Musica e calcio, giocatori rock, altri jazz, altri ancora un lento di fine serata. Zito Luvumbo è un nuovo tipo di interprete, l’attaccante hip hop, genio e sregolatezza, il freestyle preferito allo spartito da seguire rigorosamente, numeri e velocità al servizio del Cagliari di Fabio Liverani.
Guess who’s back, back again
Esordio da titolare nella prima stagionale a Como, poi solo spezzoni a spaccare le partite nell’ultima mezz’ora o anche meno. Assist, falli subiti, ammonizioni procurate e il gol chiudi contesa di Benevento. Poi, a Genova, ecco di nuovo la maglia nell’undici iniziale, occasione da cogliere ma non sfruttata a causa di eccessivo egoismo nei momenti topici. Genio e, appunto, sregolatezza. Pochi si sarebbero aspettati una conferma dopo lo zero a zero contro il Genoa, l’opzione doppio centravanti come più probabile e la storia delle scelte di Liverani a indicare la via. Perché, in fondo, mai il tecnico rossoblù aveva schierato lo stesso partner della punta per due partite di seguito, al netto del duo Mancosu-Nández che, però, proprio esterni offensivi non sono. Ne è consapevole Gastón Pereiro, gol su quel ramo del lago di Como, titolare contro il Cittadella e poi l’attesa per la nuova occasione. Lo sa bene Jacopo Desogus, titolare alla prima e poi via in prestito a Pescara. E ancora Vincenzo Millico, mai schierato dall’inizio, o Filippo Falco che ha trovato la prima titolarità proprio contro il Brescia. Luvumbo diventa così la sorpresa nella sorpresa, centravanti nel tridente e due gare di fila dal primo minuto per la prima volta in stagione. La risposta? Dieci minuti dieci, errore del duo Lezzerini-Papetti, Mancosu chiama e Zito risponde. Con una freddezza che ha imparato con il tempo, stop e tiro immediato a portare in vantaggio il suo Cagliari.
Without me
Now this looks a job for me, microfono in mano sul palco della Unipol Domus. E quel lavoro si chiama gol, ma non solo. Il secondo stagionale, ma soprattutto un apporto alla squadra che ha regalato respiro e messo in ansia l’avversario chiamato Papetti. Falli su falli subiti, accelerazioni, uno contro uno, imprevedibilità. Everybody just follow me, ’cause it feels so empty without me. Zito Eminem Luvumbo, di rima in rima, ha preso così in mano il Cagliari. Convinto Liverani a puntare su di lui, a costo di lasciare fuori il titolare designato Lapadula e il suo alter nove Pavoletti. Tridente leggero, l’angolano al centro a dare profondità e velocità in mezzo a una difesa avversaria da prendere alle spalle. Impossibile rinunciare al classe 2002 di Luanda, diventato imprescindibile e non più arma da usare quando la partita volge al tramonto. E Luvumbo ha risposto presente, pur dando ancora la sensazione del diamante grezzo con ampi margini di miglioramento. Le scelte di giocata e, soprattutto, quella tendenza a cercare il fallo più che la via maestra verso la porta avversaria. Il rischio di una nomea alla Lulù Oliveira è dietro l’angolo, nel dubbio l’arbitro di turno non fischia se il protagonista è il ventenne angolano. Il rigore in Coppa Italia contro il Perugia, guadagnato con fin troppa furbizia, i dribbling a caccia di un tocco che a volte non arriva ma Luvumbo non lo sa e vola lo stesso. Dettagli, ma di quelli che possono fare la differenza tra un giocatore decisivo e uno che raccoglie meno di quanto potrebbe. Come contro il Brescia, appunto, quando l’idea di prendersi il rigore ha superato quella di andare verso la porta di Lezzerini e puntare al gol.
Pulp Zito
Non c’è due senza tre e, con in mezzo la gara di Coppa contro il Bologna, per Luvumbo la prossima sfida si chiama Ascoli. Essere decisivo, ancora una volta, per continuare nel suo nome la risalita del Cagliari verso i piani alti della Serie B. Il gioco latita, il bicchiere però piano piano si riempie, e nelle difficoltà di squadra sono i lampi dei singoli che possono aiutare a superare le difficoltà. Luvumbo è diventato così, dribbling dopo dribbling, gol dopo gol, la chiave di volta della fase offensiva targata Liverani. Il talento da seguire, quello a cui affidarsi per il freestyle che possa sorprendere le difese avversarie. “Benedetto sia colui che nel nome della carità e della buona volontà conduce i deboli attraverso la valle delle tenebre; perché egli è in verità il pastore di suo fratello e il ricercatore dei figli smarriti”. Pistola fumante, avversari da puntare, l’arma per scardinare le difese. Con buona pace dei compagni più esperti e titolati. Il futuro è suo, ma non solo, perché Zito Luvumbo è già il presente.
Matteo Zizola