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Funerali Riva | Mons. Baturi: “Corri di nuovo, caro Gigi e tendi le tue braccia al cielo”

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L’arcivescovo di Cagliari, Monsignor Giuseppe Baturi, ha celebrato la funzione funebre per l’ultimo saluto in quel della Basilica di Nostra Signora di Bonaria al mitico Gigi Riva. Durante l’omelia, Baturi si è anche soffermato sulla figura di Rombo di Tuono dal punto di vista sia sportivo che umano. Di seguito il testo integrale:

“Lo sport è come la vita, è arte, è disciplina, estro e fatica. Si compete sempre per conquistare qualcosa che fa bene a sé stessi ma dentro una passione condivisa e collettiva, qualcosa che non si può comprare ma solo meritare con umiltà. Lo sport è gioia, porta a dare il meglio di sé nell’educazione della mente e del corpo, nella perseveranza, nella lealtà, nel coraggio, nella collaborazione con gli altri e nell’amicizia. Lo sport è un dono del creatore perché aiuta a vivere in modo più bello, armonioso, equilibrato e forte. In questi giorni abbiamo celebrato tutto questo in Gigi Riva ma forse o soprattutto altro. Abbiamo ricordato i meriti dello sportivo e ammirato la grandezza dell’uomo, la sua generosità e riservatezza, quella profondità di amore e dolore, di passione e di malinconia mai gridata e si lasciava leggere con schiettezza ma mai possedere, che non si poteva né vendere né comprare. Non sorprende allora la presenza di tanti suoi ammiratori e amici e di questo popolo di Cagliari e di Sardegna, che è stato per lui una dimora accogliente lungo la vita, ha trovato in questo popolo una dimora bella, piena di calore e rispetto, di cui ha voluto condividere la bellezza e il cammino, le strade e l’odore del mare. Qui ha piantato la tenda della sua famiglia, ha cresciuto i suoi figli Mauro e Nicola, ha gioito per la nascita dei nipoti. Riva si è sentito parte di questo popolo e lo ha accolto come un figlio prediletto e che l’ha amato con devota ammirazione e rispetto, pieno di gratitudine. Adesso il cuore di Cagliari è qui, lo saluta e prega per lui il Signore che ama la vita. In questo momento la promessa di Gesù ci conforta: questa è la volontà di colui che mi ha mandato, che io non perda nulla di quello che mi ha dato ma che lo resusciti nell’ultimo giorno. Nulla si perde di quanto consegniamo nelle mani del risorto e questa consegna fiduciosa impone il senso del nostro radunarci oggi, per pregare e per fare memoria insieme. D’altra parte la liturgia che stiamo celebrando è la memoria viva della morte e della risurrezione di Cristo Gesù. Per i credenti la morte è un passaggio necessario, è la consegna totale al Dio della vita nel quale ogni abbraccio, ogni sete, secondo le parole di Gesù nel Vangelo, vengono soddisfatti in eterno, nella gioia di quel bene che non sappiamo definire in modo appropriato, che sappiamo esserci ed essere vero, che seguiamo indomiti con passione sempre inquieti e mai sazi. Risponde a verità, come ci dice il salmo, siamo polvere e i giorni passano presto. Ma nel nostro cuore c’è uno slancio di eternità che ci pungola, una fame di vita e verità, amore e felicità che gridano il per sempre che prima di essere di un’esigenza dell’uomo è un attributo di Dio. Come abbiamo sentito nel salmo tu sei sempre lo stesso, i tuoi anni non hanno fine, i figli dei tuoi servi avranno una dimora, la loro stirpe vivrà sicura alla tua presenza. L’eternità di Dio è la dimora, adeguata all’avviso del cuore dell’uomo, la dimora che cerchiamo e che troviamo nella fede, la presenza di Dio nella dimora in cui siamo amati è sempre rinnovata. Il cielo pasquale che sta accanto al corpo di Gigi Riva ha acceso la notte di Pasqua annuncia che le tenebre della notte sono state vinte dall’amore totale del figlio di Dio che, per salvarci, è divenuto figlio dell’uomo disceso nel buio della morte per aprire una speranza di vita eterna: io lo resusciterò nell’ultimo giorno. Nella nostra preghiera, o Signore, che nulla vada perduto. Molte sono le immagini di questi giorni la maggiore parte delle quali fissa la corsa, la bellezza e la forza del gesto. E poi, dopo la rovesciata di Vicenza o il sinistro di Città del Messico, quell’esultanza spontanea come tutti noi da bambini, a braccia alzate, guardando il cielo e correndo incontro all’abbraccio dei compagni. Corri di nuovo, caro Gigi, e tendi ancora quelle tue lunghe braccia al cielo, corri e guarda in alto. Noi preghiamo perché il Signore ti venga incontro, che ti abbracci e ti accolga in quella dimora dove potrai conoscere la verità e vivere l’amore senza ombra e senza fine. Dio sia la tua dimora per sempre insieme ai tuoi amati genitori e alla tua amata sorella Fausta, tutti i tuoi cari. Vivi nella pace”.

La Redazione

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