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Cagliari-Cigarini, un finale di stagione amaro (che andava gestito meglio)

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Luca Cigarini, Walter Zenga e il Cagliari, ognuno responsabile nel bene e nel male della situazione che riguarda regista, tecnico e società rossoblù.

Trovare il colpevole unico per quella che appare la vicina fine di un rapporto iniziato nell’estate del 2017 sarebbe una forzatura, difficile schierarsi pro o contro uno dei singoli protagonisti: ciò che appare ormai evidente è che il destino di Cigarini da una parte e Zenga dall’altra sembra poter avere un futuro comune, loro così distanti in questi ultime settimane e pronti a lasciare molto probabilmente la Sardegna insieme a fine stagione.

Eppure il rapporto tra l’Uomo Ragno e il Ciga non era partito male, il numero 8 rossoblù titolare in occasione della gara di Verona complice anche l’assenza di Nainggolan, ma comunque prima alternativa in mezzo al campo al posto del Ninja alla prima di Zenga in panchina. Al Bentegodi, però, Cigarini ha risposto con un cartellino rosso, di fatto buttando dalla finestra i piani di rimonta di Zenga e riproponendo a grandi linee quanto successo nel finale della stagione 2017-2018 con Lopez in panchina: espulsione (Genova allora, Verona quest’anno) squalifica, esclusione dell’undici iniziale al suo ritorno, con l’unica differenza i pochi minuti, negativi, nella vittoria sul Torino prima dell’oblio mentre allora arrivarono quelli all’ultima giornata conditi da un assist contro l’Atalanta.

Cigarini ha assunto nella sua esperienza a Cagliari il ruolo della pedina imprescindibile a lungo, sia per suoi meriti che per mancanze fisiologiche della rosa. Nessun alter ego al suo primo anno, Barella a farne le veci durante l’infortunio che lo tenne fuori per due mesi patito durante la gara contro il Sassuolo, gli alti e bassi di Bradaric il secondo, anche se al regista croato sono state forse fatti pagare oltremodo alcuni errori di adattamento abbastanza comprensibili, infine Maran che nonostante un Oliva spesso positivo quando chiamato in causa difficilmente ha rinunciato al suo professore in cattedra al centro del campo.

73 presenze in Serie A con la maglia del Cagliari condite da 2 gol, peraltro decisivi per la salvezza della gestione Rastelli-Lopez, uno contro la Spal e la punizione importantissima di Crotone: ironia del destino, alla fine dei conti proprio quella rete fu uno dei fattori che condannò i calabresi allenati da Zenga alla retrocessione in Serie B.

L’attuale allenatore del Cagliari non solo ha messo da parte Cigarini, ma nelle ultime due partite lo ha tenuto fuori dai convocati o per scelta tecnica – versione ufficiale – o per uno screzio secondo quanto riportato dalla Gazzetta dello Sport: nel pre Sassuolo il riferimento neanche tanto nascosto nelle parole di elogio all’impegno in allenamento di Paloschi opposto a quello che mancherebbe da parte del Ciga.

Con una rosa ridotta all’osso forse ricucire lo strappo sarebbe stato doveroso, ma così non è stato e chissà cosa accadrà dopo i colloqui post partita del presidente Giulini a bordo campo prima con Cigarini poi con Zenga. Il resto è quanto fatto dalla società a fine giugno al momento del rinnovo del contratto, le ore concitate, le valigie pronte, il prolungamento bimestrale gratuito accettato da Cigarini sul filo di lana.
Da non dimenticare la vicenda Pavoletti tra gossip, leggende metropolitane e una conferenza per spiegare le dinamiche che hanno portato al secondo grave problema al ginocchio del compagno e amico: non è fantacalcio pensare che anche quell’episodio possa aver inciso sui problemi del Cagliari che hanno portato all’esonero di Maran prima e a questo finale di stagione poi.

In questa vicenda hanno perso un po’ tutti, Cigarini che lascerebbe la Sardegna a testa bassa e che ha le sue colpe, Zenga che ha alzato il muro al primo errore, la società che ha lasciato all’ultimo minuto la decisione sul rinnovo bimestrale: nel futuro di Cigarini ci dovrebbe essere il Monza, in quello di Zenga chissà, mentre per la società rossoblù si spera l’aver imparato da questa vicenda che, comunque la si pensi, sarebbe stato meglio evitare.

Matteo Zizola

 
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