Rimangono vive la vertenza latte e le lotte dei pastori in tutte le sedi.
Venerdì 8 marzo l’accordo tra pastori e trasformatori del settore lattiero-caseario, sabato il comunicato dei pastori dopo qualche ora di riflessione in cui si erano espressi politici e vari organismi di rappresentanza. Lunedì è stata ancora la volta dei pastori, che hanno ribadito il proprio pensiero attraverso uno dei frontman della protesta, Gianuario Falchi.
Falchi, spiegando la portata dei risultati che secondo i pastori sono stati raggiunti con l’ultima protesta, aveva invocato il sostegno gratuito degli avvocati. Obiettivo: difendere molti pastori che sono stati denunciati. Intanto una raccolta fondi per le spese processuali è stata avviata, perché – scriveva Falchi – “essere uniti significa anche questo”.
E allora la prima a raccogliere ufficialmente la richiesta è l’associazione Libertade. Lo scorso 10 marzo è partita la procedura per la costituzione del soggetto giuridico che mira a operare “contro la repressione delle lotte politiche e sociali per l’autodeterminazione”. Organismo senza scopo di lucro, si definisce “apartitica e aconfessionale, e persegue esclusivamente finalità di solidarietà sociale in favore di tutte le persone che svolgano attività in Sardegna in favore dell’autodeterminazione dei popoli ed individuale, per i diritti civili, ambientali, culturali, sindacali e di tutti i lavoratori, siano esse appartenenti a gruppi politici organizzati, comitati di difesa del territorio o singoli, qualora le stesse siano destinatarie di provvedimenti dell’Autorità giudiziaria e/o di polizia limitativi della libertà personale o di qualsiasi altro diritto”.
Tra gli obiettivi – spiegano i portavoce Michele Zuddas e Giulia Lai – , quelli di “facilitare l’assistenza legale alle persone impegnate nelle predette lotte politiche e sociali, in ogni controversia giudiziaria o stragiudiziale contrastando, tra l’altro, ogni tentativo mediatico di criminalizzare le lotte e i movimenti in Sardegna, attraverso una corretta informazione e la sensibilizzazione rispetto alla tematica della repressione dell’attività politica”.
“Il primo intervento sarà – concludono – a favore di quei pastori che sono stati sfruttati per la campagna elettorale e ora invece vengono colpiti dalla scure della repressione a suon di avvisi di garanzia. A qualcuno passò inosservato ma, mentre da una parte si diceva di essere dalla parte dei pastori dall’altra si promettevano sanzioni senza sconti contro le lotte che venivano legittimamente portate avanti”.
I pastori parlano ormai da tempo di strumentalizzazioni e provocazioni, di “tentativi di dividerli al loro interno”, di “offese ormai per abitudine”. Una protesta – come affermano molti pastori – nella quale “fondamentali sono stati i social, i gruppi WhatsApp” per unire davvero tutta una categoria nell’intera isola, arrivando a farsi sentire oltre mare, “senza sigle o colori di appartenenza”.
La rabbia di Falchi arriva ovviamente dalle reazioni critiche rivolte all’operato suo e di coloro i quali lo hanno affiancato. “Mi viene da ridere – scrive – nel leggere chi mette in dubbio me, Nenneddu Sanna e Andrea Mulas; siamo partiti dalla richiesta di un euro più Iva e lì vogliamo arrivare, ma ci siamo dovuti fermare a 74 centesimi del costo di produzione, dopo uno stallo di tre tavoli che non portavano a niente. L’accordo non è una resa ma un punto di partenza”, assicura Falchi. “Il prezzo di 74 centesimi è il massimo che abbiamo potuto ottenere perché le banche legano il credito che danno alle coop al prezzo del romano e comunque è un prezzo in acconto che a novembre verrà conguagliato, sia coop che privato, evitando magari a qualcuno di chiedere caparre. Quando parlano i delusi voglio ricordare che non si può stare un anno a fare tavoli o a rompere i tavoli, che i risultati si vedono alla fine e non all’inizio. Stiamo cercando di cambiare il sistema, che è marcio, e abbiamo toccato poteri forti: di certo non sarà facile tenergli testa”.
La chiusura è per una certezza. “No alle deleghe, con quelle siamo arrivati a questo punto, bisogna rompere questo sistema che è quello che ci vuole dividere. Sarà un percorso lungo”.
Fabio Frongia
IL COMUNICATO INTEGRALE DELL’ASSOCIAZIONE LIBERTADE