“I ragazzi ci hanno messo il cuore, abbiamo dato tutto quello che avevamo”. Rispetto ai valori espressi dall’acronimo “C.u.o.r.e.” coniato da Davide Nicola nella conferenza stampa della vigilia di Torino-Cagliari, però, i rossoblù si sono certamente dimenticati qualche vocale.
Rivincita
La gara dell’Olimpico contro i granata di Paolo Vanoli è stata probabilmente la peggiore giocata fin qui da Pavoletti e compagni. Non la prima prestazione sbagliata, sia ben chiaro: Empoli, Udinese, Bologna e Venezia, considerando qualche attenuante in più nelle sfide a Napoli e Inter, alla luce del valore degli avversari. Però il 2-0 griffato dallo scozzese Adams ha fatto scattare nuovamente il campanello d’allarme in casa Cagliari. “Siamo stanchi”, ha detto ancora Nicola, per giustificare la prova negativa della sua squadra, incapace di pungere per tutti i 95 minuti. Evidentemente Vanoli ha imparato la lezione della gara d’andata, in cui i rossoblù erano stati capaci di rimontare l’1-2 dei piemontesi chiudendo 3-2 dopo una gara vibrante, spinti anche dal tifo incessante dell’Unipol Domus. Il tecnico granata ha blindato le fasce, togliendo spazio e campo a Zortea e Felici, raddoppiando l’intensità in marcatura e togliendo i riferimenti offensivi alla coppia Mina-Luperto, più abituata al duello fisico con avversari più strutturati rispetto alla sgusciante coppia formata da Adams e Vlasic. Chiuse le principali fonti di gioco rossoblù, ecco che la squadra di Nicola è diventata subito leggibile e, soprattutto, facilmente controllabile da Ricci e compagnia. Ovvero un Torino che ha fatto la sua buona partita, ma che ha fatto capire perché fin qui ha vinto una sola gara in più rispetto al Cagliari, tanto che Vanoli nel postpartita ha – saggiamente – rimandato al mittente la definizione di “partita della svolta”.
Continuità sconosciuta
Certo, sulla prestazione del Cagliari ha inciso la stanchezza dopo le ultime tre gare, in cui erano arrivati 7 punti. Ma la brutta prestazione di Torino non può essere ridotta solo a un problema di condizione. Anche perché proprio dopo le ultime tre prestazioni di sostanza era lecito attendersi un passo in avanti a livello di continuità. Invece, come ha sapientemente scritto Roberto Pinna nella sua analisi su queste pagine, Nicola e i suoi hanno mostrato di non essere ancora arrivati alla giusta solidità mentale per gestire questo genere di partite. E i cambi fatti nell’undici titolare dal tecnico sia per gestire meglio le energie che per premiare i tre protagonisti della riscossa contro il Lecce, ovvero Gaetano, Deiola e Marin, non hanno sortito l’effetto desiderato, anzi. L’impressione di una mediana troppo leggera si è avuta fin dalla lettura delle formazioni iniziali: a posteriori sarebbe fin troppo facile dire che contro Ricci e Tameze avrebbe fatto comodo da subito l’intesa tra Makoumbou e Adopo, ormai consolidata nelle ultime settimane. Specialmente in una gara che i rossoblù avrebbero potuto giocare di rimessa, lasciando il compito di gestire il pallone al Torino e sfruttarne i tanti limiti strutturali che, invece, anche per via di una prestazione scadente da legge degli ospiti, non si sono mai visti. E meno male che Caprile ha fatto capire, una volta, perché Nicola abbia insistito così tanto per averlo nuovamente alle sue dipendenze. Il portiere veronese ha provato a tenere vivo il match, ma neanche le sue parate sono servite se non a evitare la goleada.
Serata no
Il Cagliari è stato “tradito” dalla prestazione sottotono di alcuni suoi leader: Zappa, fresco di rinnovo, ha sofferto tremendamente la freschezza di Karamoh, mostrando forse per la prima volta di avere necessità di riposo dopo una prima parte di stagione vissuta a mille all’ora. Obert ha confermato le difficoltà vissute nel brutto primo tempo contro il Lecce, senza peraltro essere aiutato da un Felici in giornata no. Gaetano ha provato ad accendersi in qualche situazione, ma la ruvidezza di Maripán e Coco ne ha limitato l’azione. Stavolta neanche i cambi – addirittura quattro contemporaneamente – hanno prodotto la scossa sperata da Nicola che, come detto, davanti ai microfoni ha parlato di stanchezza fisica e mentale dei suoi giocatori. Torino-Cagliari rappresenta la classica gara da cancellare in fretta, come affermato da Luperto in sala stampa, con tre giorni di stacco per ricaricare le pile in vista della Lazio, prossimo avversario dei rossoblù lunedì 3 febbraio. Un incrocio sulla carta complicato, ma che potrà dire se la bruttura dell’Olimpico sia stata solo un inciampo, realmente dovuto alla stanchezza, oppure se anche in questo caso alla striscia di tre risultati utili di fila ne seguirà una di sconfitte. Un quadro che nessuno si augura, anche perché non ha senso utilizzare toni catastrofici dopo una gara sbagliata: a Nicola e ai suoi uomini – quello che ci sono ora e pure i futuri (eventuali) nuovi acquisti – il compito di reagire subito, a differenza di quanto accaduto in precedenza. Perché questo effetto yo-yo, proprio come nelle diete dimagranti, non fa bene a nessuno.
Francesco Aresu