Il giovane centrocampista del Sassari calcio Latte Dolce Matteo Gadau ha parlato a oltre due mesi dall’ultimo allenamento svolto con la squadra biancoceleste.
“Aspettiamo tutti che chi di dovere prenda le decisioni in modo da capire quale sarà il destino della stagione, nostro e del pallone in generale- esordisce Gadau-. Tutti vogliamo ricominciare a vivere la nostra quotidianità, che per un calciatore è fatta di allenamenti e di sfide sul campo. Chiaro che è possibile si decida di stoppare i giochi, in quel caso ci guarderemo indietro rivivendo quanto fatto in questo campionato, cogliendo l’occasione per sorridere e crescere scorrendo i bei momenti vissuti e sfruttando invece quelli meno buoni per migliorare ancora. Le difficoltà fanno parte del gioco, sono parte dello sport sia esso praticato dal singolo o in gruppo. Qualora non si ripartisse si comincerà a programmare la prossima annata. Era fondamentale limitare il diffondersi del contagio, preservare la salute delle persone in primis di quelle più a rischio. Questa crisi ha toccato tutti a più livelli, tutti non vediamo l’ora di ripartire. Tutti abbiamo bisogno di ripartire, con responsabilità e in sicurezza. La quarantena? Ho cercato di viverla con la massima serenità, provando ad occupare le mie giornate. Ne ho approfittato per passare ancora più tempo con la mia famiglia che abita a Stintino, il posto dove sono nato e il posto che mi ha dato sostegno morale in questo periodo di ibernazione vitale. Sostegno avuto semplicemente aprendo le finestre del balcone di casa, respirando l’aria e guardando il mio tanto amato mare. Allenamenti, famiglia, studio e video chiamate con amici e parenti sono state le attività più frequenti. A riguardo credo che questo periodo abbia dato un forte impulso ai rapporti di amicizia, all’importanza da dare alle persone, quelle vicine e quelle meno vicine. Persone che nonostante tutto, anche a distanza e in modo virtuale, ci hanno fatto sentire la loro presenza. La mio giornata tipo passa dalle lezioni universitarie online la mattina agli allenamenti e tempo libero passato tra serie tv e videogame con gli amici fra pomeriggio e sera. Da lunedì 4 maggio poi sono consentite corse, passeggiate e attività motoria all’aperto. A due passi dal mare, mi sento fortunato”.
Ma non è di certo come scendere in campo con i compagni: “Del pallone mi manca il vivere lo spogliatoio, preparare i match, affrontare l’avversario e sentire le sensazioni della gara, divertirsi e lavorare con i compagni e lo staff, che diventano nel tempo la tua seconda famiglia. Il ricordo più vivido del calcio giocato? Ne ho tantissimi, si vivono di continuo momenti da incorniciare fra partite e allenamenti. È la quotidianità, il calcio è anche questo. Non riesco a trovarne uno solo, ma vorrei che c’è ne fossero tanti altri. Magari anche uno talmente bello da diventare un giorno il mio ricordo più bello. Come mi alleno? Sono riuscito a procurarmi qualche attrezzo, mi piace cambiare quotidianamente il piano di lavoro e testare esercizi nuovi. Mi sento spesso con i compagni di squadra, singolarmente o con le video call di gruppo. Siamo rimasti in contatto”.
Gadau traccia poi un bilancio: “La stagione del Sassari calcio Latte Dolce? Un’ottima stagione, affrontata tra alti e bassi ma cercando sempre di sviluppare e proporre le nostre idee di gioco. E poi l’impresa a Torre del Greco, quando ci siamo imposti sulla capolista Turris. Il finale di stagione avrebbe potuto confermarci ulteriormente. Il calcio dilettantistico? Credo che in Sardegna stia facendo grossi passi in avanti, valorizzando i giovani sardi e dando attenzione ai ragazzi dei Settori Giovanile, a partire dalla serie D – che con il dilettantismo condivide solo l’iniziale dato che le società la programmazione e il lavoro sono da professionisti – arrivando alle altre categorie. A parer mio dopo questa emergenza bisognerebbe ripartire puntando anche e soprattutto sui giovani del territorio. Quando il virus sarà solo un ricordo lontano, anche se credo ci vorrà ancora del tempo, immagino si tornerà alla normalità senza distanze e protezioni grazie ad un vaccino. Allora sì che avremo raggiunto l’obbiettivo comune: vincere la partita più importante. Una vittoria di tutti”.