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Ibba a lavoro nel suo atelier

Fabrizio Antonio Ibba, quando l’arte contemporanea va in atelier

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Passeggiando in zona Castello a Cagliari, in via Lamarmora al civico 54, si è incuriositi da una struttura dei primi anni del 1900, l’attenzione viene attirata subito dallo splendido dipinto posto sulla porta con vetrata. Impossibile non avvicinarsi per ammirarlo, e nel mentre si spia all’interno.

Ingresso dell'Atelier Ibba
Il portone dell’Atelier

L’atelier

Dall’esterno, si intravedono delle opere, e in lontananza un uomo, viso coperto dalla mascherina, capelli brizzolati, intento a utilizzare i suoi strumenti del mestiere: pennelli e colori. Si tratta dell’Atelier di Fabrizio Antonio Ibba, nato 54 anni fa a Etterbeek (Bruxelles), da genitori sardi, vivendo la sua infanzia tra il Belgio e l’entroterra sardo. La differenza dei luoghi in cui è vissuto, influenza la sua arte, che già da bambino lo travolge come un fiume in piena, “osservavo il mondo che mi circondava e fantasticavo”, dice l’artista sardo, immaginava anche solo nelle semplici azioni quotidiane che svolgeva sua nonna, delle favole.

La formazione

I suoi ricordi sono quelli di lui da bambino, dove immaginava di scrivere dei lunghi racconti, toccando i tasti di una vecchia macchina da scrivere, frasi senza senso, ma che lui utilizzava per rappresentarli con dei disegni. I protagonisti di queste storie e disegni erano regine, re, cavalieri e castelli. Conseguirà la maturità artistica a Cagliari, proseguendo il suo percorso di studi all’Istituto Europeo di Design, specializzandosi in Architettura d’Interni. Nell 1991, partecipa a 3XDESIGN a Cagliari, presentando le sue sette opere che daranno inizio alla sua carriera artistica. Inizia così Fabrizio, attraverso la realizzazione di scenografie, impreziosendo la sua formazione, e il suo lungo percorso di esposizioni che lo porterà a viaggiare. Il desiderio di uno scambio continuo con altre realtà, lo porterà ad organizzare eventi dove si parlerà di Sardegna, nella Penisola e non solo. “L’arte risulta essere il mezzo insostituibile nel connubio tra tradizione e modernità”, afferma Ibba, per questo motivo nella seconda metà degli anni ‘90 vive tra la Sardegna e Milano, realizzando oggetti di “design-artistico” con materiali naturali quali il sughero e l’olivastro, che rappresentano la terra sarda.

Regina

Tradizione e modernità

Si è soliti pensare alle tradizioni, o quando si studia la cultura sarda, a qualcosa di lontano, e quindi non vicino ai giorni nostri. Non è così per Fabrizio che, attraverso i suoi studi, riesce ad accostare la cultura sarda all’innovazione, rappresentando il tutto in numerose esposizioni delle sue opere. Fabrizio, durante i suoi viaggi ha potuto avere uno scambio con artisti e culture diverse, che attualmente continua a svolgere, e questo gli ha permesso di esprimere al meglio il concetto di tradizione e cultura, attraverso l’arte contemporanea. Legato alla sua terra, alle sue origini, fonte di orgoglio, vuole ricordare e valorizzare la cultura sarda, proponendola in una chiave del tutto moderna, vestita con abiti dei giorni nostri, ripercorrendo i cambiamenti che essa può aver percorso “(ri)adattandosi” al presente. Un modo per fare (ri)vivere a tutti, quelle tradizioni spesso dimenticate, sconosciute, spesso “abbandonate” a loro stesse, perdendo quasi l’importanza delle nostre origini e di quello che poi diventeranno nel futuro.

Le tecniche

Non solo la carta è lo strumento utilizzato da Fabrizio, ma anche l’acqua, la terra, il legno, per realizzare le sue opere, proprio per andare a scavare in quella cultura ben radicata in Sardegna, e mescolando questi elementi naturali, si realizza la completa armonia tra cultura e arte, tra colori e sfumature che ci spiegano come il cambiamento sia qualcosa del tutto naturale, qualcosa che accade senza nemmeno accorgerci. Questo è quello che si ammira nelle sue opere. In Atelier tra i dipinti, colpisce l’attenzione la rappresentazione di quel cavaliere, di quella regina che era nel mondo fantastico di Fabrizio da bambino, dimostrazione che l’artista ascolta la voce di quel bambino ma nel corpo di un adulto, o meglio, riportando ai giorni nostri quello che lui viveva negli anni Sessanta/Settanta.

laboratorio Ibba

Lavori

Le sue ultime esposizioni, nel 2020, sono state, “Flowers from Inner Garden”, a Therhan (Iran), e “Humanity’s Mirror” a Cagliari presso la Fondazione Giuseppe Siotto, rappresentando quanto più dell’arte contemporanea possa esprimere. Essa descrive e rappresenta la bellezza delle opere in chiave moderna, o meglio, riadattato ai nostri giorni.
Attraverso l’arte ci perdiamo per poi ritrovarci, abbiamo la possibilità di scavare nel nostro profondo, e probabilmente trovare la parte più intima di noi stessi, essendo a noi, ignara.

progetti recenti

Nuovi progetti

Attraverso colori, forme e ombre, riscoprire che è un buon inizio per lasciarsi andare e ascoltare le proprie emozioni.
Perché è attraverso l’arte che scopriamo e guardiamo la nostra anima, perché altro non è che uno specchio che ha bisogno di essere guardato più attentamente, non è riflesso solo il nostro viso, o a primo impatto potrebbero sfuggire quei dettagli che vediamo davanti a una specchio materiale. Quei dettagli che spesso non ci piacciono, quei dettagli che l’arte è in grado di riprodurre, rendendo visibile quello che spesso non riusciamo a vedere nemmeno quando ci guardiamo allo specchio e ci sembra tutto ovvio.
Sta già lavorando a nuove opere Fabrizio, ispirato alle radici sarde, fatto di simboli, di accostamenti alle nostre origini.
Nessuna anticipazione per quanto riguarda le prossime esposizioni, ma in Atelier, oltre ad ammirare le opere, è possibile avere maggiori informazioni in merito a questa nuova riscoperta artistica che ancora una volta, porterà a diretto contatto con le origini, con un legame così stretto, così viscerale con la nostra amata Sardegna.

Contatti:
Fabrizio Antonio Ibba
Studio d’arte in Via Lamarmora, 54 Cagliari
Tel:070.6492056
cell. 340.2388723
mail: [email protected]
Fb: Fabrizio Antonio Ibba
Ig: Fabrizio Antonio Ibba (fabrizioibba66)

il lavoro a mano

Silvia Cauli

TAG:  Cultura
 
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