Il legame tra Cagliari e Olbia ha ancora senso di esistere? E soprattutto qual è il ritorno per i rossoblù del rapporto privilegiato con i bianchi?
I più attenti risponderanno a questa domanda con le parole di Pierluigi Carta, nuovo responsabile delle giovanili del club di Giulini ed ex ds dell’Olbia: “Quest’anno porteremo Pinna e Biancu in ritiro”. Vero, ma comunque Simone e Roberto vanno a Pejo per essere valutati e non sono al momento centrali al progetto. Un po’ pochino per considerare virtuoso il ciclo di prestiti tra rossoblù e Olbia. E il discorso non cambia molto se ci guardiamo indietro agli anni precedenti, con una girandola di giocatori che quest’anno subirà inoltre una brusca frenata. In Lega Pro, infatti, è stato introdotto il limite massimo di 6 giocatori che possono arrivare, in prestito o con una cessione temporanea, da una squadra di Serie A o Serie B. Lo scopo è quello di far valorizzare, anche nel primo scalino dei professionisti, i vivai. Una limitazione che va in completa controtendenza con il progetto Olbia-Cagliari.
GLI EX PRIMAVERA A OLBIA – Per arginare in qualche modo il limite dei sei giocatori in arrivo dal Cagliari all’Olbia, considerando anche che i bianchi non vorrebbero bruciare tutti i prestiti solo per valorizzare giovani in arrivo dalla Primavera rossoblù, Carta e i suoi hanno pensato di mandare alcuni calciatori a titolo definitivo a Olbia, con la promessa di una recompra futura. L’attaccante Doratiotto ha firmato ieri un biennale con i bianchi, e dovrebbe seguirlo anche l’altra punta ex Primavera Verde. Più semplice dovrebbe essere invece per Lella e Lombardi arrivare in Lega Pro, con la formula del prestito. Non tutti i giovani rossoblù però hanno preso bene questa proposta di distacco dalla casa madre per poi eventualmente tornare in futuro. E paradossalmente, nonostante i tanti discorsi sul rapporto con il territorio, quelli più scottati da questa decisione sono proprio i ragazzi sardi cresciuti nel vivaio.
QUERELLE DAGA – Su tutti il portiere Daga che in poco più di un anno è passato da membro della prima squadra (ha un contratto fino al 2020) con speranza di fare da secondo/terzo in futuro a incomodo. Al ragazzo è stata proposta anche la risoluzione per poter andare a fare esperienza in Serie D e restare comunque in orbita Cagliari. Ma si tratta di un passaggio poco chiaro perché le promesse alle volte lasciano il tempo che trovano e un classe 2000, che fino a poco tempo fa dopo aver fatto la trafila nelle Under della Nazionale è arrivato fino all’esordio in U19, giustamente valuta come un passaggio indietro andare in Serie D. Anche perchè se facesse male o se si infortunasse gravemente la strada sarebbe ancora più in salita. La musica non cambia se parliamo del regista Ladinetti. Durante tutta la stagione per lui si sono spese belle parole e anche qualche paragone prematuro, e il ragazzo ha cullato la speranza di essere portato in ritiro. Aspetto di fatto impossibile visto che in rosa c’è Biancu, sempre 2000. Sempre che quest’ultimo, però, alla fine non vada in Serie B a fare ulteriore esperienza.
HA ANCORA SENSO LA PARTNERSHIP? – Con questo nuovo cambio nel regolamento pare evidente che avere un’unica società, o quasi, con la quale avere rapporti di valorizzazione dei giovani in Lega Pro non può più essere la giusta strada. Non ci guadagna il Cagliari, che comunque non ha avuto anche con altro regolamento un gran ritorno da Olbia, e non ci guadagnano i giocatori che non sono messi nelle condizioni di crescere. Una rete di accordi più variegata, specie in contesti diversi da quello di Olbia, potrebbe permettere una valorizzazione diversa dei Primavera e portare più velocemente ad avere giocatori pronti per la prima squadra. Poi parliamoci chiaro: il Cagliari è libero di fare ciò che vuole con i suoi giovani, specie se, come detto da Carta in conferenza stampa il giorno della sua presentazione, nessuno è ritenuto pronto per il gruppo di Maran. Però, poi, non si vada a raccontare la storia della Primavera rossoblù come modello per un playoff sfiorato. Canzi lo ha ripetuto più volte in stagione: “Lo scopo di una Primavera non è quello di vincere il campionato, ma di preparare ragazzi per la prima squadra”. E, numeri alla mano, su questo aspetto il Cagliari è ben lontano dall’essere un modello.
Roberto Pinna