Il principale imputato del momento di crisi vissuto dai rossoblù è il tecnico trentino: ma davvero è tutta colpa sua?
Cagliari-Napoli, che ha sancito la decima partita consecutiva dei rossoblù senza vittorie in campionato, fa ancora discutere. Dopo la contestazione, iniziata in campo e proseguita fuori dagli spogliatoi della Sardegna Arena, il capro espiatorio indicato dai tifosi sembra essere uno e uno solo: Rolando Maran. La piazza nei bar e sui social spinge per l’esonero del tecnico. Ma basterebbe questa mossa per risollevare le sorti del Cagliari?
CLIMA DIFFICILE
Partiamo con un dato di fatto: al di là dei lunghi problemi affrontati dalla squadra, sul campo e fuori, da inizio dicembre ad oggi, il Cagliari è ancora in una posizione tale di classifica per poter chiudere la stagione in maniera molto importante. Sull’alta pressione piombata sulle spalle della squadra, forse, alcune responsabilità sono anche della piazza. La vicenda Pavoletti, senza voler rientrare nel merito, ha fatto emergere come nel mondo del calcio, e non solo a Cagliari, le manie di protagonismo e la spersonalizzazione data dall’universo dei social network possano creare storie ed eventi non veri e anche dannosi per un ambiente. Sia questo riferito a una squadra di calcio, a una singola persona o a un gruppo familiare. In più, altro elemento di analisi, la contestazione nella sconfitta contro il Napoli è arrivata quando ancora la partita si stava giocando sul risultato di 1-0. Forse, anzi molto probabilmente, il Cagliari avrebbe perso comunque, però da quando la squadra ha sentito il distacco totale del pubblico è praticamente uscita dal campo. Contestare è il sale dello sport e della vita, perché indica una forma di rinuncia al conformismo che va sempre lodata. Però nel caso specifico di domenica – dopo una settimana turbolenta – forse la squadra, almeno fino al triplice fischio, aveva necessità di un altro ambiente.
NODO ALLENATORE
Fatta questa premessa bisogna analizzare la situazione allenatore. Maran è in bilico, non solo per i commenti e gli umori della piazza, ma perché al di là delle frasi di circostanza la società ha investito tanto per questa stagione data la doppia ricorrenza, Centenario e 50esimo anno dallo scudetto, e si aspetterebbe delle tappe di avvicinamento a questo duplice anniversario sicuramente più serene. Partendo da questo concetto è scontato però che il club non vorrebbe macchiare la stagione, fin qui negativa negli ultimi mesi ma comunque ancora in saldo positivo e recuperabile, con un esonero. E i motivi sono diversi. Non solo per la “figura” a livello mediatico. In primis Giulini ha scommesso forte su Maran. Il tecnico trentino ha un contratto a lungo termine e una sua bocciatura ora vorrebbe dire maledire il progetto iniziato da tempo. In secondo luogo il Cagliari in caso di esonero dovrebbe gioco forza trovare un traghettatore fino al termine della stagione. Aspetto non semplice, anche perché trovare un allenatore disposto a mettersi in gioco solo per alcuni mesi senza un contratto di almeno un anno e mezzo è dura. E i rossoblù non potrebbero permettersi il contratto di Maran, più quello di un eventuale traghettatore e il terzo del tecnico 2020-2021 sul groppone.
SBLOCCO MENTALE
Il problema della squadra è mentale. Lo hanno detto gli addetti ai lavori, lo hanno detto i giocatori, lo ha detto lo stesso Maran. In questi casi il cambio di allenatore è un’arma a doppio taglio. A volte è la scintilla che fa ripartire lo spogliatoio, altre volte è la cenere che spegne ogni possibile e residua brace ardente. A guardare alcuni momenti di questo Cagliari, come la gara a Milano con l’Inter o la sfida in casa al Parma, si nota ancora una piccola fiammella pronta a ridestarsi in fiamma viva grazie a un episodio. In questo caso una vittoria. Detto questo, non converrebbe ancora per un po’ sperare che a riaccendere il fuoco sia l’allenatore che ha portato il gruppo al quarto posto, rispetto a un nuovo tecnico che verrebbe a Cagliari con la coscienza di avere solo pochi mesi a disposizione e che sfrutterebbe la scena, giustamente, solo per un rilancio personale? Alla gara con il Verona l’ardua sentenza.
Roberto Pinna