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Cagliari, con la Juventus una sconfitta che dà risposte nette tra campo e mercato

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Se vincere aiuta a vincere, cosa succede dopo una sconfitta con un punteggio di grandi proporzioni? Una domanda che troverà la risposta tra pochi giorni, quando il Cagliari uscito dalla Coppa Italia dopo il 4-0 patito dalla Juventus andrà a Venezia per uno scontro salvezza già fondamentale. Una partita che i rossoblù di Davide Nicola hanno giocato con personalità per un tempo, prima di mollare la presa dopo il secondo gol subito. Troppo poco per vedere il bicchiere mezzo pieno, troppo poco per avvicinarsi alla gara del Penzo con positività.

Categorie
“A calcio i giocatori non sono tutti uguali, l’ho ripetuto un miliardo e mezzo di volte. A calcio ci sono le categorie, ci sono la Lega Pro, i dilettanti, l’Eccellenza, la Promozione”. Un concetto caro a Massimiliano Allegri le cui parole dell’agosto 2022 spiegano perfettamente quanto accaduto ieri 17 dicembre a Torino. Un 4-0 che ha spazzato via, se anche ce ne fosse stato bisogno, la retorica cara a tanti allenatori del “sono tutti titolari”, spesso utilizzata per giustificare turnover e scelte volte a un utilizzo completo della rosa a disposizione. Perché, come ha dimostrato il Cagliari uscito di scena dalla Coppa Italia, le categorie esistono eccome, così come esistono gerarchie tra i calciatori di una stessa squadra. La scelta di Nicola per la sfida contro la Juventus è stata dunque quella di dare un’occasione a diversi elementi meno utilizzati, una decisione legittima e giustificata non solo dall’obiettivo primario della salvezza – con lo scontro diretto contro il Venezia alle porte – ma anche da altri fattori spiegati nel post partita dal tecnico piemontese e nel pre dal direttore sportivo Nereo Bonato. L’allenatore rossoblù ha infatti così commentato il KO contro i bianconeri e le scelte di formazione: “Non possiamo giocare con gli stessi undici per tutte le partite. Abbiamo la necessità di far crescere alcuni giocatori per poter contare su di loro anche in futuro perché ci serve tutta la rosa a disposizione per questo percorso”. Mentre il diesse aveva messo sul tavolo un altro tema: “Per gennaio stiamo facendo delle valutazioni interne su come intervenire, stiamo monitorando il mercato per capire quali profili potrebbero essere utili per andare a coprire quelle lacune della prima parte del campionato”. Due concetti collegati, come ha dimostrato la sconfitta contro la Juventus. Perché le prove generali di diverse seconde linee messe in atto da Nicola hanno dato risposte in alcuni casi già chiare dal percorso in Serie A, in altri ancora più evidenti guardando alla prestazione dei singoli nella gara di Torino.

Segnali
Azzardate o necessarie, eccessive o parte del gioco come lo schiaffo subito (Nicola dixit). Comunque la si voglia vedere, la decisione dell’allenatore rossoblù di testare alcuni elementi meno utilizzati non ha dato le risposte sperate. O, chissà, ha ribadito sensazioni che ora, grazie alla prova del campo, potranno portare a valutazioni concrete in sede di mercato di gennaio. Meglio tardi che mai, per quanto perdere per 4-0 non faccia mai bene e aver lasciato ancora una volta la Coppa Italia agli ottavi di finale non sia una cosa da derubricare con un’alzata di spalle. Il tema principale resta quello dell’attacco, o meglio della capacità del Cagliari di convertire in gol le occasioni create. Perché pur se la sconfitta è stata di dimensioni ampie, non si possono dimenticare inizio e fine della sfida contro la Juventus. Che dopo appena trenta secondi avrebbe potuto prendere una piega favorevole se Lapadula, ben servito da Zortea, avesse angolato la conclusione e non calciato centrale favorendo la parata di Di Gregorio. E che avrebbe almeno messo a tabellino il classico gol della bandiera se Prati non avesse fatto altrettanto in prossimità del novantesimo dopo un buon inserimento dentro l’area bianconera. Due situazioni quasi copia carbone di quanto visto prima a Firenze – Makoumbou – e poi contro l’Atalanta – Piccoli e Zortea – e che ribadiscono senza che ce ne fosse granché bisogno la priorità per gennaio. Quella di un attaccante che possa affiancare o far rifiatare Piccoli e quella di una squadra che possa trovare anche dai centrocampisti le reti che mancano. Cercando, magari, di analizzare la rosa nella sua interezza, con sacrifici dove appare maggiormente coperta per trovare chi possa essere integrato nel reparto avanzato. E qui si entra necessariamente nel trarre le dovute conclusioni dalla prestazione contro la Juventus che segue altre diverse, ma con criticità pressoché identiche.

Priorità
Il tema portiere è noto e la sconfitta di Coppa Italia non ha spostato le valutazioni già in corso. La difesa ha confermato la centralità di Mina e Luperto e sarebbe ingeneroso dare tutte le colpe a Wieteska e Palomino che difficilmente giocheranno nuovamente in coppia e che già in passato hanno dato risposte positive se schierati di fianco a uno dei titolari. Il vero nodo è tra centrocampo e attacco, non tanto perché la mediana abbia bisogno di correttivi in entrata, quanto perché proprio da questo reparto potrebbe arrivare la soluzione per quello offensivo. La prestazione di Prati va valutata nel contesto di un giocatore buttato nella mischia dopo settimane senza minutaggio, senza dimenticare età e necessità di valorizzarlo. Al contrario, con Makoumbou, Adopo e Deiola come opzioni, è la posizione di Marin che può diventare centrale in un discorso di benefici. Il romeno, il cui valore non è in discussione ma che poco si sposa con una mediana a due, potrebbe essere sacrificato sull’altare dell’abbondanza risolvendo di fatto due problemi. Aprire spazio a un maggiore utilizzo di Prati, patrimonio della società per l’oggi e soprattutto per il domani, e come profilo internazionale poter essere uomo mercato già da gennaio per raccogliere quella liquidità che possa permettere un investimento in attacco. Reparto nel quale resta chiara la criticità, quella di un Piccoli solo che non ha alle sue spalle giocatori che possano dare garanzie né tecniche né soprattutto fisiche. Lapadula ha mostrato anche a Torino un ottimo spirito, ma oltre alla voglia il resto è mancato ancora una volta, con l’apice del gol mancato in avvio. Per Pavoletti un altro ingresso in corsa, segno che per Nicola non può essere una soluzione dal primo minuto. Infine nemmeno uno spezzone per Kingstone, sul quale andrà presa una decisione netta per non fargli perdere un anno fondamentale nel percorso di crescita. La sfida quella di convincere l’italo-peruviano ad accettare proposte dalla B e per la società autoconvincersi verso una cessione che non porti un incasso, ma che almeno liberi le casse da un ingaggio tra i più pesanti della rosa. C’è poi la seconda sfida, quella di trovare un profilo che possa essere utile da subito e alzare l’asticella, tenendo ben presente che a livello economico un investimento a gennaio costa decisamente meno di una retrocessione a giugno. Sperando, infine, che i due numeri dieci a disposizione di Nicola riescano a sbloccarsi dal torpore. I segnali dati da Gaetano nel primo tempo sono rimasti negli spogliatoi nel secondo, Viola deve ancora tornare quell’elemento che sposta gli equilibri in corsa visto la passata stagione. Insomma, una gatta da pelare nota ma non per questo da posticipare oltremodo. Perché il gioco e le occasioni non mancano, ma senza efficacia e gol restano fine a loro stessi.

Matteo Zizola

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