Quando il piatto piange, la pancia parla. Situazione non troppo diversa da quella che sta attraversando il Cagliari di Fabio Pisacane, che tra alti e bassi è arrivato a Natale nella situazione che ci si poteva aspettare a inizio stagione: in piena lotta salvezza, con alcuni calciatori valorizzati, diversi punti lasciati per strada, qualche ottima prestazione e degli errori dai quali il gruppo e l’allenatore rossoblù stanno faticando a liberarsi. Un momento abbastanza prevedibile per un gruppo fatto di giovani e di scommesse, nella sua maggior parte, per uno spogliatoio sicuramente futuribile, ma in alcuni reparti modesto ancora per esperienza e qualità. Quello che colpisce di più di questi ultimi mesi di Serie A, con i rossoblù che nelle ultime 10 uscite hanno un rendimento da retrocessione per punti raccolti (7), peggio ha fatto solo la Fiorentina (6), sono le voci intorno alla squadra e i malumori, reali o presunti tali, che arrivano da Asseminello.
Situazione
Un continuo chiacchiericcio, girare di voci su quel calciatore scontento, su quella scelta non apprezzata o su quella decisione non condivisa, che sono la normalità nella quotidianità di ognuno di noi (che ci piaccia o meno), specie in un gruppo di lavoro quando aumentano le pressioni. Per il Cagliari però è un po’ un ritorno a un pericoloso passato. La gestione Claudio Ranieri, seguita in questo da quella di Davide Nicola (almeno in parte), aveva portato a meno chiacchiere, meno sussurri e meno spifferi. E non che la situazione di classifica negli ultimi due campionati di A sia stata diversa, anzi. Il rumore di pancia di un ambiente in un momento di difficoltà ha un peso che spesso lascia il tempo che trova, ma comunque è un segnale. Più un gruppo è unito, più tutti remano dalla stessa parte dentro una grande azienda come è una squadra di calcio, e meno voci di corridoio circolano. Anche perché alla lunga queste, vere o meno che siano, rischiano di destabilizzare. Specie uno spogliatoio fatto di tanti giovani o di calciatori in cerca di un rilancio.
I singoli
Può sembrare un dettaglio per chi ogni giorno deve allenare dei giocatori, ma saper leggere il contesto in cui si lavora è e sarà un esercizio di stile fondamentale per Pisacane, in una sfida ulteriore per un tecnico alla prima esperienza in una panchina tra i grandi. Lo strappo, evidente, con Sebastiano Luperto sicuramente non ha aiutato. La gestione di Yerry Mina, con lo stesso presidente Tommaso Giulini che la descrisse come una prova complessa prima del via della stagione, che spariglia alcuni piani. Poi l’utilizzo “particolare” di giocatori come Matteo Prati o Semih Kiliçsoy, solo per citarne due. Insomma, i dubbi ancora sono tanti e questo è un Cagliari, magari aiutato dal mercato, che ancora si deve fare, così come il suo allenatore che è alla ricerca di una costanza di rendimento e di carattere che la sua squadra ha mostrato in potenziale, ma che spesso è stata oscurata da errori e fragilità, sia individuali che di gruppo. La speranza è che la barra resti dritta dalle parti di Asseminello, senza che questo mal di pancia o quell’altro possano portare a uno strappo poi difficile da ricucire. La storia recente del Cagliari d’altronde dimostra che quando il chiacchiericcio ha preso il sopravvento la squadra non ha praticamente mai centrato l’obiettivo. Anche perché in una Serie A livellata verso il basso a fare la differenza, più di una bella giocata isolata, sono l’atteggiamento e la mentalità. Non è un caso che dopo il 2-2 contro il Pisa, forse per la prima volta in questa stagione, Pisacane non abbia usato grossi giri di parole nei confronti dei suoi. Definiti come ingenui e con lo spirito mostrato in campo descritto come inaccettabile per una squadra che vuole salvarsi. Sono messaggi che non arrivano a caso. Con l’augurio che Natale calmi la sete delle gole e il rumore delle pance, per un Cagliari che ha bisogno di una diversa testa per mantenere la categoria. E per farlo servirà anche chiudere in maniera ermetica qualche spiffero dalle parti di Asseminello.














