Bisogna essere sinceri: quando all’80’ di Fiorentina-Cagliari il risultato era ancora in bilico, fisso sull’1-0 firmato da Cataldi, il pensiero è stato: “Il pareggio può arrivare, come contro la Juventus”. Invece, diversamente da quanto capitato lo scorso 6 ottobre all’Allianz Stadium, in un Franchi versione cantiere-vergogna il gol rossoblù non è arrivato.
Risposta
Quasi a confermare come questa sia, fino a questo momento, la stagione dei toscani allenati da Raffaele Palladino, che nel giorno del ritorno in campo (in campionato) dopo quanto avvenuto a Edoardo Bove sono riusciti a portare a casa l’intera posta in palio nonostante una prestazione tutt’altro che perfetta. E, nonostante l’inelegante parere dello stesso ex Monza – “Nella ripresa abbiamo sbagliato tanto, più per demeriti nostri che per meriti del Cagliari”, ha detto il tecnico viola – grazie a quanto messo sul terreno di gioco da un Cagliari coriaceo ma, per l’ennesima volta, vittima dei suoi stessi limiti in zona gol. Tornare in Sardegna senza punti dopo una prestazione di spessore, specie nella ripresa, è un peccato per questo Cagliari. Davide Nicola lo sa bene: “Sono contento per la prestazione – ha detto il tecnico piemontese – ma rammaricato per non aver fatto un punto. Perché la situazione sul gol di Cataldi, che accettiamo come lettura arbitrale, è simile a quella che abbiamo avuto con Makoumbou, però noi non siamo riusciti a segnare. I numeri dicono che oggi il Cagliari ha fatto una grande partita, ma complimenti alla Fiorentina che ha vinto. Vorrà dire che alzeremo ancora l’ambizione per migliorare sui dettagli”. Dettagli, quella parola ripetuta più volte da Nicola nelle ultime settimane quasi come un mantra. I numeri dicono che i rossoblù hanno giocato alla pari rispetto a un avversario che pure ha colto l’ottava vittoria di fila e il decimo risultato utile consecutivo: i dati dei tiri (8 contro 8), degli xG (0,25 per i viola contro 0,80 del Cagliari), dei passaggi (429 contro 435 degli ospiti) e del possesso di palla (49 contro 51) dimostrano quanto la prestazione dei giocatori di Nicola sia stata di assoluto livello.
Ottimismo
In casa della terza forza della Serie A (31 punti, come l’Inter) Mina e compagni hanno confermato le buone impressioni destate nelle ultime settimane a livello difensivo così come quelle meno positive a livello realizzativo. Dice bene Luperto: “Abbiamo fatto un’ottima prestazione, potevamo fare meglio prima del gol subito perché siamo stati poco aggressivi”. Nessuno ha chiuso lo spazio all’ex centrocampista della Lazio, con Marin che arriva con un secondo di ritardo mentre in precedenza Makoumbou si era girato sulla finta di Adli. Forse l’unica vera distrazione dei rossoblù, pagata (come spesso capita) a prezzo carissimo. Perché se Cataldi ha saputo calciare il pallone in modo preciso e potente poco sotto l’incrocio dei pali, altrettanto non è riuscito al numero 29 di Nicola nell’azione che dopo 11 minuti avrebbe potuto indirizzare il match a favore del Cagliari. Invece prima il piede di De Gea, poi il tuffo di Ranieri hanno strozzato l’urlo in gola ai tifosi sardi. Così come nella ripresa in un paio di circostanze, quando ancora una volta precisione e cattiveria sottoporta non sono state alleate dei rossoblù. La solita e benedetta cura del dettaglio, insomma. Ma il bicchiere di Nicola dopo l’1-0 del Franchi è giustamente, secondo l’opinione di chi scrive, mezzo pieno. Perché ancora una volta il suo Cagliari ha dimostrato di essere in partita fino alla fine e di poter segnare il pareggio in ogni azione offensiva. I rossoblù hanno saputo reggere l’urto di una Fiorentina che ha puntato sul turnover in avanti, ma anche l’ingresso dei titolari non ha fatto ballare Mina e soci. Il colombiano ha vinto praticamente tutti i duelli aerei e ogni suo recupero del pallone era sottolineato dal brusio del pubblico gigliato, quasi stupito della solidità di un giocatore passato dalle parti del Franchi ma mai davvero capito e valorizzato. Buon per il Cagliari, con Nicola che si gode l’impatto del buon Yerry sia in fase difensiva che offensiva, come in occasione della succitata opportunità non sfruttata da Piccoli e Makoumbou.
Lacuna davanti
Sia chiaro, nonostante una prestazione da promuovere ampiamente nella sostanza, qualche aspetto che non ha funzionato c’è stato. Ancora una volta Marin non ha convinto in mediana, così come Viola non ha lasciato il segno alle spalle di Piccoli. Qualche errore di misura di troppo, oltre a letture non da lui in fase di ultimo passaggio. Meglio l’impatto di Gaetano, rispolverato a inizio ripresa: giusta attitudine in fase di sacrificio e nei tentativi di essere determinante negli ultimi venti metri, ma ancora una volta le scintilla non è arrivata. Tra le varie indicazioni date dalla trasferta fiorentina c’è la conferma di come il Cagliari abbia necessità di un rinforzo in avanti, in grado di giocare insieme al centravanti e pronto a far male anche a gara in corso. Una figura che fin qui è mancata ai rossoblù, ma gennaio si avvicina a grandi passi ed è facile ipotizzare che Nereo Bonato, direttore sportivo degli isolani, sia già al lavoro per trovare il giusto rinforzo per un reparto avanzato che finora si è retto quasi esclusivamente sulle spalle di Roberto Piccoli. Tutti discorsi però prematuri, perché sabato 14 dicembre a Cagliari sbarca l’Atalanta di Gianpiero Gasperini, “che tremare l’Italia fa”, modificando un vecchio slogan coniato per il Bologna di Arpad Weisz. La sfida di Firenze è stata l’antipasto di un dicembre di fuoco, ma la prima risposta data dal Cagliari è stata positiva: il match contro i bergamaschi sarà un altro test di grande spessore per continuare a valutare il percorso di crescita di una squadra che, tolte rare occasioni, finora ha sempre dimostrato di saper essere sul pezzo contro chiunque.
Francesco Aresu