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Lanfranco Barbanti ospite dello storico programma di Videolina "Sport Club"

Barbanti: “Liverani, stella del mio Cagliari. Ma poi…”

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Chiacchierata con il mister romano, oggi 80enne, alla guida del Cagliari Primavera nella stagione 1995-96, che vide i rossoblù alla ribalta in campionato e al Torneo di Viareggio.

Il nome di Lanfranco Barbanti a qualche tifoso del Cagliari potrà forse non dire nulla. Eppure il tecnico romano, che a gennaio compirà 81 anni, nella sua lunga carriera da allenatore è transitato anche dall’isola, sedendosi sulla panchina della Primavera nella stagione 1995-96. Un’annata per certi versi storica, dato che Barbanti portò i rossoblù nell’élite del calcio giovanile italiano. In campionato, il suo Cagliari Primavera arrivò terzo nella prima fase (nel girone C vinto dalla Fiorentina), poi secondo nel girone a 4 (dietro il Milan e davanti ad Avellino e Bologna), prima di uscire ai quarti di finale dei playoff contro la i viola di Chiarugi. Una vera e propria bestia nera quell’anno per i rossoblù, che superò anche la fase ai gironi del 48° Torneo di Viareggio, trovando l’eliminazione (dopo i rigori) agli ottavi contro la Fiorentina di Amoroso e Cristiano Zanetti. Era quello il Cagliari dei sardi Medda, Carrus, Picciau e Perra, oltre agli stranieri Maresca, Pieroni, Tribuna e la vera stella, Fabio Liverani. In quel torneo l’attuale allenatore del Lecce segnò 3 reti in 4 incontri, pareggiando il match contro il Padova (1-1) e firmando la doppietta decisiva nel 2-1 contro il Bayern Monaco. Ed è proprio da qui che inizia la nostra intervista con Barbanti, con un ritratto del suo vecchio pupillo.

Mister, partiamo subito da Liverani. Come lo vede ora in panchina?

Fabio con me ha giocato per sei anni, dai 13 ai 19. Come giocatore era molto bravo, lo conosco sin da ragazzino quando era alla scuola calcio della Romulea: da lì l’ho portato prima alla Lodigiani, poi a Palermo e infine a Cagliari. Non pensavo che avrebbe poi fatto l’allenatore, ho di recente visto alcune sue partite e mi stupisce che abbia creato qualcosa di positivo. Devo però confessare una cosa: quando l’ho chiamato al telefono per fargli i complimenti per la promozione in Serie A con il Lecce mi ha risposto, dicendomi che era impegnato e che mi avrebbe ricontattato. Ma questo non è mai successo, né mi ha più risposto. È stato un comportamento che mi ha deluso, dopo essere stato il suo allenatore per così tanti anni. Qualcosa di positivo il suo Lecce lo fa vedere in campo, però credo che sul piano umano debba imparare ancora. Sono comunque contento per lui, credo che qualcosa dal punto di vista tecnico qualcosa l’abbia imparata anche da me.

Fabio Liverani in una foto del 1996
Fabio Liverani in una foto del Guerin Sportivo 1996 (foto Nicola Adamu)

Qual è il suo ricordo del periodo a Cagliari? E il suo rapporto con Cellino?

A Cagliari sono stato un anno e ho fatto molto bene, portando con me qualche giocatore da Roma. Oltre a Liverani, per esempio Pieroni e il portiere Marco De Laurentis, che ora allena portieri in Sudamerica. Avevo costruito qualche giocatore, lungo la mia strada ne ho conosciuti tanti. Durante l’era Cellino, in quei primi anni di presidenza, il settore giovanile era un po’ in secondo piano rispetto alla prima squadra, era gestito soprattutto dai dirigenti. Però la nostra Primavera era seguita da tanti tifosi ogni domenica a Selargius, era una bella cosa.

La formazione del Cagliari Primavera allenato da Lanfranco Barbanti [foto StefanoMedda.altervista.org]
Com’è proseguita la sua carriera?

Dopo Cagliari ho continuato a girare l’Italia in panchina, poi per il Genoa ho fatto anche l’osservatore quando era dirigente Perinetti, ma da quando è andato via lui non ho più continuato a collaborare.

Lei è stato uno dei primi a vedere giocare Totti da ragazzo. 

Come no! Certo, ma se dovessi fare l’elenco di tutti quelli che poi hanno fatto la Serie A non la finiremmo più, dovrei andare a ricontrollare tutti i miei appunti (ride, ndr). Totti si vedeva subito che era un grande giocatore, l’ho visto poi anche durante gli anni del settore giovanile alla Roma. La mia soddisfazione è davvero quella di aver costruito tanti giocatori, anche a Cagliari: Maresca, per esempio, l’ho portato con me.

Il 2020 sarà l’anno del centenario del Cagliari: le farebbe piacere tornare per quest’occasione?

Certo che sì, assolutamente. Se la società del presidente Giulini mi invitasse, sarei molto felice di tornare nell’isola. Per me sarebbe un piacere, perché vorrebbe dire che il ricordo positivo è ancora vivo.

Roberto Pinna 

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