Per la Torres è un inverno di pensieri, un po’ come accade da tanto (troppo) tempo. Il club rossoblù non esce mai dai suoi patemi. Quelli che arrivano dal campo, con un cammino a singhiozzo, e quelli che riguardano l’extra-terreno di gioco. Inutile negare come, dall’inizio dell’estate 2018, il dibattito attorno al pallone sassarese e al club torresino sia molto influenzato da quell’idea che avrebbe voluto gli imprenditori oggi a capo del Latte Dolce con le mani sul più prestigioso pacchetto rossoblù. Qualcosa più di una suggestione, a differenza del passato, viste le proposte concrete e gli scambi pubblici a distanza tra le parti, oltre a quelli privati e informali.
Mentre gli abboccamenti e le indiscrezioni si susseguono più o meno sotto traccia, in attesa di ripartire con il solito valzer a fine campionato, i numeri aiutano a fare una riflessione. La Torres, banale dirlo, ha una storia ben diversa da quella dei concittadini, luminosa realtà che nell’ultimo lustro è uscita dai confini del settore giovanile per diventare un fiore all’occhiello del calcio sardo. Ma l’occhio non può non cadere sul dato inerente gli spettatori delle ultime gare casalinghe delle due squadre. Il Latte Dolce, nella vittoria contro il Trastevere (preziosissima per la corsa al vertice degli uomini di Udassi), ha visto la tribuna centrale quasi gremita, con poco più di 500 paganti in aggiunta al resto del pubblico; circa 700 spettatori contro i circa 1000 di Torres-Avellino, match (vinto alla grande dai sardi) dal profumo di Serie C.
La discrepanza, dunque, è minima, se si considera la già citata enorme differenza di rango tra le due società. Una forbice che dunque va sempre più riducendosi, e che marca un salto significativo rispetto a quando, a livello numerico, il paragone non poteva sussistere. Frutto dei risultati odierni (Latte Dolce terzo, Torres quartultima nel girone G di Serie D) ma non solo. Sarebbe miope e superficiale spiegare tutto con una partita vinta in più o in meno. D’altronde la Torres ha abituato a ben altri numeri, anche in categorie inferiori.
Il cambio di abitudini del pubblico sassarese, posto che buona parte di chi va a vedere il Latte Dolce sia tifoso della Torres e non da oggi, risiede quindi anche in una speranza e una percezione del tempo che viviamo. L’auspicio, senza che nessuno si offenda, è quello di vedere presto un progetto ambizioso che possa dare un’altra dimensione al calcio cittadino, strutturando un sogno che il popolo non vuole più sia mera utopia. Che poi questo possa realizzarlo chi ci ha provato sei mesi fa o altri non è dato saperlo, e bisognerà aspettare l’evolversi dei prossimi giri di giostra.
Fabio Frongia