Se non si può vincere meglio non perdere, un mantra ripetuto da Claudio Ranieri ogni qual volta il suo Cagliari ha portato a casa un pareggio dal suo ritorno in Sardegna. Esistono però partite nelle quali si possono raccogliere i tre punti, anche correndo il rischio di restare a mani vuote. Quella contro l’Empoli, sia sulla carta che alla prova dei fatti, si è dimostrata gara che si sarebbe potuta vincere e che si è conclusa con un meglio non perdere dal sapore della sconfitta.
Undici e cambi
Esistono due modi di interpretare novanta minuti che pesano più di altri, quelli di uno scontro salvezza fondamentale. Si può azzardare per cercare la vittoria dal valore doppio rischiando però una debacle, oppure si può tenere la guardia più alta per paura di regalare l’intera posta in palio a una diretta concorrente. Il Cagliari ha messo in campo contro l’Empoli la seconda tattica, salvo cambiare rotta nella ripresa fino all’ormai classico tentativo finale con tanti uomini offensivi buttati nella mischia. E sono proprio l’inizio e la fine della sfida contro i toscani di Andreazzoli a lasciare l’amaro in bocca. Una formazione iniziale che ha rinunciato alla spinta del centrocampo e a un maggiore tasso tecnico con il duo Deiola-Sulemana a supporto di Prati. Pavoletti e Lapadula di conseguenza cercati più con lanci lunghi che attraverso il gioco mente Viola è stato ben controllato da Maldini. Quarantacinque minuti che hanno mostrato limiti tecnici evidenti, lo 0-0 che ha portato le squadre negli spogliatoi esplicativo della paura e del livello della sfida della Unipol Domus. In mezzo l’ingresso di Luvumbo a inizio ripresa, il Cagliari che prende vita grazie al suo giocatore più estroso e imprevedibile, le classiche fiammate di foga e spinta del pubblico a dare nuova vita offensiva. E con l’Empoli a caccia del punto più che del colpaccio, dalla panchina nessun segnale per assecondare la chiara piega presa dalla gara. Ranieri ha così atteso il novantesimo per dare nuova linfa ai suoi, con tre cambi più uno che sono apparsi tardivi e non solo. Perché confusione e scelte precipitose non hanno premiato, il poco tempo a disposizione un ostacolo che non ha permesso ai vari Oristanio, Mancosu, Jankto e Petagna di entrare in partita pur al netto dell’occasione creata dall’ex Monza e salvata dall’ottimo Caprile.
Passi falsi
Si può fare di più, canzone sanremese che può essere il titolo del momento del Cagliari e di Ranieri. D’altronde le tre vittorie in 18 partite – nessuna contro le grandi, nessuna contro Salernitana, Hellas ed Empoli – sono già una sentenza senza appello. E l’unico punto ottenuto nel doppio scontro diretto contro Verona e toscani un altro elemento che non può che preoccupare. Non che sia tutto da buttare, perché tra rigore fallito da Viola, parate di Caprile su Pavoletti e Petagna e una porta finalmente inviolata il Cagliari avrebbe meritato qualcosa in più, ma evidentemente questi elementi non bastano. L’assenza di Makoumbou ha abbassato notevolmente il tasso tecnico, l’assenza di cinismo e del sapere portare dalla propria parte gli episodi una costante ormai nota. L’errore che i rossoblù non dovranno compiere è quello del “sarà per la prossima volta”, lo stesso in fondo commesso due stagioni or sono e che portò alla meritata retrocessione. Così come la società non potrà girare faccia e spalle a necessità di una rosa carente in alcuni aspetti e che il mercato di gennaio dovrà rinforzare alla voce qualità. Perché se è legittimo sottolineare l’impegno di tutti i come ha fatto Ranieri – oltre al valore della rosa a disposizione – è altrettanto legittimo chiedere uno sforzo per una salvezza necessaria: stona infatti lasciar intendere che possa bastare il sudore per essere soddisfatti a prescindere dal risultato finale, stona pensando ai 14 punti in 18 giornate senza aver ancora trovato una quadra né nelle scelte dei singoli né in quelle del gioco collettivo. Nulla è perduto, ma chi ha tempo non aspetti tempo. Nel dare una svolta reale e non momentanea, nel dare un’identità, nello scrollarsi di dosso le paure, nell’intervenire per regalare a Ranieri maggiori certezze e solidità tecniche. La gara del 6 gennaio a Lecce dirà se per il Cagliari arriverà il carbone della zona rossa o il dolce della vittoria. Giocare per arrivare a quota 17 pur con il rischio di restare fermi a 14 deve diventare l’obiettivo, perché puntare al punticino sposterebbe poco e il pericolo di tornare in Sardegna a mani vuote non sarebbe comunque scampato.
Matteo Zizola














