Intervista con il Cavaliere dei Quattro Mori, che inizierà la stagione 2020 il prossimo 11 febbraio con il Giro di Colombia: una chiacchierata tra obiettivi, desideri e un pensiero per la sua amata Sardegna.
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Due stagioni senza alzare le braccia al cielo darebbero fastidio a qualunque ciclista professionista, figuriamoci a chi nel suo carniere vanta almeno una tappa vinta nei tre grandi giri, nonché la classifica finale della Vuelta del 2015. Fabio Aru, alla sua nona stagione professionistica, cerca riscatto per tornare a regalare (e regalarsi) quelle forti emozioni che hanno fatto appassionare e rinnamorare i suoi tanti tifosi in Sardegna. Lo abbiamo sentito a circa quindici giorni dalla partenza per la Colombia, dove inizierà la sua stagione prima col ritiro in altura e poi col Giro di Colombia, corsa sempre più apprezzata e battuta dai big del gruppo.
Come ha immaginato il suo 2020 Fabio Aru?
Spero che sia un anno sereno, dove potrò tornare a esprimere tutto il mio potenziale senza contrattempi o infortuni vari che me lo impediscano.
Come nasce la scelta di iniziare proprio dalla Colombia?
E’ stata una scelta valutata insieme allo staff tecnico della squadra: c’era questa possibilità e io l’ho sposata volentieri, visto che si riesce a unire un periodo di allenamento in altura con una corsa per lavorare anche sul ritmo gara.
Come è cambiata la sua vita da agonista da quando è diventato padre?
La vita da agonista non è cambiata in virtù dell’arrivo di Ginevra. Certo, il tempo libero è stato letteralmente sequestrato da mia figlia ma sono felicissimo sia così.
Dopo due anni difficili sono arrivate anche le prime critiche anche dai tifosi sardi. Quanta voglia c’è di rivalsa, anche per i tanti che l’hanno sostenuta nei momenti più grigi?
Ritengo che le critiche, quando sono costruttive e basate sulla conoscenza di fatti oggettivi, siano perfettamente legittime. Quando invece si critica così, giusto per criticare, mi prendo il “lusso” di non dare alcun peso ne prestare la minima attenzione. E mi dedico a lavorare sodo per dimostrare il mio valore.
Negli ultimi anni lo spazio per la Sardegna è sempre stato poco. Quanto le manca stare nella sua Villacidro con gli amici di una vita?
La Sardegna è nel mio DNA e ci sarà sempre. Ogni volta che posso, torno a casa dei miei genitori a Villacidro e non perdo occasione per vedere i miei amici storici. A volte mi manca tutto questo ma ormai sono passati diversi anni da quando sono andato via e sono troppo concentrato sul mio lavoro per farmi prendere dalla malinconia.
Quanto è difficile per un sardo emergere nel mondo professionistico della bicicletta? Cosa pensa del giovane Orlando Pitzanti?
Oggettivamente ci sono difficoltà logistiche da superare e credo che la mia storia da ragazzo ne sia una buona dimostrazione. Detto ciò, sono altrettanto convinto che bisogna credere in se stessi e portare avanti con determinazione i propri progetti. Pitzanti è molto giovane ma, mi dicono, molto forte: spero possa fare bene, mi farebbe molto piacere.
Anche il Giro di Sardegna dopo qualche anno sembrava vicino a una nuova vita, ma per ora tutto è rimasto bloccato. In futuro vorrebbe aiutare a far nascere o rinascere una competizione del genere?
Certo che mi piacerebbe! Ne ho parlato spesso in questi anni con diversi rappresentanti politici e imprenditoriali: non è facile farlo ripartire, ma farò del mio meglio per provare a rilanciare questa bella corsa.
Dinamo Sassari, Cagliari Calcio e Fabio Aru: negli ultimi anni lei, insieme alle due squadre di calcio e basket, è stato uno dei simboli delle sport sardo. Segue i loro progressi? È tifoso?
Si si, certo! A dire il vero seguo più il calcio che il basket ma i risultati vado sempre a controllarli e, naturalmente, sono contento quando fanno bene. Il Cagliari quest’anno è partito molto forte, ora sta vivendo non il miglior momento ma sono certo che riprenderà a fare bene. Forza Casteddu!
Alla UAE sono arrivati De la Cruz, Formolo, Dombrowski e il giovane McNulty, tutti uomini molto utili in salita: potenzialmente è la UAE più forte di sempre per i grandi giri?
Si, sono stati fatti investimenti importanti su atleti con ottime potenzialità in salita e per le corse a tappe: credo che, almeno sulla carta, si possa considerare una squadra dalle ottime potenzialità.
Nel mirino quest’anno ha messo la Liegi-Bastogne-Liegi, il campionato Tricolore e le olimpiadi di Tokyo 2020: si sente più pronto per le gare in linea rispetto agli anni passati? Può essere un po’ il futuro della sua carriera?
Nel mirino di quest’anno c’è lo stare bene e riuscire a esprimermi al meglio, senza intoppi. Una volta che avrò portato avanti tutto il programma di preparazione e ogni cosa sarà al suo posto, non mi porrò limitazioni a obiettivi o corse in linea: l’importante sarà stare bene!
In chiusura, qual è il bilancio del ritiro prestagionale? Sensazioni e clima?
Le sensazioni sono molto buone, il clima perfetto sia dal punto di vista meteorologico che di gruppo…direi che il primo ritiro è andato molto bene!
Roberto Pinna