Tanto rumore per nulla. La partita tra Cagliari e Lecce mi è sembrata come certe scene di film americani con sparatorie infinite, proiettili da ogni parte, gente che scherza anche sotto tiro, vai a vedere dopo 10 minuti e non c’è neanche un morto, tuttalpiù un ferito di sghiscio, di quelle ferite che le curi da solo.
Oppure una scena di rissa al saloon, una scazzottata interminabile e alla fine non si vede un viso tumefatto, manco uno stuvione, solo bottiglie rotte di bourbon e sedie rovesciate. Loro almeno, o peggio, hanno preso due pali, ma in aereo non possono riportarseli. Encomiabili, ma stolti, perché si sono incaponiti. In certi casi è inutile prendere la mira, cercare il sette, l’angolino, il secondo palo, la Juventus, come sempre ce l’ha insegnato: mirate o voi che attaccate, al braccio attaccato al corpo di un difensore qualsiasi, non è facile, ma se ci riuscite un rigore ve lo danno, specie se non siete sospettati di provincialismo. Si è giocato a tutto campo, pochi fronzoli e profondità, cercata e negata. Le difese hanno ballato senza darlo a vedere e ho temuto solo che Farias, l’uomo di una partita su sette indovinasse proprio con noi quella giusta. Cragno sugli scudi sta facendo evaporare l’innamoramento per Olsen, che col coronavirus si trovava bene, perché lui non esce mai. Nandez è un forsennato, non indugia, è una fanfara dei bersaglieri, un sassarino in trincea, forse ha peccato proprio in uno dei suoi colpi migliori; il cross.
Radja si nota quando c’è e quando è assente. Ionita si nota solo quando c’è, proprio per la sua assenza. E ieri ha fatto una partita senza errori e anche un tentativo di tiro in curva, dove non rischiava di colpire qualcuno. Non ho capito quali compiti abbia Mattiello, che va sfruttato per l’agilità e la comparsa improvvisa negli spazi, lungo la linea laterale. Ragatzu ha mostrato buone propensioni. Utilizziamo questo finale per fare prove e avere conferme.
Nino Nonnis