In vista della finalissima di Coppa Italia del 1 giugno tra Torres e Follonica Gavorrano che assegnerà il titolo del trofeo dedicato ai club di Serie D abbiamo fatto due chiacchiere con il capitano e centrocampista della squadra sassarese Daniele Bianchi. Ecco le sue emozioni alla vigilia della partita di Genzano (ore 17.30, diretta testuale, pagelle e ampio pre e post partita qui su Centotrentuno).
Daniele Bianchi, come arrivate a questa finale?
“Noi in questa annata abbiamo fatto, comprese anche la Coppa Italia, circa 40 partite però ai tempi del calcio di oggi un gruppo come il nostro deve reggere questa gara anche dopo tutti questi impegni. Il tour de force vero per me è alle spalle, con quelle cinque gare di campionato più la semifinale di Coppa che ci hanno spremuto, ma io non credo che in una finale il discorso fisico e atletico sia sempre in primo piano. Conterà, ma non sarà solo quello a fare la differenza. In più abbiamo avuto una settimana intera per preparare la partita, cosa che non accadeva da tempo, e ora stiamo bene. Ci presentiamo contro il Follonica Gavorrano con la giusta voglia”.
La spensieratezza del Follonica Gavorrano da una parte e la voglia di tornare protagonisti della Torres dall’altra, che finale ti aspetti?
“Io credo che anche loro non saranno spensierati in una finale e la testa sarà fondamentale in questo tipo di sfida. Sappiamo tutti quanto blasone porta questo trofeo, però dobbiamo viverla sempre come se fosse una semplice partita di calcio. Noi dobbiamo pensiamo a giocare e a farlo nella maniera più funzionale alle nostre caratteristiche. Inutile fare proclami, loro sono un ottimo organico, noi però siamo supportati da una grande tifoseria e da una piazza che ci ha seguito e supportato tutto l’anno. Abbiamo affrontato impegni importanti in stagione e siamo abituati a questo tipo di vigilie. Abbiamo la testa caricata al punto giusto, non con troppa foga ma con voglia di esprimerci ai nostri massimi livelli”.
La Coppa, spesso snobbata da alcuni club di vertice in D, è un obiettivo che voi vi siete prefissati da inizio anno, come mai?
“Secondo me la Coppa viene snobbata solo nei primi turni, perché a inizio stagione quando ancora non conosci bene la forza del tuo gruppo può essere un peso in più, ma più si va avanti, più la competizione diventa stimolante. Comunque noi abbiamo una rosa con grandissime qualità e alternative, che ci hanno aiutato ad arrivare fino in fondo sfruttando tutte le nostre potenzialità. Parliamo pur sempre di una Coppa, che a prescindere dai punteggi che può valere per un eventuale ripescaggio, va vista per quella che è: un trofeo, punto. Il resto lascia il tempo che trova”.
Da uno dei giocatori più esperti sarai chiamato a guidare anche psicologicamente i tuoi, cosa dirai al gruppo e come si affrontano questo tipo di gare?
“Non voglio fare retorica o usare finta modestia, in questo momento il nostro capitano resta Gigi Scotto (infortunato da alcune settimane ndr) e noi abbiamo tanti leader. Non ci sarò solo io come punto di riferimento. Io ho la fascia al braccio ma questo è un gruppo che ha dei valori importanti. Sono tanti i ragazzi che anche più di me danno il contributo allo spogliatoio, negli allenamenti della settimana fino al pre-gara, l’unica cosa su cui io voglio battere io invece è di goderci in maniera piena questa esperienza e di giocare a calcio. Se facciamo calcio sfruttiamo al massimo le nostre qualità, dobbiamo usare la testa. Io mi aggrappo alle qualità di questo gruppo che ha giocatori e uomini di grande abilità e che tengono alla crescita di questo progetto. Io sono al pari di tutti. Porto in esempio anche Edgar Cani, che ha tanta esperienza e nonostante alcuni guai fisici sa come giocare queste partite. Stiamo lavorando sul fattore mentale per questa finale, senza eccedere nelle pressioni. Ci teniamo a lasciare un risultato di prestigio, il campo ha detto che per la promozione diretta ancora non eravamo pronti, ma abbiamo ancora due obiettivi da giocare in questo finale di stagione”.
Da sassarese alla Torres, quanto varrebbe riportare un trofeo in Sardegna?
“Come giocatore io oggi ci sono e domani non ci sono, poter “lasciare la maglia in un posto migliore rispetto a come l’hai trovata” è un traguardo importante. E a questo si aggiunge il fattore emozione, sarebbe molto bello riportare la Coppa a casa chiaramente. Ma io sono abituato a ragionare su come arrivare agli obiettivi e non mi limito a sognarli. E sarà una finale molto mentale quella con il Follonica Gavorrano. Mi piacerebbe lasciare qualcosa. Ma non sottovalutiamo un avversario molto importante, prima di pensare alle emozioni ora penso a come vincere con la testa giusta”.
Si è concluso un campionato molto complesso, ti aspettavi tutte queste difficoltà per le sarde nel Girone G?
“Non mi aspettavo tutte queste difficoltà, sapevo che questo è un girone con tantissime insidie perché lo gioco da anni però non mi aspettavo che ci fosse tutta questa bagarre per la zona salvezza fino agli ultimissimi turni. Però più va avanti questo campionato e più trovi organizzazione, ogni club può mettere in difficoltà chiunque, non c’è più improvvisazione. E rispetto a 5-6 anni fa tutti preparano alla grande le partite. Mi dispiace molto per le sarde retrocesse, con un particolare dispiacere per il Latte Dolce dove sono stato per tanti anni. Ma vedo che nessuna delle retrocesse (al momento Lanusei e Latte Dolce, ndr) si è fatta prendere dallo sconforto ed è pronta a ripartire. Entrambe hanno grandi strutture, sono certo che hanno le carte in regola per ripartire con ancora più forza, magari sarà un passo indietro per farne due in avanti”.
Roberto Pinna