Una corsa prestigiosa ma non solo. Il decimo posto è obiettivo di sempre del Cagliari da quando è tornato in Serie A, nel 2016. Ma quanto porterebbe nelle casse rossoblù (e degli altri club)?
Dai 40 punti appena raggiunti dai sardi fino ai 34 del Bologna in grande spolvero. In mezzo ci sono Fiorentina (40), Sassuolo e Spal (38), Parma (36), Genoa (34). Momenti di forma differenti, velleità che cambiano, intanto gli isolani assaporano un traguardo che darebbe tanto lustro al lavoro svolto da Maran e soci, guardando alla prossima stagione da affrontare magari con qualche variazione in più.
Il quid del decimo posto, però, è anche (e soprattutto) economico, in un’epoca dove la moneta fa tutta la differenza del mondo, nel calcio e non. Inseguire quella posizione, infatti, vuol dire rincorrere le cosiddette “quote incrementali” delle risorse derivanti dai diritti tv, assegnate in base al piazzamento finale in campionato. Dall’undicesimo posto al diciassettesimo (l’ultimo utile per salvarsi) ogni società incasserebbe un milioncino, indipendentemente dal piazzamento. Alla decima classificata andrebbero invece 3 milioni e 100mila euro in più, non poco per realtà medio-piccole come il Cagliari e le contendenti di cui sopra. Con quella cifra, per esempio, si potrebbe convincere Barella a rimanere ancora a casa, oppure in passato squadre del rango in questione hanno acquistato futuri top player per cifre anche inferiori (un esempio? Torreira e Skriniar alla Sampdoria…). Più si sale più si incassa, ovviamente, ma i 48 punti della Sampdoria appaiono troppo lontani per tutti, a fare da spartiacque tra i due tronconi dell’attuale Serie A.
Francesco Aresu