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Le Pagelle di Milan-Cagliari: Caprile da habemus portiere, Zortea non si ferma più

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I nostri giudizi sul Cagliari che ha pareggiato 1-1 a San Siro contro il Milan di Sergio Conceicao nella prima giornata del girone di ritorno della Serie A.

Caprile 8,5: per un tempo mostra sicurezza nel posizionamento, tranquillità ed evidente personalità senza doversi superare. Nella ripresa però sale in cattedra soprattutto su Pulisic, Abraham e all’ultimo su Theo ed è sfortunato sul gol. Assoluta la precisione nei lanci, assoluto il comando dell’area. Esordio in rossoblù non dei più semplici visto l’avversario, lascia immediatamente il dubbio su quanti punti avrebbe potuto avere in più il Cagliari con lui in porta da agosto.

Zappa 7,5: impressionante l’attenzione che mantiene per tutta la gara davanti a un giocatore come Leao. Lo segue praticamente ovunque, ne capisce intenzioni e velleità, lo cancella di fatto dalla partita. La maturità acquisita in questa stagione è evidente e cresce di settimana in settimana. Fondamentale.

Palomino 6,5: ricorda una vecchia gag di Guzzanti nell’imitazione di Prodi. “Un simbolo mi ha sempre ispirato, il semaforo. Tutte le macchine corrono, si agitano, si muovono e lui fermo, tranquillo, governa in mezzo alla strada, la situazione è sotto controllo, nessuno lo muove, immobile”. Generale, comandante, capitano, lo si chiami come si vuole, ma in sostanza non fa rimpiangere Mina. Unica pezza sul gol di Morata, potrebbe fare di più, ma il resto è perfezione assoluta.
Dal 77′ Wieteska 6: ha meno capacità di lettura delle palle scoperte rispetto al compagno, ma alla fine regge l’urto e porta a casa il pareggio pur se il fallo all’ultimo secondo è davvero un errore marchiano.

Luperto 7: come il compagno, con quel tocco in più di tempismo negli anticipi aerei su palle vaganti. Quando Nicola parla di migliorare la capacità di sentire il pericolo in arrivo sicuramente non si riferisce a lui che della lungimiranza difensiva ne ha fatto un marchio di fabbrica. Pulito, attento, elegante, preciso, totale, anche se la ciliegina l’avrebbe potuta mettere sul gol rossonero quando è leggermente distratto.

Obert 6,5: se Pulisic è Capitan America lo slovacco non ha bisogno di vestire i panni del cattivo per sconfiggere uno dei fantastici quattro rossoneri. Prestazione quasi perfetta, non molla di un centimetro e le poche volte che può cerca la monzata, testa alta, palla al piede e pericolo – per gli altri – in arrivo. È un 2002, sembra dieci anni più avanti per maturità e personalità. Peccato per la distrazione sul gol, ma può starci in 90 minuti ottimi.

Makoumbou 7: è la sua partita per tipologia e richieste. C’è da raffreddare senza avere paura di tenere il pallone e lui è lì. Bisogna coprire ampie porzioni di campo per tenere la squadra corta e lo trovi in ogni angolo del prato verde con intelligenza. C’è da far ripartire con pulizia di giocata e chi se non il congolese. Se poi non aggiunge l’ingenuità che ogni tanto scappa, beh, che gli si può dire?
Dall’81’ Marin SV: ingresso per mantenere il tasso tecnico e non lasciare completamente il centrocampo in mano al Milan, tocca i palloni giusti e lo fa bene.

Adopo 6,5: meno qualità del compagno, ma tanta quantità e voglia di fare avanti e indietro. Difetta a volte nel tocco che potrebbe aprire opportunità, ma gli si può perdonare qualche giocata sporca visto il lavoro che mette al servizio della squadra con corsa costante. Pistone della mediana per il motore al suo fianco, si conferma spalla perfetta nel centrocampo a due nonostante qualche ingenuità.

Zortea 8: la coppia con Zappa è forse l’aspetto migliore del Cagliari di Nicola. Contro il Milan i ricordi sono dolci e se alla Unipol Domus lo spazio per esultare era arrivato, a San Siro è serata di sacrificio e abnegazione. La sua prestazione è quasi commovente, annulla Theo e aiuta su Leao. Basta? No, perché ci ha preso gusto e pur se con la complicità di Maignan trova il secondo gol consecutivo, il quarto stagionale. Sempre sinonimo di punti, tra l’altro.

Viola 6: sufficienza di stima, ma la versione del dieci rossoblù è più vicina a quella di Firenze che a quella di Monza. Lo scorpione in apertura grida ancora vendetta, alcune imprecisioni in ripartenza rischiano di costare caro. Cresce con il passare del minuti, pur se lascia la sensazione che quando la fisicità degli avversari è elevata lui paga qualcosa. Però ci prova, gli va dato atto.
Dal 65′ Deiola 6,5: entra per alzare il muro in mediana, sorprende non tanto perché lo esegue alla perfezione, ma con la pulizia che aggiunge al suo solito lavoro. Di testa, poi, le prende tutte sui rinvii di Caprile che lo cercano. Insomma, cambio azzeccato.

Felici 7,5: mezz’ora da bambino alle prese con qualcosa di troppo più grande di lui, sarà San Siro che lo spaventa, sarà la fisicità degli avversari non ne prende mezza. Poi la scintilla, il fuoco si accende, Maignan gli toglie la gioia del gol e il Milan non lo vede mai. Il gol del pareggio è per metà suo, solita scorribanda sulla corsia e faccia tosta di incidere. Sta diventando irrinunciabile. Dall’81’ Augello SV: serve la sua intelligenza e costanza nel finale, le porta con la solita serenità.

Piccoli 7: non tira, non segna, non è quasi mai in area di rigore. Insomma, che attaccante è quello visto a San Siro? Come si può essere positivi sulla sua gara? Si può, si può. Perché da solo contro tutti lotta, sbatte, ragiona, prende palla e falli, gioca di sponda e apre spazi, fa di tutto e di può per il collettivo. Non era serata da centravanti, ma esce a testa alta e petto in fuori.

Nicola 7,5: squadra cortissima, personalità e, finalmente, un portiere a cui affidarsi a occhi chiusi. Ingredienti che portano un pareggio strameritato in una gara giocata con piglio e attenzione, quelli di chi deve lottare con il coltello tra i denti. Ma comunque senza disdegnare il calcio, perché in fondo il Cagliari provarci ci prova eccome e solo Maignan non gli regala il vantaggio. Un pizzico di fortuna che finora era mancata, ma anche tanta, tantissima preparazione e lettura. È la sua squadra, in tutto e per tutto. E con un attaccante da affiancare al titolarissimo ecco che la musica potrebbe cambiare. Se lo merita.

Matteo Zizola

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