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Cagliari: Godín pronto al rilancio, il Sudamerica può attendere

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Una questione di cuore, il richiamo di quella terra di cui ha sentito parlare, ma che non ha mai vissuto. Eppure nei racconti del suocero Pepe c’è la magia di quella città tanto uruguaiana, almeno nel calcio, dove da Enzo a Fabian arrivando a Diego in tanti hanno fatto fortuna. E la moglie, nata proprio da quelle parti, il mare, l’ultimo giro di giostra perfetto.

Aspettative mancate

“Il presidente voleva alzare l’asticella, portare il Cagliari magari non in Europa League, ma tra le prime dieci in classifica sì“. Per uno abituato a giocare per i titoli come Diego Godín sapere che il richiamo della Sardegna portava con sé obiettivi ambiziosi voleva dire tanto. E così il Faraone ha scelto di restare in Italia, passare dai colori nerazzurri dell’Inter a quelli rossoblù del Cagliari. Ingaggio importante, tre milioni di euro a stagione, aspettative elevate, ma l’inizio non è dei migliori, anzi. Come spiegato proprio dal capitano della nazionale uruguaiana a Canale 10, televisione del Paese natale, gli alibi non mancano per spiegare un approccio con il piede sbagliato. Una stagione con l’Inter finita tardi, la finale di Europa League il 21 agosto, le vacanze inesistenti, il cambio di maglia, la preparazione precampionato assente. E quando tutto sembrava poter tornare al proprio posto, ecco la positività al Covid. Passata la quale, destino beffardo, un piccolo infortunio lo ha tenuto fuori per due settimane.

Rinascita

Prestazioni piene di bassi e con pochissimi alti, finché anno nuovo vita nuova si è trasformato da detto in realtà dei fatti. Il Godín che faceva storcere il naso della prima metà di stagione piano piano cresce, la difesa a tre non lo penalizza più di tanto perché rispetto a quel ruolo a sinistra con Conte, sia Di Francesco che Semplici gli danno le chiavi mettendolo al centro. Una sorta di libero vecchio stampo e Godín, abituato al calcio del Cholo Simeone, con il pallone di una volta ci va a nozze. E cresce, fino a diventare perno imprescindibile della difesa rossoblù. Quando gioca lui chi gli ruota attorno sbaglia poco o nulla, la sua esperienza al servizio dei compagni, la lotta salvezza una novità che lo costringe a imparare da zero. “A 35 anni non mi sarei mai immaginato che una stagione con il Cagliari mi avrebbe fatto vivere così tante cose e apprenderne altrettante. È stato un bagno di umiltà, imparare a lavorare di più, è stato importante per me, per la mia carriera, per il mio futuro”.

E ora?

Futuro, appunto. Le chiamate dell’amico Medina, allenatore del Talleres, che prova a convincerlo a tornare in Sudamerica. Non in patria, ma a Cordoba, Argentina. Eppure Godín sembra avere le idee chiare, più che lasciare la sua intenzione è quella di raddoppiare. “Non so se finirò la carriera in Europa o meno, penso al presente. Ho ancora un anno di contratto con il Cagliari con opzione per il terzo, voglio divertirmi, continuare a giocare, rimanere competitivo per restare capitano della nazionale finché posso”. Tradotto, no al ritorno oltreoceano, non è ancora tempo. La Celeste prima di tutto, i mondiali in Qatar come obiettivo numero uno, l’Italia e Cagliari la via per arrivare all’ultimo ballo da capitano con la maglia della nazionale. Sempre che di ultimo ballo si tratti. Anche perché con la città il rapporto è ottimo, “posso muovermi senza problemi” dice il Faraone, “è molto tranquilla, si vive bene, la qualità della vita è impressionante” e poi “qui gli uruguaiani sono rispettati, amati, anche chi lavora nella squadra ti parla sempre del Maestro (Tabarez), di Pepe (Herrera), di Enzo (Francescoli), di Fabian (O’Neill), del Memo (Lopez). Ci amano e si identificano tanto”.

Crescere insieme

Godín non pensa all’addio, la tentazione di un ritorno in Uruguay o nella vicina Argentina non è ancora forte. Il Cerro, dove la sua carriera è iniziata, può attendere e così il Talleres. La parola passa a Giulini, perché quell’ingaggio da tre milioni è pesante e perché il Faraone vorrebbe evitare un’altra stagione “di angoscia, di pressione, in cui ti manca la fiducia perché ti impegni di più, lavori di più, ma i risultati non arrivano”. Godín vuole portare il Cagliari dove il presidente rossoblù avrebbe voluto che fosse già quest’anno, quei primi dieci posti con vista Europa obiettivo sostituito in corsa dalla lotta salvezza. Ripartire da zero anche per il Faraone, per non salutare la Sardegna con l’amaro in bocca. Questione di obiettivi, di programmi, di alzare l’asticella. Con un anno di ritardo, ma con un Godín pronto a dire la sua.

Matteo Zizola

 
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