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Walter Zenga | Foto Luigi Canu

Zenga: “Cagliari, non porto rancore. Barella? Giulini mi disse…”

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“L’esperienza a Cagliari? Onestamente, ammetto che mi sarebbe piaciuto proseguire: avrei potuto costruire un qualcosa di speciale perché, personalmente, si trattava di una tappa importante per la carriera”. Parole pronunciate quest’oggi dall’ex tecnico rossoblù Walter Zenga nel corso di un un’intervista rilasciata ai colleghi della Gazzetta dello Sport. “Non fu semplice, considerando il lockdown e le tante partite giocate in soli 40 giorni: non ci fu il tempo di studiare a fondo la rosa, valutare i nostri talenti e lavorare in un certo modo. Tutto ciò mi ha un po’ penalizzato, ma tant’è: non porto rancore e guardo avanti”, ha proseguito l’allenatore, esonerato dal club di Tommaso Giulini al termine della scorsa stagione e sostituito poi da Eusebio Di Francesco in panchina.

La Serie A resta l’obiettivo?

“Certo, so che potrei essere ancora protagonista. Ci sono molti colleghi giovani, ma non conta l’età, bensì la mentalità, l’atteggiamento e le capacità. Bisogna sapersi adattare alle rose a disposizione: a Cagliari, per esempio, giocavamo con il 3-4-1-2, a Crotone con il 4-3-3. Un allenatore, prima di tutto, deve scegliere il miglior abito per i propri calciatori”.

C’è qualche rammarico?

“Parlo proprio del Cagliari: se potessi tornare indietro, forse farei un qualcosa di diverso. Tuttavia, a livello contrattuale, la situazione mi sembrava già delineata…”.

Da giramondo, esclude l’estero?

“Voglio tornare in A, anche se il mio cv ‘parla’ straniero: purtroppo ho avuto la sfortuna di trovarmi in 4-5 situazioni particolari, come alla Sampdoria. Nulla contro Montella, che prese il mio posto, ci mancherebbe, ma i risultati non cambiarono. A Venezia, discorso simile. È andata così, ciò che conta è pensare che ci sarà sempre un domani”.

Tanta Inter in Nazionale: una novità rispetto al passato.

“Inevitabile parlare di Bastoni e Barella. Pensi: volevo Alessandro quando ero al Crotone, purtroppo non se ne fece nulla. Su Nicolò, beh… che dire: ne parlai per la prima volta con Giulini nel 2014, quando era in Primavera e in Prima Squadra c’era Zeman. Il presidente, lo ricordo benissimo, mi disse: ‘Walter, questo ragazzo è veramente forte’. Direi che il tempo gli ha dato ragione. Un applauso a Conte, che è riuscito a valorizzare entrambi”.

Redazione

 
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