Il gioco del giudizio è uno dei preferiti dagli appassionati di sport. Il commentare come forma di partecipazione alla fatica o alla passione per i colori di una o l’altra squadra. Aspettando il campo l’unico aspetto per cui possiamo in qualche modo analizzare il primo periodo sulla panchina del Cagliari di Eusebio Di Francesco è il mercato.
Anche perché lo stesso tecnico rossoblù si è presentato come un allenatore-manager, con quel tocco di maggiore responsabilità dal sapore inglese che da sempre affascina il mondo del pallone italico. Anche perché se è vero che l’allenatore è il primo a pagare per i risultati in campo se questi arrivano anche per delle sue errate valutazioni in fase di costruzione della rosa il dito nella piaga entra in maggiore profondità. Di Francesco sta avendo e avrà un forte impatto sul calciomercato dei rossoblù. Lo ha detto lui stesso: “Uno dei motivi per cui ho scelto Cagliari è stata la possibilità di avere un certo peso nella costruzione del progetto”. Una frase detta chiaramente il giorno della sua presentazione e ripetuta di fatto in ogni intervista fatta da tecnico del Cagliari, compresa la conferenza ad Aritzo dopo il test con l’Olbia. Una sorta di promemoria per la società.
A Cagliari un tecnico con questa propensione e questa attitudine a dire la sua sul mercato non si vedeva da tempo. Maran ha costruito una squadra chiedendo alcuni suoi uomini chiave ma Di Francesco sembra aver messo dei paletti molto precisi al club. E in effetti, fin qui, il mercato del Cagliari è stato diversissimo dagli anni passati. Aspettando i grandi nomi, su tutti i sogni Godin e Nainggolan, sono arrivati giovani di belle speranze ma con pochissima esperienza o con la necessità di rilanciarsi. Per primo l’investimento Marin. Dieci milioni per il play rumeno che arriva dal flop in Olanda. Ma uno degli uomini chiesti dal tecnico pescarese per sposare il rossoblù. Poi Zappa, Sottil e a breve anche Tripaldelli. Senza dimenticare il 2002 angolano Luvumbo, operazione questa però spinta maggiormente dal nuovo direttore sportivo Pierluigi Carta. Giovani, italiani e con poche presenze in Serie A o addirittura esordienti. Un bel rischio per un nuovo allenatore. Un rischio che mostra il coraggio del tecnico ex Roma, Sassuolo e Sampdoria tra le altre. Un’inversione di marcia rispetto allo scorso mercato fatto di grandi nomi, quasi tutti stranieri: Simeone, Olsen, Nainggolan, Rog e Nandez.
Con i tanti giovani che abbasseranno l’età media di una squadra che da diverse stagioni era tra le cinque più “vecchie” della Serie A. Quest’anno, inoltre, ancora il grande botto di mercato non è arrivato. Poteva essere Juan Jesus ma poi tutto è sfumato. Poteva essere Czyborra, annunciato dalla stessa società, ma poi anche il tedesco ha scelto un’avventura diversa da quella sarda. Poteva essere Fazio ma poi c’è stata la virata decisa sul sogno Godin. E ora si aspetta il caudillo uruguaiano. Nel frattempo il campionato è pronto a cominciare. E finalmente potremo giudicare Di Francesco per il suo lavoro sul campo. Senza dimenticare però una prima parte di calciomercato sicuramente atipico rispetto al recente passato cagliaritano.
Roberto Pinna