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Amoruso: “Torres, mi manchi. La salvezza passa dall’unità del gruppo”

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Talento cristallino, un affetto e un legame ancora forti con Sassari e soprattutto la sua prima rete in maglia Torres fatta nel 2-0 al Gubbio nel 1999. Risultato che resta anche l’ultimo successo dei rossoblù sui prossimi avversari per Scotto e soci, nell’ultima trasferta del campionato che vedrà i ragazzi allenati da Alfonso Greco giocarsi parte della salvezza tra i professionisti. Stiamo parlando di Luca Amoruso e proprio con l’ex giocatore dei sassaresi, che in maglia Torres ha fatto il record di presenze e gol in carriera (28 in 66 presenze), abbiamo fatto una chiacchierata prima del penultimo turno del Girone B della Serie C.

Luca, sarà un finale al cardiopalma per la Torres: come hai visto i rossoblù al ritorno tra i professionisti dopo tanti anni?

“Sono sincero da quando ho smesso mi sono dedicato soprattutto all’azienda di famiglia e ho staccato dal calcio quasi completamente. Però per Sassari ho sempre fatto un’eccezione perché la Torres da sempre è nel mio cuore. Quello che ho vissuto negli anni in Sardegna, sia come calciatore che come uomo, è stato importante. Rivedere quest’anno la Torres in Serie C è stata una bella soddisfazione. La gente lo meritava dopo alcuni anni difficili, ricorderò per sempre la passione del Vanni Sanna. Ora la squadra deve lottare per la salvezza dopo un’annata per me in linea con le aspettative e con le difficoltà dovute al salto di categoria. Sperò che i ragazzi diano tutto perché tenere la Lega Pro è fondamentale per il futuro del progetto. Si giocheranno una fetta enorme della salvezza contro il Gubbio che per me rappresenta un ricordo indelebile perché nel 2-0 del ’99 al Vanni Sanna (l’altra rete isolana di Chechi, ndr) mi sbloccai e da quella sfida iniziò forse davvero quel rapporto così forte”. 

A proposito di ricordi, che effetto fa vedere il tuo ex compagno Stefano Udassi come presidente? 

“Lo sento spesso Stefano, è un grande amico. Mi fa tantissimo piacere per lui perché è un ragazzo umile e competente e in Serie C servono persone che hanno passione e amore per il club che rappresentano. Gli auguro di togliersi ogni soddisfazione. Se mi aspettavo che un giorno sarebbe diventato presidente? Lui è sempre stato una persona precisa e intelligente, non me lo sarei aspettato ma non mi meraviglia assolutamente sia arrivato a ricoprire questa carica. Ha le qualità per fare questo compito”.

Da quanto non torni in Sardegna?

“Non sono mai tornato, purtroppo, da quando ho lasciato la Torres. Per un motivo o per l’altro non sono mai riuscito a venire nemmeno in vacanza. Ho parlato con tutti i compagni anche da poco per provare a fare una rimpatriata e in futuro voglio passare a Sassari per tornare a stare con la mia gente, mi manca”. 

La partita indelebile dei tuoi anni a Sassari?

“Per me il ricordo più bello per la cornice di pubblico e le emozioni provate è stato il 3-0 del Vanni Sanna sul Palermo. Al di là della mia partita (due le reti, ndr), eravamo in un periodo di forte entusiasmo e a sorpresa in piena lotta playoff. Però eravamo un gruppo incredibile e ci sono tanti ricordi, anche a Messina uscimmo tra gli applausi ma quella gara ai rosanero fu qualcosa di incredibile, loro erano pieni di calciatori che avevano fatto la Serie A e li surclassammo”. 

Domanda all’ex giocatore, ultime due giornate fondamentali dove ti giochi la Serie C conquistata dopo tanto tempo: come le deve vivere uno spogliatoio? 

“Serve prima di tutto una grande struttura societaria. I risultati e i traguardi non si ottengono per caso. Sono convinto che la Torres ora abbia un’ottima dirigenza e queste stagioni servono per strutturarsi e provare a fare sempre meglio. Poi i giocatori devono sentirsi parte di una stessa famiglia. Questa Torres ha un grosso vantaggio: ha un gruppo solido che è rimasto dalla scorsa stagione in Serie D. Vedo una squadra che ha un’ossatura, che è affiatata. E in più l’allenatore sa come gestirli e dal suo ritorno si è visto questo legame”. 

Qual è il calciatore dei tuoi anni a Sassari che ti stupì di più? 

“Facile dire Langella, aveva una marcia in più atleticamente rispetto a qualsiasi altro giocatore della Serie C dell’epoca. Nonostante non sempre si allenasse da purista (ride, ndr). Antonio aveva una forza fisica spaventosa e non a caso ha fatto una carriera importante tra Serie A e Nazionale. Poi aveva un grandissimo mancino, con un pizzico di mentalità in più avrebbe potuto ottenere anche di più nella sua carriera. Al di là di Langella però mi tengo stretti tutti i miei ex compagni perché eravamo un bel gruppo e credo che senza quella stramaledetta sconfitta ad Ascoli (2-1, maggio 2001, ndr) saremo andati in Serie B quell’anno”. 

Più o meno vent’anni dopo quanto vedi cambiata la Serie C?

“Il livello del calcio italiano si è abbassato. So che è una cosa che dicono in tanti ex calcatori ma non parlo solo a livello di qualità, il mio è un ragionamento sull’utilizzo dei giocatori. Negli anni Novanta e primi Duemila i migliori stranieri e i migliori italiani giocavano in Serie A, e quindi per quelli un po’ meno bravi c’erano la Serie B e la Serie C come campionati dove provare a emergere. Non è un caso che prima la terza serie era piena di giocatori italiani che per un motivo o per l’altro dopo aver fatto la massima serie giocavano anche in Serie C. Ora che in Serie A ci sono meno giocatori di primissimo livello sono di più quelli che hanno fatto il salto dalla B e dalla C a una categoria superiore, per questo vedo dei tornei di meno spessore. Non è un discorso di qualità ma economico, se in Serie A non attrai o non puoi attrare economicamente i più forti, perché tanto i giocatori vanno dove ci sono i soldi, a cascata tutti i livelli perdono in tecnica e spettacolarità”.

Roberto Pinna

 

 

 

TAG:  Serie C Torres
 
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