Dopo otto anni dal suo arrivo in Sardegna, Alessio Cragno ha lasciato la porta del Cagliari e difenderà i pali del Monza. Un prestito con obbligo di riscatto in caso di salvezza, la Serie A ancora nel suo futuro e l’obiettivo di restare nel gruppo della Nazionale di Roberto Mancini sempre vivo. Il portiere di Fiesole ha rilasciato una lunga intervista alla Gazzetta dello Sport, tra passato rossoblù e futuro in Brianza della quale vi riportiamo un estratto.
L’addio
“Sono stati giorni non facili. A Cagliari mi sentivo a casa, è stata durissima. Ero e sono affezionato a quella piazza. Nella vita bisogna sempre ripartire, quando si cade bisogna rialzarsi. E la chiamata del Monza mi ha reso felice. L’impatto con la società di Berlusconi e Galliani è stato molto positivo, si vedono l’organizzazione e il livello elevato. Hanno fatto la storia del calcio e dello sport italiano”.
Futuro
“C’è proprio la spinta dell’energia positiva che si sente e che deriva dalla promozione. E questa energia deve essere la nostra forza per tutto l’anno. Lo stop per i Mondiali? Dovremo essere bravi a finire bene prima della sosta perché ci permetterà di lavorare serenamente in quelle settimane. Il decimo posto? È un bellissimo obiettivo, non sarà facile, avremo momenti complicati. Ma se pensassimo che solo perché abbiamo questa società sarà tutto dovuto, sbaglieremmo”.
La crescita
“Nessuno mi ha mai regalato niente. C’era sempre qualcosa che non andava in me, una volta i piedi, una volta l’altezza, una volta dicevano ‘sì è bravino, ma chissà’. Ho dimostrato di poterci stare in A e di meritare la Nazionale. Ho esordito con Zeman, persona simpaticissima. Era il 2014, Roma-Cagliari: dava la formazione due ore prima della partita, non ho fatto in tempo ad avere paura. I rigori parati a San Siro? Un po’ mi ero preparato, poi c’è stato molto istinto. Come succede in generale”.
La Redazione
