Un filo rosso lungo un anno, dall’estate del 2021 a quella del 2022. In mezzo una retrocessione dolorosa, minimo comune denominatore i conti da sistemare e un monte ingaggi da abbattere. Cambiano le stagioni e con loro i campionati da disputare, ma per il Cagliari il tema economico resta al centro del dibattito.
Alla porta
Un destino comune, diverso nei modi anche se simile nella sostanza. Da una parte il passato che risponde al nome di Diego Godín, dall’altro il presente chiamato Joao Pedro. A unire le due figure del Faraone e del numero dieci rossoblù è Stefano Capozucca, direttore sportivo del Cagliari. Trova le differenze, passatempo da spiaggia che in estate diventa una costante. “La società è sanissima, ma per fare un esempio non potrà più permettersi un ingaggio come quello di Godín. Grande professionista e giocatore, ma è un discorso economico” disse l’uomo mercato rossoblù nella conferenza di fine anno di fine maggio 2021. “È normale che oggi Joao abbia mercato, ma ha anche dei costi, quindi è giusto che vada avanti. Non vedo come possa restare in Serie B, sarebbe un lusso”, le parole sempre di Capozucca a poco più di un anno di distanza. Cambiano i protagonisti, resta la volontà di dire addio a chi pesa – e non poco – sul bilancio della società rossoblù.
Difficoltà
Trovare le differenze è al contrario semplice se si guarda al profilo dei due calciatori. Godín con il suo stipendio fuori budget, prestazioni non sul livello atteso e una parabola discendente che – a posteriori – risulta oggi ancora più evidente. Dal Cagliari al Botafogo, pochi mesi e ora il Velez Sarsfield per trovare quel minutaggio che manca in Brasile mettendo a rischio la forma in vista dei Mondiali in Qatar. Joao Pedro e quel contratto in scadenza a giugno 2023, la doppia cifra alla casella gol, la fascia di capitano e l’etichetta di bandiera che potrebbe presto staccarsi dalla maglia indossata per la prima volta nel 2014. Non solo, ma se per Godín fu possibile rispondere a distanza alle parole di Stefano Capozucca dal ritiro della nazionale uruguaiana, il silenzio di Joao Pedro è logica conseguenza del rispetto delle regole in casa Cagliari. Niente dichiarazioni contrapposte, mentre le onde lunghe di radiomercato suonano il canto delle sirene della Torino granata e della Brianza. Il risultato, al momento, è un nulla di fatto. La società rossoblù chiede sette milioni, le offerte non si avvicinano a una valutazione comunque crollata sia per la retrocessione sia, soprattutto, per quell’accordo in scadenza tra un anno che rende Joao Pedro libero di poter firmare un nuovo contratto altrove da gennaio 2023 per la stagione successiva.
Tra rapporti e nazionale
C’è poi un’altra differenza non di poco conto, rappresentata dalla storia del brasiliano in Sardegna e non solo. Perché se con Godín il rapporto non è mai decollato, con il numero dieci di Ipatinga il direttore sportivo Capozucca è legato anche dal punto di vista personale. “Tutti dicono che sia un mio figliolo perché sette anni fa gli feci disfare le valigie e lo volli tenere da subito” le parole nell’ultima conferenza stampa dello scorso 6 giugno. Dettaglio non di poco conto, nonostante quel rinnovo atteso a lungo e mai arrivato nell’ultima stagione. Dettaglio che spiega come difficilmente si arriverà allo scontro come accaduto con Godín, salutato non senza polemiche – la famosa epurazione post Udinese – dopo un tira e molla lungo mesi e un contratto ridiscusso appena prima del crollo verticale dei rapporti. Non solo, ma anche il discorso nazionale è diametralmente opposto. Il Faraone ha nei Mondiali in Qatar il suo chiodo fisso, Joao Pedro ha dovuto dire addio al sogno chiamato Coppa del Mondo subito dopo aver assaggiato la maglia azzurra nella sconfitta contro la Macedonia del Nord. Un obiettivo ormai andato e che potrebbe incidere e non poco sulle decisioni future del numero dieci rossoblù.
Nell’estate della rivoluzione, al netto dell’ingaggio importante, fa specie che il primo della lista dei partenti in casa Cagliari sia proprio colui che nelle ultime stagioni ha trascinato con i suoi gol una squadra spesso sull’orlo del baratro. Una volta caduti nel burrone chiamato Serie B, la scelta della rivoluzione ha in Joao Pedro il capofila tra i possibili addii. Sempre che, a sorpresa, non arrivi una permanenza che al momento appare pura utopia.
Matteo Zizola