultima sfida alla Sampdoria, ecco un nuovo atteggiamento in campo. Niente frenesia in cerca della profondità ma attenzione di squadra alla fase di non possesso. Magari il Cagliari del primo tempo contro i blucerchiati non sarà stato spettacolare come a Bologna però ha colpito un palo, ha costretto in pressing continuo Augello all’espulsione e soprattutto non ha fatto fare gli straordinari a Cragno. Dopo tanto tempo il portiere rossoblù ha avuto un turno di riposo. Insomma, la vera forza di questo Cagliari di Di Francesco sembra la sua adattabilità. Una piccola sorpresa da un allenatore a volte troppo dipinto per stereotipi e che invece sta dando un’impronta mobile al suo Cagliari. Una squadra che è in grado di cambiare continuamente per adattarsi alle proprie lacune, agli schiaffi che ogni tanto una lunga stagione dà e alle incertezze del primo campionato completo in piena pandemia.
Roberto Pinna