Chi ha guardato Cagliari-Roma ha visto sette gol ma, in maniera paradossale, per alcuni tratti della partita non si è divertito.
E non parliamo del risultato finale che sicuramente non renderà felici i tifosi rossoblù, ma dei tanti errori, specie difensivi, che hanno condizionato la gara, soprattutto quella dei sardi. Errori che confermano una volta ancora il momento confusionario della squadra di Maran.
Atteggiamento tattico
Maran aveva chiesto ai suoi ragazzi di metterci il cuore. E il Cagliari, almeno nelle intenzioni, ha giocato provando a dare il massimo. A mancare però è stata la testa. Aspetto che fa sempre la differenza. I rossoblù sono parsi confusi sin dall’inizio. Maran oltre a cambiare tanto, inserendo Olsen, Oliva e Paloschi per Cragno, Cigarini e Simeone, ha approcciato la gara con un 4-3-2-1 che in fase di non possesso a tratti diventava 4-4-2, con Nainggolan arretrato in mezzo. Per non dare punti di riferimento il tecnico sulla trequarti ha alternato per i primi 20 minuti Ionita con lo stesso Radja. Una mossa che però non ha pagato considerate le tante occasioni giallorosse. Nella ripresa il tecnico ha provato per i primi minuti ad arginare il gran lavoro sulle fasce della Roma impostando in fase di non possesso il 3-5-2. Il risultato però è stata tanta confusione con Rog prima largo a destra, poi Ionita e poi il gol del 3-1 della Roma. Da lì son saltati tutti gli schemi e Maran, forse un po’ in ritardo considerando il risultato e la situazione tattica in campo, ha deciso per il doppio cambio Simeone-Pereiro per Paloschi e Ionita. Con questa mossa il Cagliari si è schierato con un 4-2-3-1 della speranza, ma non è bastato. Insomma, i rossoblù hanno cambiato almeno quattro volte l’approccio alla sfida, ma in ogni situazione sono sembrati più confusi che duttili, e la sensazione è stata quella che per trovare davvero la svolta sia sempre mancato un passo in più da fare.
Incertezza sul futuro
Indecisione in campo che riflette anche la situazione fuori dal terreno di gioco. La piazza da settimane chiede l’esonero del tecnico. E la voce del popolo rossoblù si è fatta costantemente più alta nelle ultime gare in casa. Dopo la contestazione post Napoli è arrivata la “ramanzina” sotto la curva Nord a fine gara con la Roma. Al Cagliari serve una scossa positiva. In questi casi spesso le società scelgono un cambio di panchina ma anche qui l’indecisione resta tanta. Anche perché Maran, e il suo staff, hanno un contratto a lungo termine (2022) e soprattutto le alternative di un traghettatore fino a fine stagione nell’anno del Centenario sanno tanto di beffa per un club che ha investito parecchio in estate. Inoltre il Cagliari da tempo sta lavorando su un generale svecchiamento della rosa, su un progetto a lungo termine, su upgrade importanti allo stadio e al centro sportivo. Considerando questo scenario ai rossoblù conviene prendere un traghettatore di esperienza, fare punti per la sicurezza il prima possibile e poi lanciare qualche giovane in vista della prossima stagione? Oppure conviene rimanere sulla strada iniziale con Maran, che comunque resta il tecnico della splendida cavalcata del girone d’andata, e sperare la squadra si ritrovi mentalmente con una vittoria già a Ferrara? Alla società l’ardua sentenza.
Roberto Pinna