Guido Carboni parla così dopo Olbia-Albissola 1-1.
“In questo momento c’è delusione – dice l’allenatore dell’Olbia – perché è un peccato vanificare una prestazione dove non hai rischiato quasi nulla. Il campo è davvero pessimo, non si può giocare palla a terra. Ci sono problemi, inutile nascondersi dietro a un dito. Viene la paura di vincere, o di non vincere. Loro potevano trovare gol solo su un episodio, come poi è avvenuto. Nel calcio non puoi pensare di non concedere una palla sporca, un corner, un tiro da fuori. Quando puoi chiuderla devi farlo, paghiamo a caro prezzo, ma con i se e con i me non si va da nessuna parte. Prendiamoci questo brodino e andiamo avanti. Sono arrabbiato, ho avuto risposte importanti da quando sono a Olbia, ma manca sempre qualcosa”.
Ora arrivano la sosta e il calciomercato. “Dobbiamo pensare a come correggere questa squadra”, taglia corto Carboni. Tra le delusioni anche Ragatzu e Ceter. “Non parlo di singoli, tutti ci tengono al massimo e danno tutto. Arrivo sempre al 70′ in cui dovrei fare 4-5 o 6 cambi per stanchezza fisica e nervosa. Siamo sempre stati vivi, a parte Novara che è una giornata che non ho capito. Buttiamo via punti qua e là, le prestazioni dicono altro ma conta la classifica. Dobbiamo rimanere aggrappati al treno salvezza, prepariamo bene la sosta capendo cosa si può fare a livello tattico, sui calci piazzati (aspetto che non ho potuto curare al meglio), e sul mercato”.
Nessuna specifica sul mercato. “Mi confronto sempre col presidente e col direttore sportivo, se siamo in questa situazione, se abbiamo vinto solo 3 partite, qualcosa da fare c’è. Non è facile trovare qualcosa a gennaio. L’importante è che chi viene a Olbia capisca che qui si può iniziare una carriera, oppure – per chi è più esperto – si può fare calcio in un ambiente sano. Chi viene solo di passaggio difficilmente trova le motivazioni giuste”.
Si sente a rischio? “Non lo so, non è una domanda che mi interessa. Voglio dare il massimo, do sempre il massimo, sono convinto di quello che posso fare. Se poi questo non basta è un problema degli altri, non mio. Io ho accettato prendendomi una patata bollente, non sono venuto in una squadra in salute. Nella mia gestione abbiamo sbagliato solo una partita, il primo critico di me stesso sono io. Non è un problema di carriera o contratto, io sono molto motivato e faccio il massimo. Poi decideranno altri. Sono convinto che tirerò fuori questa squadra”.
Nel finale è passato al 4-4-2: “Avevo tanti giocatori stanchi, in primis i tre davanti, dovevo decidere chi togliere. Ogunseye non può fare pentole e coperchi, Biancu aveva fatto bene ma non tamponava più, così ho cercato di cambiare qualcosa per rimanere alti. Nel finale dovevamo ragionare meglio, addormentare la partita e fronteggiare le palle lunghe. Nei calci piazzati si rischia sempre, e se prendi sempre gol con qualsiasi difesa significa che è un problema di determinazione”.
dall’inviato Fabio Frongia