Il fascicolo aperto dalla Procura di Torino che ha portato alle dimissioni dell’intero cda della Juventus continua a riempirsi di sospetti e nuovi possibili scenari. Le indagini oltre alle cosiddette manovre stipendi e false fatturazioni, hanno messo al centro anche le false plusvalenze negli anni tra il 2018 e il 2020. Anni in cui le operazioni del club bianconero sarebbero finite su bilanci truccati, sfruttando anche la carte di accordi privati con altri club.
Il caso Cerri
Secondo quanto riportato dalla redazione web torinese del Corriere della Sera, i lavori degli inquirenti avrebbero messo sotto la propria lente di ingrandimento anche trattative che avrebbero previsto una “call di riscatto”, la possibilità cioè per la società bianconera di vedersi garantito il riacquisto di un calciatore ceduto in prestito con obbligo di riscatto. Una sorta di intesa privata tra le parti, certificate dalle cosiddette side letter, intese come documenti che non fanno parte del contratto principale firmato. Tra le operazioni esaminate ci sarebbe anche quella che aveva portato Alberto Cerri a Cagliari nel 2018. Un accordo che avrebbe fruttato una plusvalenza di 8 milioni alle casse della Vecchia Signora. Insieme all’obbligo di riscatto previsto dall’accordo tra le due società ci sarebbe però una mail del 12 luglio dello stesso anno che garantirebbe il ritorno di Cerri alla base. Un’intesa che, stando agli investigatori, non avrebbe dovuto far scrivere la plusvalenza a bilancio. Al momento, i dirigenti juventini non si vedono accusati di irregolarità legate a trattative concluse con il modus operandi seguito per l’ex attaccante rossoblù, ma gli sviluppi delle indagini potrebbero portare presto delle novità a riguardo.
La Redazione
