Leader a sorpresa, sfortunato ma non arreso, tuttavia molto deluso dalle risposte avute dal mondo del pallone, specialmente dopo l’emergenza coronavirus. In poche parole: Simone Milani. L’attaccante classe 1996 della Torres, protagonista con i rossoblù di una stagione al di sopra delle aspettative e chiusa con lo stop a causa del Covid-19 al terzo posto dai sassaresi, si è raccontato ai nostri microfoni. Un viaggio dentro la stagione con la Torres tra ricordi del suo arrivo, aneddoti, speranze per il futuro ma anche qualche rimpianto per la conclusione amara di un’avventura.
Simone, partiamo dall’inizio: perché la Torres?
“Mi parlò di Sassari un amico che ho in comune con il mister Mariotti. Mi disse che il tecnico mi voleva con sé in questo nuovo progetto. Io cercavo un rilancio dopo l’ennesima stagione sfortunata e decisi di accettare la sfida. Fu una delle scelte migliori mai fatte perché alla Torres si è creato un gruppo, una famiglia. Non vai oltre le aspettative se non stai bene con la testa. Ancora oggi ci sentiamo quotidianamente con tutti i ragazzi, è un momento complicato per tutti. Mi spiace tantissimo che questa avventura sia terminata così. A breve tornerò in Sardegna perché ho casa in affitto a Usini e dovrò andare a recuperare tutte le cose che ho lasciato lì. Ho lasciato tutto lì perché speravo di ripartire. Non ho mai smesso un giorno di allenarmi ma purtroppo è andata così”.
Punto e a capo, ma che stagione è stata? Come ve la siete raccontata voi da dentro?
“Lo abbiamo detto più volte, eravamo uno delle squadre più giovani e meno pagate della Serie D. La stagione è stata incredibile, ma questa squadra aveva un futuro chiaro davanti a sé. Poi ovvio che quando rompi un vaso non tornerà mai come prima. Sicuramente all’inizio, proprio perché eravamo un gruppo nuovo e giovane, non nascondo che un po’ di scetticismo c’era. Lo vedevamo da fuori e un po’ lo sentivamo anche noi. Poi, dalla prima partita, è scattato qualcosa tra di noi. In più l’allenatore è sempre stato con noi. L’unica cosa che spero è che, anche se il campionato è stato fermato questa pandemia, la gente non si dimentichi di quello che ha fatto la squadra. In molti mi hanno cercato sui social, perché hanno capito quello che abbiamo dato per la maglia. Per me sono cose importanti, io sono cresciuto nella curva della Lazio fin da ragazzo e ci tengo. Ieri ho mandato un pensiero al gruppo WhatsApp della squadra. Io non volevo finire così, volevo dare tutto fino alla fine del campionato. Detto questo, nelle ultime settimane ho visto tanta speranza in città e nella dirigenza in vista di un possibile ripescaggio. Spero che la gente capisca che questa speranza è anche frutto di un lavoro fatto. Se la Torres fosse stata ultima, quintultima o a metà classifica a quest’ora non ci sarebbe stato lo stesso clima”.
Il ricordo più bello di quest’anno a Sassari?
“Il derby di ritorno vinto con il Latte Dolce 1-0 in campionato. Abbiamo provato tutto l’anno a riportare entusiasmo in città e tifosi allo stadio. Quella partita è stata la ciliegina sulla torta. Un grande pubblico, una vittoria sofferta e una lunga festa. Una gara che ha dimostrato a tutti il nostro valore. Non so se saremo riusciti a riprendere la Turris, e mancava ancora lo scontro diretto da noi in casa, ma sono sicuro che ai playoff avremmo detto la nostra”.
Veniamo agli ultimi mesi: lo stop e la rottura con la società…
“Noi abbiamo ricevuto i rimborsi spesa da settembre a febbraio. E devo dire che il presidente Sechi è sempre stato puntuale e preciso. Dovrebbe essere la normalità e non un vanto, ma in questo mondo sappiamo bene che non sempre è la consuetudine. Dopo lo stop abbiamo continuato a sentirci con i ragazzi su WhatsApp e io ho deciso di farmi da portavoce con la società per il gruppo. Ho chiamato Sechi a inizio aprile, perché comunque vedevo che in Sardegna e in altri club di D avevano pagato sette mensilità e non sei. Una chiamata tranquilla, per capire come fare con il periodo di luglio e il mese di agosto, nel quale abbiamo lavorato anche se il nostro accordo parte da settembre. Lui nella chiamata mi disse che i pagamenti erano in regola come da accordo. Questo però perché lui ha iniziato a pagare a settembre. E un mese e mezzo siamo stati senza prendere un euro, pur lavorando a luglio e anche giocando ad agosto. Purtroppo questa vicenda nasce dal fatto che in Serie D c’è poca tutela per i giocatori. Il presidente ha detto che questa situazione è stata una delusione, ma anche per noi giocatori ritrovarci in questa diatriba, solo perché stavamo chiedendo delle mensilità dovute, è stato spiacevole. Specie perché si era creato davvero un clima da famiglia. Dopo quella chiamata con Sechi abbiamo provato a capire come fare per avere luglio e agosto, siamo andati a leggere dei rimborsi della Regione alle società per capire se potessero essere usati anche per i giocatori e poi abbiamo deciso di inviare quella lettera alla società. Dopo la lettera non ci siamo più sentiti. Da lì è nata tutta l’incomprensione ma noi volevamo solo capire cosa fare per avere quello che ci spetta”.
Ma in futuro avete intenzione di fare vertenza?
“Noi abbiamo sempre detto che vogliamo trovare un modo in famiglia di risolvere la questione, e nonostante siano passate settimane dove non abbiamo preso un euro, non abbiamo cambiato idea. E vi assicuro che per padri di famiglia come lo sono i giocatori di Serie D la situazione non è felice. La nostra volontà però è quella di sederci con il presidente, dato che fino al 30 giugno siamo calciatori della Torres, e trovare un punto di incontro. Chiaro, se poi fosse impossibile, ragioneremo tutti insieme su cosa fare. E ci tengo a sottolineare tutti insieme, perché abbiamo sempre agito così in questo periodo, sempre uniti. Non solo i giocatori ma anche lo staff tecnico. Vertenza per ora no, quindi, poi in futuro non lo so. Vorremo solo avere le mensilità dove abbiamo lavorato”.
Ecco a proposito di futuro, dove sarà Simone Milani l’anno prossimo?
“Ho ricevuto alcune chiamate e ho tanta voglia di tornare a giocare, anche per questo non ho mai smesso di allenarmi pur sapendo della non ripresa della stagione. Mi spiace che dall’alto stiano tardando così tanto a prendere delle decisioni concrete: finché non sapremo davvero il futuro di questa categoria, come quello della C o della B, sarà impossibile provare a capire cosa sarà di noi”.
Roberto Pinna